Data protection

Data protection, consumatori scrivono alla Ue: ‘Dati raccolti nel settore auto in balia di produttori e Big tech’

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Lettera del Beuc, l'associazione europea dei consumatori, alla Commissione Ue: 'Serve un rapido intervento per regolare la raccolta indiscriminata di dati degli utenti nel settore auto'.

Il BEUC, l’associazione europea dei consumatori, ha scritto una lettera aperta alla Commissione Ue per proteggere i dati prodotti nel settore auto. Un nuovo fronte caldo della data protection, contro lo sfruttamento incontrollato dei dati raccolti in auto. 

Lettera aperta dei consumatori europei alla Commissione Ue per intervenire al più presto e in maniera decisa in difesa dei dati degli utenti raccolti in auto. Questo l’appello lanciato dal BEUC (The European Consumer Organisation) e indirizzato al commissario del Mercato Interno Thierry Breton e alla vicepresidente esecutiva e commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.

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Dati prodotti in auto, mancano le regole privacy

“Finora la Commissione non ha avanzato una proposta in merito. Ciò nonostante i numerosi annunci, in particolare nella Strategia europea per i dati e nella Strategia per la mobilità sostenibile e intelligente, di rivedere il cosiddetto “Regolamento sull’omologazione” nel 2021 – si legge nella lettera – Nel luglio 2021, abbiamo condiviso le nostre preoccupazioni insieme alla FIA in una lettera a gabinetto suo e del commissario Breton. La Commissione sembrava quindi aver iniziato i lavori preparatori presentando i tanto attesi risultati dello studio TRL sull’accesso all’interno dei veicoli, durante un seminario organizzato nel settembre 2021. Il rappresentante della Commissione ha anche menzionato una tempistica che punta verso la pubblicazione di una proposta legislativa all’inizio del 2022”.

Scarica la lettera del Beuc

Lock in per i consumatori

Tuttavia, ad oggi, lamentano i consumatori, non sono state pubblicate né una consultazione pubblica né la valutazione d’impatto di una proposta legislativa, nonostante i segnali promettenti della Commissione negli ultimi anni. “Questo ritardo nella proposta di un regolamento di settore è particolarmente dannoso per i consumatori: vedono nella propria auto condividere una quantità crescente di dati senza alcun controllo su di essa e sono rinchiusi (locked in ndr) nei sistemi di comunicazione senza alcuna possibilità di compiere scelte alternative e consapevoli – si legge – Ulteriori ritardi nell’adozione di provvedimenti legislativi non faranno altro che aprire la porta a ulteriori abusi da parte delle case automobilistiche o delle aziende tecnologiche. In effetti, le case automobilistiche non agiscono semplicemente come guardiani (gatekeepers ndr) dell’accesso e dell’utilizzo dei dati dei consumatori. L’emergere di piattaforme applicative e il crescente coinvolgimento dei giganti della tecnologia pongono serie preoccupazioni su come verranno utilizzati questi dati”.

Dati rischiano di finire in mano alle Big Tech

“Di recente, Stellantis (Citroën, Opel, Peugeot, Fiat…) ha concluso un accordo con Amazon per dotare i suoi veicoli di piattaforme software-defined e utilizzare i servizi cloud di Amazon per archiviare i dati. Tutto ciò che accadrà dentro e fuori l’auto (intrattenimento, servizi di pagamento, sistema di navigazione, ma anche connessione con lo smartphone del consumatore e dispositivi home connected) sarà controllato da Amazon, in quello che sembra uno scenario distopico dei dati”, prosegue la missiva.

Una cattiva notizia per la privacy dei consumatori, aggiunge il BEUC, ma anche per la struttura concorrenziale non soltanto del mercato automobilistico, ma anche di altri mercati collegati come i trasporti e la logistica, “dove Amazon potrebbe utilizzare i dati raccolti per rafforzare il suo potere di mercato in diversi mercati dove è attiva”.

“Un non intervento della Commissione Europea significherebbe semplicemente che le case automobilistiche o le aziende tecnologiche avranno il sopravvento nella scelta di quali dati possono essere condivisi, a quali condizioni, con una chiara mancanza di standardizzazione e controllo dei consumatori”, chiude la missiva.