Giornata UE

Data Privacy Day 2022. Jourová – Reynders (UE): “I dati protetti sono utili al bene pubblico”

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Oggi è la Giornata europeo della protezione dei dati personali. I Commissari Jourova e Reynders ricordano quanto sia importante migliorare il controllo sui nostri dati, così da renderli disponibili per il bene pubblico.

28 gennaio, in Europa si celebra il Data Privacy Day

In occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali, che si celebra in tutti i Paesi membri dell’Unione il 28 gennaio, l’Eurostat ha diffuso i risultati di una nuova indagine relativa alla gestione delle informazioni personali online da parte dei cittadini che utilizzano internet.

Più del 53% degli intervistati ha dichiarato di rifiutare il consenso all’uso dei propri dati personali a scopi pubblicitari e commerciali, il 48% degli utenti ha risposto di non accettare mai la geolocalizzazione, il 40% ha limitato la possibilità di accedere a profili e contenuti social.

Solo il 36%, però, ha verificato che il sito a cui ha fornito i propri dati fosse sicuro, mentre il 39% ha letto davvero e fino in fondo l’informativa sulla privacy a cui siamo chiamati a dare il consenso ogni volta che visitiamo un sito web.

Dati non proprio confortanti, al massimo ci lasciano il dubbio del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma una cosa è evidente: nonostante si parli sempre dell’importanza della privacy, della tutela dei dati personali e delle informazioni più sensibili, rimane il dubbio se veramente si sia o meno compreso il significato di frasi ad effetto (ma quanto mai vere) del tipo: “i dati sono l’oro del nuovo millennio”.

In Europa l’unico trattato internazionale sulla tutela della privacy

Sempre in occasione della Giornata della protezione dei dati personali, a Bruxelles si sono voluti anche celebrare i tanti progressi compiuti dall’Unione europea grazie alla ratifica della “Convenzione 108” del Consiglio d’Europa, che ad oggi rimane l’unico trattato internazionale sulla tutela della privacy.

Il regolamento generale sulla protezione dei dati è diventato una pietra angolare della nostra politica digitale, sulla quale stiamo costruendo altre iniziative nell’ambito della strategia digitale europea. Il trattamento dei dati personali dovrebbe essere concepito per servire la società e rispettare i diritti delle persone”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, e Didier Reynders, Commissario per la Giustizi.

“Iniziative quali l’imminente legge sui dati o l’atto sulla governance dei dati contribuiscono a istituire un quadro più chiaro ed equo per l’accesso ai dati e il loro uso, in modo tale da offrire alle imprese e alle persone in Europa un controllo migliore sui loro dati e rendere un maggior numero di dati disponibili all’uso, anche per il bene pubblico”, hanno aggiunto i due Commissari europei.

Giovani italiani ignorano i rischi che si corrono non proteggendo i propri dati

In Italia, il Garante per la protezione dei dati personali ha organizzato per oggi un evento dal titolo “Visibili o sorvegliati? La vita nella Rete, dedicato a diversi temi sensibili come i social network, il revenge porn, il cyberbullismo.

Secondo i primi dati diffusi dal Garante relativi ad una ricerca effettuata attraverso un questionario compilato da 2600 ragazzi tra gli 11 e i 24 anni, nel nostro Paese due giovani su tre sono iscritti a social network prima dell’età consentita dalla piattaforma, mentre sempre due su tre non leggono l’informativa sulla privacy quando si iscrivono a un nuovo servizio online o accedono a una nuova app accettandone le condizioni d’uso.

Il 43% dei minori ignora i diritti che la normativa gli riconosce per difendersi dal cyberbullismo, mentre il 64% degli over 18 sembra più preparato, secondo quanto riportato dal Garante.

Nonostante questo, i giovani sono interessati alla difesa della privacy, soprattutto di quella online: 9 studenti su 10 giudicano favorevolmente l’eventuale organizzazione di incontri su questi temi sin dall’età scolastica, magari da svolgere in classe; per il 54% sarebbe un’attività fondamentale, per il 34% come minimo utile.