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Dadone: ‘Telecamere contro i furbetti del cartellino nella PA. No alle impronte digitali’

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No alle impronte digitali, sì alla videosorveglianza nella pubblica amministrazione per contrastare e scoprire gli assenteisti. Lo prevede un pacchetto di proposte alla legge di Bilancio, messo a punto dalla ministra della Pa, Fabiana Dadone.

La videosorveglianza sarà utilizzata come deterrente e per scoprire gli eventuali ‘furbetti del cartellino’. No alle impronte digitali, visti anche i rilievi del Garante della privacy: questo genera un risparmio stimato di 20 milioni di euro”, ha spiegato la ministra della pubblica amministrazione.

Telecamere nei luoghi di lavoro, la sentenza della corte europea dei Diritti umani

La decisione del ministero di inserire la videosorveglianza anti-furbetti della Pa arriva 5 giorni dopo la sentenza della corte europea dei Diritti umani che si è pronunciata sul ricorso di 5 dipendenti di una catena spagnola di supermercati contro l’installazione di telecamere nascoste da parte del datore di lavoro. La Grand Chamber della Corte di Strasburgo ha stabilito che non c’è stata violazione dei loro diritti alla privacy.  

I cinque ricorrenti avevano in particolare sostenuto che non erano stata preinformati del fatto che ci fossero le telecamere. E la Corte ha stabilito che “c’era una chiara giustificazione per tale misura a causa del fatto che c’era un sospetto ragionevole di comportamenti scorretti”.

Qualora le telecamere dovessero essere installate anche negli uffici pubblici, come prevede la proposta della ministra, dovranno essere non nascoste, ma installate secondo l’attuale normativa sulla protezione dei dati personali. Ma non basta.

Telecamere nei luoghi di lavoro, il parare del Garante privacy

“Il requisito essenziale perché i controlli sul lavoro, anche quelli difensivi, siano legittimi”, ha sottolineato Antonello Soro, Garante privacy, nel commentare la sentenza della corte europea dei Diritti umani,resta dunque, per la Corte, la loro rigorosa proporzionalità e non eccedenza: capisaldi della disciplina di protezione dati la cui ‘funzione sociale’ si conferma”, ha aggiunto Soro, “anche sotto questo profilo, sempre più centrale perché capace di coniugare dignità e iniziativa economica, libertà e tecnica, garanzie e doveri”, ha concluso il Garante privacy.

Dadone boccia le impronte digitali volute da Bongiorno

La proposta della ministra Dadone si oppone dunque alla misura contenuta nella legge “Concretezza”, voluta dalla precedente ministra della PA Giulia Bongiorno, votata dal Governo M5S-Lega, ma mai attuata. La norma prevede l’installazione di telecamere di videosorveglianza, e contestualmente le impronte digitali per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione.

Ora la ministra Dadone ha deciso di non introdurre la rilevazione delle impronte digitali, “perché contiene in sé uno stigma di tale negatività che rischia di deprimere anche chi ogni mattina si reca sul posto di lavoro con energia ed entusiasmo”, ha dichiarato in una recente intervista.

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