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Crisi energetica, Starace (Enel): “Italia può farcela, ma deve ridurre dipendenza da gas e puntare su rinnovabili”

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In un articolo sul Corriere della Sera, l’amministratore delegato di Enel ha indicato le priorità che il nostro Paese dovrebbe seguire nel delineare una nuova strategie energetica e tecnologica per uscire dalle secche della crisi energetica e della dipendenza dai combustibili fossili. Più rinnovabili, significa più economia, più autonomia e più posti di lavoro.

Ridurre la dipendenza dal gas

L’Italia, dopo la Germania, è il Paese in Europa che importa più gas dall’estero, soprattutto da Russia, Algeria, Libia e Azebaijan attraverso la Turchia). La dipendenza da questa commodity fossile è la maggiore vulnerabilità dell’Italia in questo momento storico così critico.

Come ha detto il Premier Mario Draghi nell’informativa al Parlamento lo scorso venerdì sulla guerra in Ucraina, rischiamo di entrare in emergenza energetica, cioè in una fase storica caratterizzata da un aumento spropositato dei prezzi di gas e petrolio.

Ieri il gas ha roccato sul mercato di Amsterdam i 126 euro MWh, con un aumento del 35% sulle 24 ore precedenti. Stessa sorte per il petrolio, con il brent a galleggiare attorno ai 99 dollari per barile (+5% nelle 24 ore).

Come ha spiegato in un articolo per il Corriere della Sera l’amministratore delegato e direttore generale del Gruppo Enel, Francesco Starace, ulteriore problema, oltre la diversificazione delle forniture, su cui ieri il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha confermato il massimo impegno del Governo (entro un anno avremo un flusso più consistente dall’Algeria), sono rintracciabili nella mancanza di infrastrutture adatte al trasporto di gas liquefatto e di rigassificatori soprattutto, in una politica debole a supporto delle fonti energetiche rinnovabili e nella burocrazia asfissiante (che non significa meno controlli e liberalizzazione selvaggia del settore).

Grazie all’innovazione tecnologica il nostro Paese, secondo Starace, può già da subito superare alcuni ostacoli che al momento rallentano e non poco la nostra transizione energetica ed ecologica.

Priorità per la transizione energetica

Si può ad esempio “ridurre la dipendenza dal gas, diminuendo drasticamente quello che si brucia per generare energia elettrica”, sfruttando invece impianti a rinnovabili e sistemi di accumulo, ma anche “ridurre il quantitativo di gas per usi civili grazie a soluzioni di efficienza energetica”.

Ma poi c’è da effettuare una reale e decisiva svolta verso le fonti energetiche pulite. Non è solamente un problema di assicurarsi le necessarie risorse fossili per tenere in piedi il sistema (quindi tornare ad estrarre più gas dai pozzi nazionali e riavviare le centrali a carbone), si deve guardare al domani già da ora, garantendosi autonomia energetica grazie al sole e al vento (solo per citare le due fonti pulite più popolari ed utilizzate).

La scelta è accelerare la conversione del parco di generazione verso le rinnovabili”, ha scritto l’ad di Enel, aggiungendo che “la proposta avanzata dall’associazione di Confindustria Elettricità Futura, di arrivare a generare 60 GW di capacità rinnovabile entro i prossimi tre anni, non solo è vantaggiosa, ma è assolutamente a portata di mano”.

Serve poi lo sblocco delle autorizzazioni in tempi brevissimi, “tramite cui far partire investimenti nuovi per circa 80 miliardi di euro e non legati al PNRR, ma in aggiunta”, ha precisato Starace.

È così che secondo Starace potremo tagliare il nostro consumo di gas di almeno 18 miliardi di metri cubi entro il 2025 e altri 5 miliardi entro il 2027, arrivando all’azzeramento dei consumi entro il 2030.

Entro un’altra decina di anni, infine, si potrebbero cambiare i sistemi di riscaldamento e le caldaie, impiegando maggiormente i sistemi a pompe di calore.

Tra i vantaggi, tanti nuovi posti di lavoro

Uno scenario che avvantaggerebbe l’Italia rispetto ai concorrenti (abbiamo molto più sole di Germania e Francia, per fare un esempio), che ci consentirebbe di avere una posizione di leadership in alcuni settori chiave, che favorirebbe la nascita di tanti nuovi posti di lavoro (senza contare i benefici per l’ambiente e la nostra salute).

Secondo il rapporto “Renewable Energy and Jobs – Annual Review 2021” di IRENA, l’occupazione nel settore delle energie rinnovabili a livello mondiale ha raggiunto i 12 milioni di posti di lavoro, in aumento rispetto agli 11,5 milioni del 2019.