Privacy

Cosedanoncredere. L’UNC lancia la petizione ‘Stop chiamate indesiderate’

di Simona Volpe, UNC |

L’Unione Nazionale Consumatori lancia la petizione per un teleselling rispettoso della privacy e delle persone (#nondisturbarmi).

Cosedanoncredere è una rubrica settimanale promossa da Key4bizUnione Nazionale Consumatori. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Non si ferma la protesta dei consumatori che scrivono agli sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori per chiedere come difendersi da quelle chiamate indesiderate che ci tormentano a tutte le ore del giorno da parte di call-center spesso insistenti e aggressivi che disturbano con l’obiettivo di vendere qualcosa a tutti i costi, magari indurci a cambiare operatore di telefonia o di energia, presentandoci contratti convenienti soltanto sulla carta!

Purtroppo attualmente non ci sono delle regole severe ed efficaci che mettano un freno all’aggressività di alcuni operatori e d’altra parte, il Registro Pubblico delle Opposizioni, che doveva servire a chi si iscrive per esprime il diritto di opposizione alle chiamate di telemarketing si è rivelato un fallimento. Il problema è che se abbiamo già espresso il nostro consenso al trattamento dei dati magari in altre occasioni (come ad esempio per sottoscrivere una carta fedeltà o qualsiasi contratto) il telefono continuerà a squillare!

Cosa fare dunque?

Allo stato attuale, per difendersi è utile ricordare che è nostro diritto sapere dove è stato reperito il nostro numero (cioè il soggetto a cui abbiamo ceduto i dati per usi pubblicitari) e che il nostro consenso può essere revocato inviando una raccomanda A/R con la richiesta di cancellazione. Inoltre si può fare una segnalazione al Garante della Privacy o alla Polizia Postale.

L’arma migliore, comunque, rimane la prevenzione: firmare solo il consenso obbligatorio, quello cioè necessario per fruire di un servizio, evitando accuratamente di mettere altre firme (o flaggare caselle) per fini commerciali o per la cessione di dati a terzi che non devono essere obbligatori. E’ bene, inoltre, concedere con parsimonia il proprio numero di telefono (meglio evitare ad esempio di metterlo sui social-network) e non dare consensi telefonici all’attivazione di contratti.

Ma a tutto ciò naturalmente si aggiunge l’urgenza di una seria riforma del “sistema call-center”. Per questo motivo l’Unione Nazionale Consumatori lancia la petizione per un teleselling rispettoso della privacy e delle persone (#nondisturbarmi).

FIRMA LA PETIZIONE “STOP CHIAMATE INDESIDERATE”

Ecco in sintesi i punti chiave della petizione “Stop chiamate indesiderate”:

1) Introduzione di un meccanismo di Responsabilità solidale tra l’azienda che avvia la campagna e il call-center che fa le telefonate (per evitare rimpalli di responsabilità e di dover perseguire piccoli call center con sede all’estero)

2) Potenziamento del Registro pubblico delle opposizioni, così da ampliarne le prerogative prevedendo: la possibilità di iscrivere i numeri di cellulare e che soprattutto che una volta iscritto il proprio numero, si possano così “cancellare” tutti i precedenti consensi (in modo tale da consentire al cittadino di riprendere il pieno controllo dei propri dati).

Sarebbe inoltre preziosa l’istituzione di un Registro per censire le campagne promozionali (con indicazione dell’operatore che lancia la campagna, il periodo di riferimento e i numeri utilizzati per chiamare i consumatori) così da evitare all’utente di dover fare indagini complicate per scoprire chi lo ha disturbato

3) Incentivare gli operatori a gestire meglio i dati in loro possesso: il sistema attuale è costruito in modo tale da disincentivare le buone pratiche. Oggi, infatti, il pagamento alla Fondazione Ugo Bordoni (che si occupa del Registro) è proporzionale all’attività di scrematura dei numeri: tanto più pulisce le liste, tanto più l’azienda deve pagare la Fondazione. Ma in questo modo si disincentivano le imprese a cancellare i numeri (di fatto questi preferiscono pagare le sanzioni), mentre sarebbe meglio stabilire il pagamento in base al fatturato.

Firma la nostra petizione e seguici su Facebook e Twitter attraverso l’hashtag #nondisturbarmi