Il voto

Copyright, la riforma Ue va avanti ma c’è attesa per il Trilogo di questa settimana

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Grazie alla trattativa tra Germania e Francia per l’esclusione delle Pmi e delle startup da alcuni obblighi della direttiva, è infine arrivato il via libera degli ambasciatori, nonostante il voto contrario di Italia e altri nove Paesi e una campagna di lobbying di Google senza precedenti. Tra oggi e mercoledì riunione del Trilogo per l’accordo sui negoziati finali.

Un voto arrivato in tarda serata, tra mille incertezze, ma che è positivo per la Riforma del Copyright nell’Unione europea (Ue). sabato mattina a Bruxelles si è tirato un sospiro di sollievo: accordo generale raggiunto attorno alla bozza di direttiva sul diritto d’autore, ora si apre la strada all’adozione finale di uno dei provvedimenti più contestati di questi anni.

Lieto di constatare che i paesi dell’Unione europea hanno trovato ancora una volta una voce comune sulla riforma del copyright“, ha commentato su Twitter il vicepresidente della Commissione, Andrus Ansip.

Gli europei si meritano regole sui diritti d’autore adatte all’epoca digitale: è un bene per i creatori, le piattaforme e per gli utenti di internet”.

Si è dichiarato soddisfatto dell’intesa raggiunta, a nome della presidenza di turno Ue, anche il Ministro della Cultura della Romania, Valer-Daniel Breaz: “La scorsa notte abbiamo raggiunto un risultato positivo. La nostra proposta di compromesso tiene conto degli interessi dei titolari dei diritti d’autore, degli artisti e dei creatori di contenuti, del bisogno di tutelare la competitività economia dell’Ue e della necessità di garantire ai cittadini l’accesso a contenuti culturali di alta qualità“.

Nonostante le forti pressioni dei gitanti del web per far saltare l’accordo e soprattutto di Google, con una campagna di lobbying senza precedenti in Europa, e nonostante la fronda di dieci Paesi Ue anti direttiva o comunque fortemente critici (Belgio, Olanda, Lussemburgo, Polonia, Slovacchia, Malta, Svezia, Finlandia, Danimarca), tra cui l’Italia, al compromesso trovato da Francia e Germania sull’esclusione delle startup (con meno di 5 milioni di visitatori unici al mese) e delle piccole e micro imprese da alcuni obblighi relativi al contestato articolo 13 (relativi all’obbligo di ‘filtrare’ i contenuti), alla fine il via libera degli ambasciatori degli Stati membri dell’Ue è arrivato e con esso un altro passo in avanti importante per la riforma del copyright in Europa.

Due sono infatti gli articoli chiave di questo provvedimento su cui si concentra il confronto in Europa: l’articolo 11, o “Link tax”, e l’articolo 13, ribattezzato “Censorship machine”.

L’articolo 11, o tassa sui link, obbliga chi utilizza gli snippet, le anteprime degli articoli di giornale, ad avere il permesso di farlo tramite apposita licenza concessa dagli editori stessi. La norma dovrebbe mettere al bando i classici aggregatori di notizie e soprattutto contenere il modello di business ritenuto dannoso per l’industria editoriale nel suo complesso.

L’articolo 13, invece, o “macchina per la censura”, impone alle piattaforme online di controllare costantemente il comportamento degli utenti registrati per evitare la violazione del copyright nel moment oin cui si postano e si caricano immagini, video e contenuti editoriali senza relative autorizzazioni.

Per rendere efficace questo meccanismo, spiegano gli europarlamentari, si immagina un database comunitario per le licenze di copyright.

L’intesa raggiunta dai 28 ambasciatori Ue, la sera di venerdì 8 febbraio, si legge in una nota dell’AGI, assicura “più spazio agli Stati membri per prevedere eccezioni, in particolare sulla remunerazione di giornalisti, editori e autori”. Ma allo stesso tempo il testo dei Governi non piace alle associazioni di categoria, gli editori, “perché non protegge con sufficiente chiarezza l’uso di materiale stampa da parte degli aggregatori di notizie e dei motori di ricerca“.

Ora sarà la volta dell’articolo 11 e di nuovo si dovrà trovare un accordo tra Governi e Parlamento europeo. Per il futuro della direttiva, che ormai è giunta nella fase finale dell’iter, decisiva, a questo punto, dopo il rinvio di gennaio, sarà la riunione del trilogo, tra Consiglio UE, Parlamento europeo e Commissione europea, che dovrebbe tenersi tra oggi e mercoledì.

L’obiettivo è sempre quello di arrivare al varo finale della riforma entro la fine della legislatura, cioè entro il voto europeo di maggio prossimo.