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Copyright, la riforma Ue piace agli editori ma non soddisfa Google e broadcaster

L’ambiziosa riforma del diritto d’autore presentata ieri dalla Commissione Ue non è piaciuta ad artisti e professionisti dell’audiovisivo, preoccuparti per i finanziamenti futuri delle loro creazioni, come già avevano modo di denunciare.

L’associazione delle tv private in Europa (ACT), di cui fanno parte la pay tv Canal+ (Vivendi) e RTL, sottolinea anche le conseguenze molto discutibili per il pubblico europeo e la diversità culturale.

Con le nuove disposizioni, l’esecutivo Ue conta di facilitare la distribuzione online dei contenuti, vale a dire che se un broadcaster dispone del diritto a trasmettere un programma nel Paese in cui è presente, potrà adesso renderlo accessibile via internet in tutta la Ue, in accordo con i titolari dei diritti.

Finora i contenuti non erano disponibili online in Paesi diversi da quello di origine del gruppo tv.

Soddisfatti i broadcaster pubblici ma non quelli privati

“La Commissione ha aperto il vaso di Pandora“, ha commentato la Federazione internazionale delle associazioni di produzione cinematografica (FIAPF), aggiungendo: “Senza un’esclusività territoriale completa, ci saranno meno investimenti privati, meno film prodotti in Europa domani e maggiori difficoltà a distribuire fuori dai confini nazionali”.

Per contro l’Organizzazione europea dei consumatori ha apprezzato le novità introdotte dalla Ue, spiegando che “per gli utenti, non poter guardare una serie tv, una gara sportiva o film distribuiti dal provider europeo da loro scelto è un anacronismo. Apprezziamo la proposta della Commissione, ma c’è ancora molto da fare per far cadere il geoblocking”.

Sulla stessa linea Nicola Frank, delegato agli affari europei della European Broadcasting Union (EBU).

“Le nuove misure – ha indicato – permetteranno al pubblico di guardare le trasmissioni media del servizio pubblico provenienti da diversi paesi su diversi supporti“.

Editori Vs aggregatori di notizie

Apprezzamento anche per le disposizioni che vanno a risolvere l’annosa querelle tra giornali e motori di ricerca, introducendo un esplicito diritto in favore degli editori.

Voglio che giornalisti, editori e autori siano compensati in modo equo per il loro lavoro, poco importa se è stato realizzato in redazione o a casa, distribuito offline oppure online, pubblicato grazie a una fotocopiatrice o disponibile a un link“, ha dichiarato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.

Il provvedimento ha trovato apprezzamento da parte della Federazione internazionale dei giornalisti, secondo la quale “contribuirà a dare più potere contrattuale ai giornalisti”.

In Italia, la FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) ha espresso apprezzamento per la proposta presentata dalla Commissione europea.

“Questa scelta – si legge nella nota – rappresenta un passaggio storico di fondamentale importanza per il settore editoriale, necessario per continuare a garantire il pluralismo dei media e la qualità dell’informazione, requisiti essenziali della libertà di opinione e della democrazia nel mondo digitale”.

Ricordiamo che editori e Google avevano già trovato la via dell’accordo. Le nuove misure Ue miglioreranno ulteriormente le cose.

Il Presidente dell’associazione europea degli editori di quotidiani (ENPA), Carlo Perrone, ha evidenziato come “tale misura – che non mira a creare una tassa sui link né ad impedire la condivisione di notizie tra gli utenti – consentirà agli editori europei di proteggere e valorizzare efficacemente i propri diritti nell’ambiente digitale, con effetti positivi sul pluralismo informativo, la libertà di stampa e la diversità culturale.”

Per il Presidente della FIEG, Maurizio Costa, “l’iniziativa di riforma delle regole comunitarie rappresenta una indubbia opportunità di rafforzamento della tutela e della valorizzazione dei prodotti editoriali, da cui gli editori europei di giornali potranno trarre ulteriori prospettive di crescita.”

Il riconoscimento degli editori di giornali come titolari di uno specifico diritto d’autore, come si legge esplicitamente nella proposta di modifica, si propone anche di creare una base legale di confronto con le piattaforme digitali, primi fra tutti gli aggregatori di notizie e i motori di ricerca.

“La FIEG ha anticipato questa tendenza – prosegue Costa – concludendo, nel giugno scorso, un accordo strategico con Google. Riconoscere agli editori di giornali specifici e puntuali diritti esercitabili anche nel mondo online favorirà la creazione di un sistema di rapporti più equo e bilanciato tra le parti e aumenterà le possibilità di stringere accordi di natura commerciale nel pieno rispetto delle regole di mercato.”

La delusione di Google

Sul blog ufficiale dell’azienda, Caroline Atkinson, Vice President, Global Policy di Google, ha commentato le novità presentate della Ue.

“Vi sono spunti interessanti nella proposta. Ci fa piacere vedere che la Commissione richiede più trasparenza e condivisione dei dati per artisti e titolari dei diritti d’autore, un passo importante per costruire un mercato del diritto d’autore che sia più equo ed efficiente. Questo dovrebbe consentire ai creativi europei di raggiungere in modo più efficace la propria audience e comprendere meglio come vengono remunerati”.

“Siamo inoltre rassicurati dal fatto che la Commissione abbia riconosciuto che tecnologie di gestione del contenuto come YouTube Content ID giocano un ruolo importante nel combattere l’utilizzo non autorizzato del contenuto protetto da diritto d’autore (sebbene vadano guardati con cautela requisiti rigidi che aziende di piccole dimensioni e start up potrebbero difficilmente implementare)”.

Tuttavia – ha precisato Atkinson – vi sono anche elementi di preoccupazione, dato che il web si fonda sulla possibilità per gli utenti di condividere contenuti. La proposta di oggi suggerisce che i servizi online debbano filtrare contenuti, inclusi testi, video, immagini e altro ancora. Questo trasformerebbe di fatto internet in un luogo dove ogni cosa che viene caricata deve essere approvata dagli avvocati prima di raggiungere un’audience”.

“In base alla Direttiva Europea sull’eCommerce – ha detto ancora – non è così che funziona. Le piattaforme non sono obbligate a monitorare proattivamente il contenuto caricato dagli utenti – devono però attivarsi quando ricevono una notifica di violazione. Attraverso Content ID, YouTube blocca o monetizza il contenuto che è stato reclamato dal titolare dei diritti secondo le sue indicazioni. Si tratta di una distinzione importante, senza la quale molti servizi di hosting semplicemente non esisterebbero”.

“Siamo inoltre delusi nel vedere una proposta per un nuovo diritto concesso agli editori di giornali, nonostante le decine di migliaia di voci, inclusa la nostra, che chiedevano un approccio diverso. Questa proposta sembra simile agli esperimenti legislativi già falliti in Germania e Spagna e rappresenta un passo indietro per il copyright in Europa. Danneggerebbe chiunque scriva, legga o condivida le notizie – incluse le molte startup europee che lavorano nel settore dell’informazione per creare nuovi modelli di business online sostenibili. La proposta potrebbe inoltre limitare la capacità di Google di inviare, gratuitamente, traffico monetizzabile agli editori attraverso Google News e Search. Dopo tutto, pagare per mostrare snippet non è un’opzione percorribile per nessuno.

 “La proposta – conclude Caroline Atkinson – è un primo passo verso un mercato del diritto d’autore più efficiente per i creatori di contenuti e i consumatori europei – tuttavia il punto di equilibrio non è ancora stato trovato. E’ di vitale importanza preservare i principi del link, della condivisione e della creatività sui quali si fonda gran parte del successo del web. Siamo pronti a prendere parte alla discussione”.

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