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Cookie. Firefox, Brave, Apple e Microsoft non cadono nella trappola di Google: “No all’algoritmo FLoC. Vìola la privacy”

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Tutti i principali browser, ovviamente con l’eccezione di Chrome, non utilizzeranno FLoC (Federated Learning of Cohorts), l’algoritmo con il quale Google punta dal 2022 a porre fine ai cookie di terze parti. Il commento di: Carlo Noseda (IAB Italia), Alfonso Mariniello (xandr) e Andrea Boscaro (The Vortex).

Firefox, Edge, Safari, Brave, DuckDuckGo e Vivaldi danno uno schiaffo a Google. Tutti i principali browser, ovviamente con l’eccezione di Chrome, non utilizzeranno FLoC (Federated Learning of Cohorts), l’algoritmo con il quale Google punta dal 2022 a porre fine ai cookie di terze parti.  Con FloC si può fare profilazione, eseguendo il targeting comportamentale senza cookie di terze parti. 

I browser: “Vìola la privacy”

La notizia è riportata da The Verge e stando, alle dichiarazioni dei produttori di browser, (ma anche WordPress sta interrompendo il test) hanno chiuso la porta a FloC, perché, sostanzialmente, vìola la privacy degli utenti, proprio il contrario di quanto sostiene Google: per Big G “l’algoritmo migliorerà la privacy degli utenti del web”.

Tutti i problemi di privacy del Google FloC

In realtà, secondo i browser che stanno testando l’algoritmo, la violazione della privacy è incrementata rispetto ai cookie di terze parti, perché qualsiasi informazione inviata dal browser agli inserzionisti può potenzialmente servire come punto dati per il fingerprinting del dispositivo, una tecnica di tracciamento che prevede l’identificazione degli utenti in base ai dati sui loro computer, inclusi sistemi operativi, indirizzi IP, versioni del browser e plug-in.

Poi le API permetterebbero l’accesso ad informazioni sulla cronologia di navigazione dell’utente ed, inoltre, potrebbero registrare a quali siti il soggetto ha fornito la propria mail.

Rischio discriminazioni per gli utenti

Infine c’è un alto rischio di discriminazione degli utenti. Infatti, l’algoritmo FloC è basato su un tracciamento per coorte di utenti (la profilazione per gruppi omogenei di utenti) e non più sul singolo individuo. Si acquisiranno anche dati sugli interessi personali. È così prevedibile che coloro che fanno parte di un gruppo o coorte siano accomunati dalla età, dal sesso, dall’etnia, ma favorendo inevitabilmente, oltre alla profilazione, la divisione in blocchi e, inevitabilmente l’emarginazione derivante da bias errati.

Per questo motivo, secondo la Electronic Frontier Foundation questo nuovo targeting causa la discriminazione degli utenti.

Le analisi di 3 esperti

Per analizzare il secco no dei browser al nuovo algoritmo di Google per gestire la pubblicità online, abbiamo chiesto un commento a tre esperti del settore.

Carlo Noseda, Presidente di IAB Italia: “La proposta dei Google FLoC come soluzione rafforza ulteriormente la sua posizione dominante nel mercato della pubblicità digitale”

“Bloccare i cookie di terze parti vuol dire limitare il campo agli operatori dell’adv online che fondano il proprio business sull’open internet. La proposta dei Google FLoC come soluzione rafforza ulteriormente la sua posizione dominante nel mercato della pubblicità digitale, perché obbliga gli operatori a legarsi completamente a un unico provider. La riservatezza dei dati degli utenti è centrale da sempre per IAB e i suoi soci, ma la soluzione deve essere comune e condivisa e dove i ‘binari digitali’ rimangano fruibili da tutti così da far prosperare sia piccoli sia i grandi operatori del comparto, creando un assetto concorrenziale vero da cui deriva la vera innovazione”, ha commentato, a Key4biz, Carlo Noseda, presidente di IAB Italia.

Alfonso Mariniello (xandr): “FLoC rischia di essere una soluzione molto peggiore del male che voleva curare, i cookies

“Il rifiuto da parte dei produttori di browser di implementare FLoC mostra bene come questo mercato sia spaccato fra chi (come Firefox, Brave, Apple ma anche Microsoft) non vive di pubblicità e Google, che invece si ritrova nel doppio ruolo di gigante dell’advertising e player dominate con il suo browser Chrome”, ha commentato, a Key4biz, Alfonso Mariniello, market director, Italy – xandr

“Condivido le perplessità espresse dal team di Brave”, ha aggiunto Mariniello, “FLoC rischia di essere una soluzione molto peggiore del male che voleva curare, i cookies. Mentre i cookies erano facilmente gestibili dagli utenti e si potevano cancellare quando si voleva, non è chiaro che controlli FLoC permetterà di avere. C’è davvero il rischio che siti web mal configurati possano passare informazioni sensibili”. 

Andrea Boscaro: “Non test in Europea, non compatibile con il GDPR”

“Più passano i giorni, più leggere le notizie relative all’introduzione di Google FLoC lascia la stessa sensazione che si ha scorrendo le dichiarazioni successive al lancio, da parte di alcuni club di calcio, di dare vita ad una Super-Lega: a fronte di una decisione unilaterale da parte di una parte in causa, appaiono i distinguo degli altri operatori (i browser) ed emergono le difficoltà legate al contesto regolamentare, come il freno tirato ai test europei della tecnologia di Google per via della compatibilità con il GDPR. Come nel caso del calcio, rimangono col fiato sospeso gli attori che costituiscono il mercato e i tifosi da cui siamo rappresentati tutti noi utenti”, ci dice Andrea Boscaro di The Vortex, formatore legato ai temi dell’e-business, dei social media e dell’editoria digitale.

Dove Google sta testando FloC

Ora Google sta testando FloC sullo 0,5% degli utenti Chrome, in Paesi selezionati, tra cui Australia, Brasile, Canada, India, Indonesia, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Filippine e Stati Uniti. Con il no degli altri browser, Chrome si ritroverebbe ad utilizzare in solitaria FloC in una palese posizione dominante.

“Personalmente io spero”, ha concluso Alfonso Mariniello, market director, Italy – xandr, “che la pubblicità online vada sempre di più nella direzione del targeting contestuale ed eventualmente della geolocalizzazione, di modo da massimizzare lo spending in funzione dei desideri dei consumatori e fornirgli promozioni rilevanti per dove vivono”.