L'analisi

Consultazione Ue, quante barriere al Digital Single Market. Reti virtuali e AI le tecnologie del futuro

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Reti virtuali, AI, Reti aperte, Cloud Edge, comunicazione satellitare le tecnologie più calde nella Ue ma il mercato unico deve ancora fare i conti con un quadro regolatorio che rallenta lo sviluppo degli operatori.

Al netto della bocciatura della tassa su Internet (fair share) la consultazione Ue sul futuro delle reti ha espresso anche diversi altri responsi da parte dei partecipanti: 437 risposte, 164 position papers da parte di aziende, associazioni, comuni cittadini, ONG, ricercatori, accademici.

La premessa valida per tutti è stata la necessità di proteggere la sovranità digitale dei cittadini e delle imprese europee. Un’urgenza condivisa e prioritaria, prima di passare all’analisi delle tecnologie considerate più impattanti per lo sviluppo futuro del Digital Single Market.

La richiesta del mercato è favorire quanto più possibile il consolidamento e le fusioni transfrontaliere. Una forte richiesta arriva anche per una maggior armonizzazione della gestione e dell’utilizzo dello spettro radio, che spingerebbe l’adozione di nuove soluzioni IoT, M2M e guida autonoma.

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La top ten delle tecnologie: virtualizzazione delle reti e AI in testa

In base alle risposte, le tecnologie che avranno un ruolo maggiore nello sviluppo dei prossimi anni sono nell’ordine la virtualizzazione delle reti, l’Intelligenza Artificiale, le reti aperte, l’Edge Cloud (o Cloud RAN) e le comunicazioni satellitari.

In particolare, la virtualizzazione delle reti, l’AI e le reti aperte avranno insieme un grosso impatto sulla riduzione dei costi, la resilienza e la cybersicurezza.

A seguire, un ruolo centrale assumeranno anche le reti satellitari di comunicazione, per raggiungere una maggior capillarità di copertura Internet, davanti al 6G (terahertz communication) che arriverà verso la fine del decennio. Altre tecnologie in crescita sono il Network as a service (Naas) e il network slicing, che pare considerato una valida soluzione, più semplice, rispetto alle private networks.

Per l’AI servono reti 5G standalone

Per il pieno sviluppo delle tecnologie appena menzionate, e con particolare riferimento all’AI, dalla consultazione emerge la necessità di poter contare su reti davvero performanti come il 5G standalone.

Stando così le cose resta da capire perché la Commissione Ue non abbia fissato questo criterio per le nuove reti. L’attenzione è posta quindi prioritariamente sugli investimenti 5G e in reti software based, cloud-native con architetture disaggregate (per favorire l’avvento dell’Open RAN).

Impatto ambientale

Secondo gli intervistati, le nuove reti ultrabroadband avranno un buon impatto ambientale, se accompagnato al progressivo switch off di standard tecnologici che hanno fatto ilo loro tempo come 2G, 3G e il rame.   

Generatori di traffico

I maggiori generatori di traffico, secondo l’esito della consultazione, sono Netflix, Facebook (su reti mobili), Google, TikTok e servizi di streaming sportivo come DAZN, i siti porno e Hulu. Difficile però individuare con certezza la classifica in base al traffico delle CDN. Detto questo, le stime di crescita del traffico di rete sono quantificate in un range del 21%-30% in più all’anno fino al 2030.

Investimenti in nuove reti

Secondo stime, gli investimenti complessivi registrati in nuove reti nel periodo 2017-2021 è pari a 258 miliardi di euro, mentre la stima avanzata da WIK Consult di un fabbisogno di 174 miliardi di euro per realizzare le nuove reti nella Ue al 2030 è considerata troppo bassa. C’è chi ha indicato in 300 miliardi la spesa reale per raggiungere gli obiettivi della Digital Decade europea.

Barriere legali frenano le reti

Barriere legali e amministrative bloccano il pieno sviluppo delle nuove e infrastrutture, secondo i rispondenti. Pesa inoltre la frammentazione esasperata dei mercati.

Investimenti in reti, sicurezza, network management e Cloud Edge sono considerati la priorità.

Mercati verticali non contribuiranno agli investimenti

Dalla consultazione emerge che il ruolo dei mercati verticali – fra cui guida autonoma, manifattura e logistica, app per la salute – non sarà centrale sul fronte degli investimenti in nuove reti. I Verticals si vedono come clienti privati e per questo non partecipano alla spesa infrastrutturale.

In sede di consultazione, una associazione si è detta contraria all’assegnazione di spettro dedicato ai Verticals, il cui contributo all’economia crescerà progressivamente man mano che ci si avvicina al termine del 2030. Ma tutto dipenderà dai tassi di adozione di servizi 5G e 6G, IoT e AI.