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Come cambia il dating game per la Gen Z

Uno spettro si aggira tra le app di dating, o meglio non si aggira: sono i giovanissimi che – ormai i numeri sono chiari – non vogliono saperne di Tinder, Bumble e simili, e si rifiutano di prestarsi al «dating game» fatto di swipe a destra e a sinistra o incontri mordi e fuggi. O, almeno, che siano alla vecchia maniera, come dimostra il ritorno alle forme di connessione più tradizionali.

I dati, infatti, sono impietosi: da una recente indagine emerge che il 79% degli studenti universitari statunitensi dichiara di non utilizzare affatto le app di dating, sfidando la percezione comune di un’adolescenza e giovinezza iper-connessa e dipendente dalla tecnologia per ogni aspetto della socializzazione. La questione è duplice: da un lato c’è l’inflazione, che corrode il potere d’acquisto e trasforma ogni uscita in un calcolo attento delle risorse disponibili, oltre a rendere quasi inaccessibili gli abbonamenti più onerosi alle app; dall’altro, quell’epidemia di solitudine sempre più evidente, accentuata da anni di vita sociale frammentata a causa di pandemie e lockdown. I giovani nati tra il 1997 e il 2012, insomma, affrontano un panorama relazionale radicalmente diverso da quello delle generazioni precedenti, in cui le opzioni per socializzare si scontrano spesso con barriere economiche.

Che cosa c’entra l’inflazione con gli appuntamenti

L’inflazione è un fenomeno non solo mette in luce la crescente pressione finanziaria che grava sui più giovani, ma evidenzia anche un cambiamento significativo nella percezione degli appuntamenti tradizionali. Un tempo considerati i momenti chiave della vita sociale, gli incontri romantici diventano un momento di riflessione: valgono davvero l’investimento economico richiesto?

Il “no” implicito a questa domanda si vede osservando nei giovani il crescente interesse verso attività che richiedono un minimo esborso finanziario ma promettono ricompense dal punto di vista umano e relazionale altrettanto significative, se non superiori, rispetto alla classica uscita a cena. Le passeggiate al parco, le serate di gioco in casa, le visite a mostre gratuite o le esplorazioni urbane diventano così le nuove arene del corteggiamento, luoghi dove il valore di un incontro non si misura in euro spesi ma nella qualità del tempo condiviso. Al contrario, le uscite in locali alla moda, i cinema, i concerti e le cene fuori, un tempo pilastri delle pratiche di corteggiamento, cedono il passo a incontri più intimi e meno onerosi. E, magari, coinvolgono persone che si conoscono già, o la cui conoscenza richiede l’affidarsi alle care, vecchie reti di relazioni.

Tra connettività virtuale e isolamento reale

Può parere paradossale, in un mondo in cui qualsiasi conoscenza è a portata di mano mai come in passato, ma la solitudine è una delle sfide più complesse e dolorose per i giovani della generazione Z, ed è un fenomeno che si intensifica nel contesto del panorama socio-economico in continua evoluzione e della realtà digitale onnipresente. Proprio tra le connessioni virtuali quasi illimitate, favorite anche dai prezzi sempre più ridotti degli abbonamenti per Internet a casa o di telefonia mobile (basta consultare il comparatore di offerte di SOSTariffe.it per sincerarsene), molti tra questi giovani sperimentano un senso di isolamento più acuto; un vuoto che le interazioni superficiali online non riescono a colmare.

L’ascesa dei social media ha giocato un ruolo ambivalente in questo scenario. Da un lato ha offerto nuove opportunità di entrare in contatto, ma dall’altro ha amplificato il senso di solitudine attraverso la costante esposizione a vite altrui idealizzate e troppo perfette, che rischiando di suggerire confronti sfavorevoli e far nascere così sentimenti di inadeguatezza. La generazione Z si trova così intrappolata in un circolo vizioso: la ricerca di appartenenza e approvazione nei social media spesso si traduce in una maggiore sensazione di insoddisfazione personale. Anche per questo una delle strategie chiave di oggi per influencer e creator è dimostrarsi “uno o una di noi”, lasciando alla nostra ingenuità credere o meno che le loro vite dorate abbiano i nostri stessi problemi.

L’amore? Sì, ma non solo

In risposta a questa solitudine sempre più pervasiva, molti giovani si stancano del digitale e finiscono col rivolgersi a forme di connessione più autentiche e significative, privilegiando le amicizie e le reti di supporto sociale. Tra l’altro, questa tendenza evidenzia il desiderio profondo di relazioni genuine che trascendono il mero contesto amoroso, suggerendo una riconsiderazione delle priorità affettive. Le relazioni platoniche e i gruppi di supporto diventano in questo modo essenziali per il benessere emotivo, e offrono spazi sicuri in cui condividere esperienze, paure e aspirazioni.

L’importanza di questi legami è amplificata dal contesto di incertezza economica e professionale che caratterizza l’attuale realtà dei giovani. Il futuro appare sempre più incerto e la solidarietà tra coetanei e la condivisione di esperienze simili diventano ancore di salvezza per di mitigare il peso dell’isolamento. Gli spazi di incontro e confronto sono fondamentali non solo per il sostegno emotivo ma anche come luoghi di crescita personale e collettiva, dove diventa possibile esplorare la propria identità al di fuori delle pressioni sociali e delle aspettative.

Le nuove formule della Gen Z per gli incontri

Per questi motivi la generazione Z si sta distaccando progressivamente dagli schemi tradizionali degli incontri amorosi. Oggi gli appuntamenti convenzionali possono rappresentare un onere finanziario non indifferente: Tinder sta prendendo in considerazione un tipo di abbonamento fino a 500 dollari al mese e Bumble ha introdotto un livello premium di più di 60 dollari mensili. Questi costi aggiuntivi aumentano il carico finanziario degli incontri online, rendendo il dating ancora più inaccessibile per molti. Così è più che comprensibile la ricerca di alternative più sostenibili e arricchenti dal punto di vista emotivo e sociale. La necessità di risparmiare, combinata al desiderio di esperienze autentiche e significative, li spinge verso nuove modalità di socializzazione.

In particolare gli eventi di socializzazione di gruppo permettono di abbattere le barriere formali tipiche degli appuntamenti faccia a faccia, grazie a un’atmosfera di condivisione e scoperta reciproca in cui le relazioni, se è il caso, possono fiorire naturalmente. Il lockdown ha lasciato in eredità anche una voglia ancora non sopita di attività all’aperto, come escursioni, sport di gruppo o volontariato ecologico. Esperienze immerse nella natura o nel sociale che non solo offrono una fuga dal caos quotidiano ma anche un terreno comune su cui costruire dialoghi e relazioni basate su interessi e valori condivisi.

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