Sovranità digitale

Cloud nazionale invocato da Soro, le condizioni per tenere fuori Amazon, Google e Microsoft

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In che modo le Big Tech Usa non potranno far parte “dell’infrastruttura cloud pubblica non più eludibile per l’indipendenza dai poteri privati” sollecitata dal Garante privacy al Parlamento e al Governo?

Il cloud nazionale è stato solo annunciato dalla ministra Paola Pisano nel mese di febbraio scorso così il Garante privacy, Antonello Soro, ieri durante la presentazione della Relazione annuale, ha sollecitato il Parlamento e il Governo a non perdere più tempo per la creazione di “un’infrastruttura cloud pubblica, con stringenti requisiti di protezione, per le attività rilevantissime” del Paese.

Garante privacy: “Obiettivo non più eludibile”

In un contesto in cui le tecnologie ICT sono divenute, sempre più chiaramente con la pandemia”, ha aggiunto il Garante, “la principale infrastruttura di ciascun Paese, assicurarne una regolazione sostenibile e adeguata, tale da garantire sicurezza, indipendenza dai poteri privati, soggezione alla giurisdizione interna, diviene un obiettivo non più eludibile”.

Paola Pisano: “Condivido pienamente l’impostazione dell’infrastruttura cloud pubblica”

“Il Garante Antonello Soro, nella sua relazione annuale, ha sottolineato un tema di grande importanza: la necessità di investire in una infrastruttura cloud pubblica. Condivido pienamente questa impostazione”, ha commentato Paola Pisano. La ministra dell’Innovazione ha poi spiegato la strategia cloud presentata dal Dipartimento per la trasformazione digitale insieme all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID): ”In Italia operano circa 11mila data center di varie dimensioni e capacità, gestiti da 22 mila Pubbliche Amministrazioni, con conseguente dispersione di risorse e a volte problemi di sicurezza, trattandosi in alcuni casi di infrastrutture obsolete”.

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“Il Polo strategico nazionale, un soggetto giuridico controllato dallo Stato, che gestisce tutti i dati e i servizi strategici delle Pa centrali”

 
“Il piano del Governo per le infrastrutture digitali della Pubblica Amministrazione”, 
ha aggiunto Pisano, “passa per la creazione di un Polo strategico nazionale, un soggetto giuridico controllato dallo Stato, che gestisce un numero ridotto di data center nazionali, nei quali sono convogliati tutti i dati e i servizi strategici delle pubbliche amministrazioni centrali”. 

Pisano fa riferimento ad infrastrutture che gestiscono servizi strategici, ovvero un ridotto numero di asset tecnologici (server, connettività, reti, ecc.) che permettono il funzionamento di funzioni essenziali del Paese, come ad esempio la mobilità, l’energia, le telecomunicazioni.

E sarà “una joint venture tra lo Stato e i privati, sul modello dell’Inghilterra, a gestire il cloud nazionale per i dati strategici della Pubblica amministrazione”, aveva annunciato a febbraio la ministra dell’Innovazione, aggiungendo nell’intervista al Sole 24 Ore, che il “Polo Nazionale sarà un soggetto europeo, per evitare rischi geopolitici, e il partner, che avrà una quota di minoranza, sarà selezionato con una gara pubblica”.

Amazon, Google e Microsoft potranno far parte del cloud nazionale?

La domanda che si pongono in molti è: 

Amazon, GoogleMicrosoft&Co., le società Usa che dominano il settore, potranno partecipare alla gara pubblica per far parte della quota di minoranza della joint venture con lo Stato per dar vita al cloud nazionale, che sarà “un soggetto europeo”, come definito da Pisano?

Sembrano essere esclusi, si comprende questo dalla spiegazione data dalla ministra a febbraio alla domanda diretta sui grandi operatori cloud Usa: “Non possiamo permetterci che di fronte a eventuali tensioni con uno Stato extra Ue improvvisamente ci chiudano il rubinetto o si adottino ritorsioni attraverso politiche di pricing”.

Le possibili condizioni

Allora nel bando di gara per il cloud nazionale come si potrebbe vincolare la candidatura, per far parte della quota di minoranza della joint venture con lo Stato, a soli soggetti europei?

Le possibili condizioni:

  • Società private con server dedicati all’infrastruttura cloud pubblica distribuiti nell’Unione europea?
  • Società private con headquarters nell’Unione europea?
  • La maggioranza delle quote del capitale, superiore al 50%, possedute da azionisti europei?
  • Società private con partecipazione statale e con un rappresentante nel CdA?

Staremo a vedere qual è la strategia dell’esecutivo. La linea politica governativa e parlamentare è indispensabile prima di mettere a punto uno strumento amministrativo e legale per dar vita al cloud nazionale. Per indire la gara pubblica ci vorrà qualche mese, ma “è un obiettivo non più eludibile”, ha esortato il Garante privacy.