Key4biz

Cingolani: “Non c’è più bisogno di me, obiettivi centrati”. Che ne sarà della transizione green?

L’annuncio di Cingolani

Lascia sorpresi la notizia riportata dal giornale la Staffetta Quotidiana del possibile passo indietro del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

Abbiamo centrato gli obiettivi posti da Draghi nel 2021. Ora c’è un problema di implementazione. E questa fase non ha bisogno di uno col mio profilo“, si legge nello stralcio dell’intervista rilanciata da Affari Italiani.

Sembra quasi che il ministro voglia abbandonare la nave, come commentato da diversi articoli centrati sulla notizia, e quasi viene da chiedersi, se non ci sia il pericolo che il bastimento Italia stia per affondare.

Obietti raggiunti?

Gli obiettivi che secondo Cingolani sono stati ormai raggiunti, al punto di potersi considerare libero da altre incombenze governative, sono quelli che qualche mese fa erano stati illustrati in diverse occasioni pubbliche.

Ovviamente, il ministro si riferiva allo scrivere la parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che competeva al suo dicastero, la riorganizzazione del nuovo ministero della Transizione ecologica (MITE), lo sforzo di sburocratizzare la macchina ministeriale e la stessa politica, come le semplificazioni normativa per rendere più rapido l’avvio dei cantieri ad esempio.

Più che obiettivi raggiunti, al massimo si potrebbe parlare di interventi abbozzati o lasciati su carta, perché il vero lavoro del MITE è legato proprio al dopo, alla loro realizzazione, alla fase più critica, che a quanto pare potrebbe non vedere ancora come guida Roberto Cingolani.

Che ne sarà di tutti gli altri obiettivi? Chi si occuperà dei programmi internazionali e nazionali annunciati per la tutela ambientale, del contrasto ai cambiamenti climatici (sempre più minacciosi e già in grado di causare enormi danni alle persone e costi economici esorbitanti), della trasformazione dei trasporti, dei piani per migliorare l’efficienza energetica nell’edilizia come nell’industria?

E ancora, ci sarebbero tanti altri argomenti che rientrano nelle competenze del MITE, come il giusto utilizzo delle risorse naturali, la biodiversità, la salute alimentare, i nuovi materiali, l’uscita dalla plastica e le nuove tecnologie impiegate nell’agroalimentare.

Da non dimenticare che al ministero guidato da Cingolani sono stati assegnati ben 35 miliardi di euro del PNRR, in base a quanto previsto dal Decreto del Ministero delle Finanze 6 agosto 2021 recante Assegnazione delle risorse finanziarie previste per l’attuazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e ripartizione di traguardi e obiettivi per scadenze semestrali di rendicontazione”.
La fetta più grande dei famosi 191,5 miliardi di euro che dovrebbero arrivare nel nostro Paese, fino al 2026, in base al programma di interventi e verifiche previsto dal Recovery Plan.

Cingolani fa un passo di lato e il caro bollette è alle porte

Che fine faranno tutti questi percorsi ancora da compiere? Cosa rimarrà dei discorsi al mondo fatti al mondo in occasione di COP26 e del G20?

Forse Cingolani ci ripenserà, forse rivedrà le sue affermazioni e forse potrebbe anche ravvedersi e rimanere al suo posto, ma di fatto si apre una riflessione generale sul lavoro che il Governo Draghi sta portando avanti e sulle problematiche interne, di natura prettamente politica, che i suoi ministri chiave si trovano ad affrontare quotidianamente, con sempre maggiore difficoltà.

Di fatto, la portavoce del ministro Cingolani ha risposto, interrogata da Key4biz, smentendo le dimissioni.
Ha annunciato le dimissioni oppure si riferiva a quando finirà il lavoro da ministro?” La nostra domanda.

Chiaramente al lavoro da ministro. Non ha assolutamente annunciato dimissioni, infatti nell’intervista non si parla minimamente di dimissioni“, la risposta della portavoce.

Probabile, quindi, che resti in carica ancora a lungo.

Incubo caro bollette

Intanto il caro bollette si fa sempre più concreto e se non interverrà con maggiore decisione l’esecutivo si rischia un inverno pesante per le tasche degli italiani e per l’economia tutta.

Secondo stime Nomisma, nello scenario peggiore, rischiamo di dover pagare bollette più care il prossimo anno del +61% per il gas e del +45% per l’energia elettrica, per un possibile importo di 1.200 euro in più di spesa annua per l’energia.

In queste ore la Legge di Bilancio sta affrontando il passaggio alla Camera dei Deputati e al suo interno sono presenti misure per mitigare questi aumenti, con un fondo di 3,8 miliardi di euro (più un altro miliardo per le rateizzazioni). Il problema è che queste risorse non bastano e comunque non fermeranno l’aumento della spesa, che è stimato, nonostante gli interventi in programma, attorno al +40% per il gas e al +28% per l’energia elettrica (per una spesa media annua di 770 euro in più per famiglia).

Exit mobile version