Il primato

Cina, completato il più grande impianto al mondo di batterie al vanadio

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Nel cuore dello Xinjiang nasce il futuro dell’accumulo energetico. Mentre l’Europa rincorre, Pechino innova: 1 GWh di capacità, 1 GW solare e una svolta epocale per le rinnovabili.

In un momento storico in cui l’accumulo energetico è la vera chiave per garantire una transizione ecologica stabile e continuativa, la Cina alza l’asticella globale inaugurando il più grande impianto al mondo di batterie redox al vanadio. Un progetto titanico che conferma il ruolo di Pechino come leader strategico nell’energia pulita e nell’indipendenza tecnologica.

Un impianto da record

Con 200 MW di potenza e 1 GWh di capacità di accumulo, il nuovo sistema – sviluppato da China Huaneng Group – è integrato con un parco fotovoltaico da 1 GW. L’intero complesso si estende su 1.870 ettari nel distretto di Jimusar, nella regione autonoma dello Xinjiang, ed è stato realizzato con un investimento da 3,8 miliardi di yuan (oltre 520 milioni di dollari).

Una volta operativo, genererà 1,72 TWh di elettricità l’anno, evitando l’emissione in atmosfera di oltre 1,6 milioni di tonnellate di CO₂ ogni anno. Un risultato che parla chiaro: le energie rinnovabili hanno bisogno di accumulo, e la Cina ha trovato la chiave per farle funzionare 24 ore su 24.

Perché il vanadio?

A differenza delle più note batterie agli ioni di litio, le batterie redox al vanadio offrono numerosi vantaggi per l’uso su scala di rete:

  • Sicurezza elevata: non sono infiammabili.
  • Lunga durata: oltre 15 anni di vita utile.
  • Flessibilità progettuale: è possibile separare potenza e capacità.
  • Bassi costi operativi e manutenzione ridotta.

Il sistema può garantire cinque ore di scarica continua, agendo come buffer e stabilizzatore della rete in una delle aree più dinamiche (ma anche più complesse) della Cina dal punto di vista energetico.

Un modello per il mondo

Dietro il progetto, una rete di collaborazioni di altissimo profilo: PowerChina Northwest Engineering Corp., Dalian Rongke Power, l’Accademia Cinese delle Scienze e l’Università dello Xinjiang. Insieme, hanno trasformato una visione in realtà, superando ostacoli tecnici e integrando la nuova tecnologia in un contesto paesaggistico ed ecologico delicato.

Il sito di Jimusar fa parte del primo hub cinese integrato “eolico-solare-accumulo-idrogeno”, a dimostrazione di una strategia di decarbonizzazione su larga scala. La regione punta a collegare oltre 20 GW di nuova capacità di accumulo alla rete entro il 2025.

E l’Europa?

Mentre l’Italia e il resto dell’Europa cercano soluzioni per ampliare rapidamente le infrastrutture di stoccaggio, la Cina dimostra che visione a lungo termine, investimenti massicci e integrazione tra rinnovabili e accumulo sono la vera ricetta per una transizione energetica solida.

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