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Chip, gli Usa pronti a diffondere una black list per 30 società cinesi. Nel mirino la YMTC

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L'amministrazione Biden è pronta a inserire il produttore di chip Yangtze Memory Technologies (YMTC) e oltre 30 altre aziende cinesi in una black list commerciale che impedirebbe loro di acquistare componenti per chip negli Stati Uniti.

Vietare l’esportazione di componenti per semiconduttori verso la rivale Cina, per indebolirla.

L’amministrazione Biden è pronta a inserire il produttore di chip Yangtze Memory Technologies (YMTC) e oltre 30 altre aziende cinesi in una black list commerciale che impedirebbe loro di acquistare componenti per chip negli Stati Uniti.

Secondo quanto riporta Bloomberg, ai gruppi statunitensi sarà vietato vendere tecnologia alle società presenti nell’elenco a meno che non dispongano di una licenza di esportazione molto difficile da ottenere.

La tech war dei Chip

La decisione arriva dopo che il presidente Biden e il presidente Xi Jinping hanno tenuto il loro primo incontro di persona al vertice del G20 a Bali, in Indonesia. Inoltre, l’azione potenziale arriva due mesi dopo che gli Stati Uniti hanno presentato controlli severi sulle esportazioni di YMTC e di altre 30 aziende cinesi.

Mercoledì, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dichiarato che gli Stati Uniti che le azioni di Washington stanno causando interruzioni della catena di approvvigionamento. Ha aggiunto inoltre che Pechino prenderà provvedimenti per proteggere la sua industria dei chip.

Washington sta negoziando con Giappone e Paesi Bassi un accordo trilaterale per impedire alle aziende di vendere attrezzature per la produzione di chip alla Cina. L’obiettivo è rallentare il progresso della Cina, che mira a diventare la prima superpotenza economica.

L’azione segnerebbe un’altra escalation nella crescente guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina. Washington sta tentando di stroncare la capacità della Cina di sviluppare e produrre chip avanzati per applicazioni militari.

Un blocco delle esportazioni verso la Cina che potrebbe però trasformarsi in un boomerang per i produttori Usa. Se la Cina diventerà totalmente autosufficiente sul fronte dei chip, a parte il danno economico per i fornitori americani di componentistica, smetterà alla fine di rivolgersi agli Usa. Il che impoverirà il settore americano dei chip e l’innovazione del paese.

Chip: le regole usa sull’export del 7 ottobre 2022

Già ad ottobre l’amministrazione Biden aveva annunciato nuove restrizioni sulla vendita di chip e apparecchiature di produzione alla Cina. Le nuove misure mirano a rallentare i progressi tecnologici e militari di Pechino, attraverso una serie di controlli e divieti, incluso quello sulla vendita di alcuni prodotti avanzati se realizzati in qualsiasi parte del mondo con apparecchiature statunitensi.

Le regole prevedono il blocco delle spedizioni di un’ampia gamma di chip da utilizzare nei sistemi di supercalcolo cinesi che oggi molti Stati in tutto il mondo usano per sviluppare armi nucleari e altre tecnologie militari. 

Il Bureau of Industry and Security (BIS) del Dipartimento del Commercio, è riportato nel documento ufficiale dell’amministrazione Biden, sta “implementando una serie di aggiornamenti con lo scopo di controllare le esportazioni per proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e gli interessi di politica estera”. Questa decisione “limiterà la capacità della Repubblica popolare cinese di acquistare e produrre alcuni chip di fascia alta utilizzati nelle applicazioni militari… “.

I controlli sulle esportazioni annunciati “limitano la capacità della Cina di ottenere chip informatici avanzati, sviluppare e mantenere supercomputer e produrre semiconduttori avanzati. Questi elementi e capacità vengono utilizzati dalla Cina per produrre sistemi militari avanzati, comprese armi di distruzione di massa, migliorare la velocità e l’accuratezza del suo processo decisionale, pianificazione e logistica militare, nonché dei suoi sistemi militari autonomi e commettere violazioni dei diritti umani”, riporta il testo ufficiale (clicca qui per scaricare il pdf).

TSMC costruirà una seconda fabbrica negli Stati Uniti, investimento da 40 miliardi di dollari grazie al Chips act di Biden

Ad inizio di dicembre la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), il maggior produttore al mondo di semiconduttori, ha annunciato la costruzione di un nuovo impianto in Arizona, negli Stati Uniti. L’investimento, che si somma all’attuale costruzione di una prima fabbrica iniziata nel 2021 (e non ancora completata), sarà di 40 miliardi di dollari.

L’investimento di TSMC è uno dei maggiori investimenti stranieri nella storia degli Stati Uniti e il maggior investimento straniero in Arizona. La pandemia di coronavirus ha messo in luce la dipendenza statunitense dalla produzione cinese, con i lockdown che hanno provocato una carenza mondiale di chip, il cui utilizzo spazia dai computer agli smartphone, dai forni a microonde ai dispositivi medici, fino alle autovetture.

L’investimento da parte dell’azienda Taiwanese è stato favorito dal CHIPS Act, il piano di Biden per la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica e la produzione di semiconduttori: è diventato legge ad agosto e vale 280 miliardi di dollari in tutto, di cui 52,7 destinati alla manifattura di chip negli Stati Uniti. La legge prevede anche un credito d’imposta sugli investimenti del 25 per cento per le spese nelle attrezzature.

Soltanto il 12% del fabbisogno americano di chip viene prodotto a li vello domestico, rispetto al 37% degli anni ’90, e gli Usa non hanno le competenze per produrre in casa le componenti più sofisticate su ampia scala.