intelligenze artificiali

ChatGPT? Ci ruba il linguaggio non i pensieri

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Questi nuovi sistemi ‘intelligenti’ mostrano capacità inedite e in parte sconvolgenti per la loro similarità a funzioni che gli esseri umani hanno sviluppato in molti millenni.

Un tema che in queste settimane sembra appassionare non soltanto molti esperti di tecnologie digitali, ma anche molte persone che esperte non sono, è il lancio del nuovo sistema ChatGPT, realizzato negli USA dalla società OpenAI, capace di interagire online con le persone e fornire in tempo reale risposte alle loro domande in linguaggio naturale.

Proprio perché il sistema software ha questi scopi, invece di spiegarlo con parole mie, ho chiesto ad esso (lui?) stesso di spiegarci chi è. La sua risposta è stata questa: «Mi definisco un modello di linguaggio artificiale sviluppato da OpenAI, addestrato su un vasto corpus di testo per rispondere alle domande e completare i compiti linguistici assegnati. Il mio scopo principale è aiutare gli utenti fornendo informazioni accurate e tempestive.»

Questa sua risposta mi sembra chiara e utile a spiegare a tutti con poche parole di cosa stiamo parlando. Un sistema software capace di usare molto bene il nostro linguaggio per dialogare con gli umani pur non avendo capacità di pensiero, ma disponendo di algoritmi di elaborazione del linguaggio e di gigantesche quantità di informazioni che sfrutta per comunicare con noi in scioltezza o per scrivere testi che non hanno nulla da invidiare a quelli che gli studenti di liceo compongono nei loro temi o agli articoli che molti giornalisti scrivono per i giornali e per le TV.

Volendo riflettere sulle caratteristiche inedite di sistemi come ChatGPT che da qualche anno sono stati realizzati con algoritmi molto sofisticati, occorre iniziare con il dire che questi sistemi si stanno impossessando del nostro linguaggio, il quale fino a qualche anno fa è stato prerogativa unica degli esseri umani e che invece adesso ci viene ‘rubato’ dalle macchine in una sorta di passaggio di testimone che potrebbe avere risvolti storici.

Da adesso in poi dovremo confrontarci con il “linguaggio sintetico” che le macchine sanno generare pur senza avere capacità di pensiero. Un linguaggio di sintesi automatica ma che non ha nulla da invidiare a quello della gran parte degli esseri umani. La parola finora è stata dell’uomo, al più qualche bravo pappagallo è riuscito a ripetere, senza comprendere, una o due parole.

Oggi invece sono le macchine a prendere la parola e vogliono sostituirsi agli umani nel dialogo con altri umani. Lo fanno anche dietro la spinta finanziaria enorme fatta di decine di miliardi di dollari che stanno dietro i colossi informatici che lavorano a questi sistemi. Lo fanno con molta naturalezza anche se ancora sembrano un po’ naif ma in breve tempo miglioreranno tanto perché sistemi come ChatGPT, mentre dialogano in italiano o in inglese con le persone, apprendono da loro nuovi concetti, nuove informazioni, nuovi modi di dire e li memorizzano nei loro immensi archivi per non scordarli mai più e usarli ogni volta che serviranno. Insomma, mentre milioni di utenti nel mondo ‘giocano’ a fare domande e a mettere in difficoltà ChatGPT, il sistema impara tantissime cose da questi milioni di persone e così diventa più informato e più ‘intelligente’.

Le capacità che hanno sistemi come ChatGPT di simulare il linguaggio nella sua forma di testo, di adattarlo al contesto del dialogo, di memorizzare conoscenze e informazioni, di creare sequenze di frasi e di argomenti e di articolare risposte costruendo dialoghi con i suoi interlocutori umani, sono il risultato di una combinazione molto complessa di algoritmi, di modelli matematici di generazione di termini delle lingue, di dati e di archivi digitali conservati su sistemi cloud. Tutto questo non è sufficiente per poter affermare che questi sistemi pensano, ma certamente si può dire che imitano molto bene il pensiero umano quando questo agisce per comporre risposte o per argomentare su questioni di cui ha conoscenza.

L’avvento del linguaggio sintetico può cambiare molti scenari sociali e lavorativi, può sconvolgere meccanismi finora scontati e relazioni consolidate in tutti i settori che si alimentano di parole, di scrittura, di discorso, in una parola di linguaggio. I computer che si impossessano della nostra lingua, che imparano a orchestrare le parole come bravi saggisti possono generare nuovi scenari per i quali molti umani non sono pronti. A questo occorre aggiungere che capacità altrettanto sorprendenti le hanno altri sistemi simili che sono capaci di produrre brani musicali, opere d’arte o video artificiali che appaiono del tutto reali.

ChatGPT e i nuovi sistemi intelligenti simili agli essere umani

Questi nuovi sistemi ‘intelligenti’ mostrano capacità inedite e in parte sconvolgenti per la loro similarità a funzioni che gli esseri umani hanno sviluppato in molti millenni. Il loro impatto sulle nostre esistenze sarà significativo e presenta caratteri di irreversibilità perché dalle invenzioni, anche volendo, non si riesce a tornare indietro. Dunque, a noi rimane il bisogno di comprendere bene l’effetto di questi strumenti sulle nostre giornate e sul nostro essere, e la necessità di capire di fronte a questi “saperi artificiali” cosa rimane delle prerogative umane e cosa questi sistemi automatici ci stanno sottraendo forse per sempre. ChatGPT è soltanto l’ultimo rappresentante di una moltitudine di apparati digitali che ambiscono a impossessarsi delle nostre abilità e di sostituirci in molte cose che finora soltanto noi umani abbiamo saputo fare. La tendenza in questa direzione non si arresterà. Anzi, con il passare del tempo, si alza sempre più il livello delle sfide che le macchine ‘intelligenti’ hanno ormai lanciato agli esseri umani e ciò richiede da parte nostra di affinare le capacità di pensiero e di azione per non perdere il ruolo storico che finora abbiamo avuto.

Dopo aver finito di scrivere questo testo, ho pensato di chiedere a ChatGPT cosa ne pensasse della eventualità che possa sostituire molti umani nella scrittura di testi. La sua risposta, parola per parola, è stata questa:  «Come modello di linguaggio artificiale, non ho la capacità di pensare o provare emozioni, quindi non posso esprimere un’opinione personale. Tuttavia, posso dire che i modelli di linguaggio artificiale come me sono stati sviluppati per aiutare gli esseri umani e semplificare alcuni compiti linguistici, come la generazione di testo o la risposta a domande specifiche. In alcuni casi, i modelli di linguaggio artificiale possono essere utilizzati come strumento di supporto per la scrittura di testi, ma non sono in grado di sostituire completamente gli esseri umani. Ci sono molte sfide e limitazioni nell’utilizzo dei modelli di linguaggio artificiale per la scrittura di testi, come la comprensione del contesto e la capacità di produrre testo originale e creativo. In definitiva, i modelli di linguaggio artificiale possono essere un utile strumento per la scrittura di testi, ma non possono sostituire completamente la creatività e l’abilità di scrittura degli esseri umani.» Questa è una risposta molto saggia e diplomatica, in parte è ottimistica nei confronti degli esseri umani e dunque dovrebbe rassicurarci, se non fosse che è stata concepita interamente da una macchina.