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Chatbot e IA ruberanno il 25% del traffico ai motori di ricerca entro il 2026

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L’intelligenza artificiale sta modificando in profondità il nostro modo di stare in rete e anche le ricerche di notizie, informazioni, prodotti e servizi sta passando sempre di più attraverso chatbot e altri agenti artificiali, tanto da incidere in maniera crescente sul volume di query che ogni giorno si sviluppa sui motori di ricerca tradizionali. Lo studio.

L’IA per cercare risposte e notizie

L’intelligenza artificiale (IA), i chatbot e altri agenti virtuali di assistenza all’utente di rete stanno progressivamente sostituendo il lavoro dei motori di ricerca. Questi servizi, infatti, se ben interrogati, offrono risposte che possono quasi sempre sostituire le query generate dai tradizionali motori di ricerca.

Secondo un nuovo report pubblicato da Gartner, si stima che entro il 2026 il volume di utilizzo dei motori di ricerca diminuirà del 25%.

Il dato comporterà dei cambiamenti profondi nel rapporto tra utenti e web. Le società di marketing e comunicazione stanno già ripensando le proprie strategie sui canali di marketing tradizionali, perché l’IA si sta ormai integrando sempre più velocemente in tutta l’organizzazione.

Certo, la qualità e la funzionalità dei contenuti generati dall’IA saranno fondamentali per creare una gerarchia delle risposte nei risultati di ricerca (d’altronde, il volume di contenuti prodotti dall’IA generativa è e sarà sempre più vasto).

Ovviamente, si inizia a porre in maniera chiara ed evidente a tutti che la proliferazione incontrollata di questi contenuti “made in AI” è un problema di non poco conto, su cui si deve intervenire.

Sostituire completamente i motori di ricerca con l’IA? Vantaggi e sfide

L’idea di sostituire completamente i motori di ricerca con l’IA non solo è possibile, nel tempo, ma potrebbe da un lato offrire crescente vantaggi e allo stesso tempo però comportare delle sfide rilevanti:

Vantaggi:

  1. Personalizzazione avanzata: ‘IA potrebbe offrire risultati di ricerca ancora più personalizzati, adattandosi alle esigenze e ai comportamenti individuali degli utenti.
  2. Comprensione del linguaggio naturale: Gli algoritmi di IA potrebbero essere in grado di comprendere meglio le query complesse e ambigue, migliorando la precisione dei risultati di ricerca.
  3. Approccio più dinamico: ‘IA potrebbe essere in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nelle preferenze degli utenti e nelle tendenze di ricerca, offrendo risultati più rilevanti nel tempo.
  4. Integrazione con altre tecnologie emergenti: ‘IA potrebbe essere integrata con tecnologie emergenti come la realtà aumentata e la realtà virtuale per offrire esperienze di ricerca più immersive e interattive.

Sfide:

  1. Bias algoritmici: l’IA potrebbe introdurre nuovi rischi legati al bias algoritmico, con il potenziale di perpetuare pregiudizi o discriminazioni presenti nei dati utilizzati per il training.
  2. Controllo e trasparenza: spostare il controllo dei risultati di ricerca completamente nelle mani dell’IA potrebbe sollevare preoccupazioni riguardo alla trasparenza e alla responsabilità delle decisioni algoritmiche.
  3. Protezione della privacy: l’elaborazione delle query di ricerca da parte di sistemi di IA potrebbe sollevare preoccupazioni sulla protezione della privacy degli utenti e sull’uso dei loro dati personali.

Il watermarking per distinguere i contenuti creati dall’uomo da quelli creati dall’IA

Uno degli svantaggi dell’adozione di questa tecnologia, infatti, è che sta diventando sempre più difficile differenziare i contenuti generati dall’uomo dai quelli sintetici generati dall’intelligenza artificiale, consentendo potenzialmente condotte illegali e dannose.

Governi e autorità regolatorie di tutto il mondo stanno quindi riflettendo su come progettare e implementare tecniche di “watermarking” per garantire un ambiente artificiale affidabile.

La Cina ha già adottato misure per vietare le immagini generate da ogni IA senza autenticazione, mentre l’amministrazione statunitense è stata incaricata di sviluppare meccanismi efficaci di etichettatura e identificazione della provenienza dei contenuti in modo che gli utenti finali siano in grado di determinare quando il contenuto viene generato utilizzando l’IA e quando no.

La stessa cosa è stata fatta in sede di G7 e dall’Unione europea con l’AI Act, con l’obiettivo di sviluppare sistemi di tracciamento di ogni contenuto generato artificialmente.

È un diritto del consumatore, non un rifiuto della tecnologia.