Piccoli schermi

Causeries. Rivoluzione digitale? Ma è la vecchia Tv che fagocita il computer

di Stefano Mannoni |

Il traffico non è l’audience, che va conquistata con metodi consolidati da 70 anni a prescindere dal mezzo di trasmissione televisiva.

Causeries è una rubrica settimanale sulle criticità dei mercati della convergenza e il loro rapporto con le grandi tematiche della regolazione, curata da Stefano Mannoni, professore di Diritto delle Comunicazioni presso l’Università di Firenze. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Chi lo avrebbe mai detto? Il nuovo secolo si è aperto con una enunciazione stentorea: il computer avrebbe divorato la televisione. Orbene secondo M. Wolff, Television is the New Television. The unexpected triumph of old media in the digital media age, Penguin, 2015 sta succedendo proprio il contrario: è la vecchia televisione, con la sua consolidata struttura narrativa, che fagocita il computer, asservendolo ai propri bisogni.

Netflix ne è un esempio.

Non è il computer a trionfare ma i contenuti premium distribuiti su più piattaforme. “Non è Netflix che porta il digitale alla televisione, ma, del tutto chiaramente, Netflix porta la programmazione televisiva e i suoi valori e comportamenti – come lo spettatore passivo – allo schermo da computer, strumento fino ad ora interattivo e relazionale”.

Il punto è che il mondo del computer ha confuso il traffico, di cui dispone in abbondanza, con l’audience che è tutt’altra cosa perché va conquistata con metodi consolidati da 70 anni a questa parte.

In più la televisione ha avuto la furbizia di diversificare le sue fonti di finanziamento: non più solo vendere il pubblico agli investitori pubblicitari, ma esigere un abbonamento da parte dei propri affiliati.

L’impressione è che l’autore abbia ragione.

Il mondo dei media si è preso una riscossa formidabile su quello dell’High Tech che diviene commodity rispetto al vero principe dell’intrattenimento: il contenuto premium (e non le news). E non ci si improvvisa dall’oggi al domani dispensatori di sport o di soap opera. Lo apprendono a loro spese le industrie del nuovo millennio che si sono avventurate baldanzose su un terreno a loro ignoto.

Del resto i dati dell’industria pubblicitaria non sono poi così disastrosi per i vecchi media: non vi è stato affatto un abbandono in massa.

Morale: la vecchia TV è ancora un ottimo affare e continuerà per un bel pezzo a condizionare il pubblico, sui tanti tavoli che gli si offrono, dal divertimento alla politica. In breve: “Il digitale con il suo protocollo IP è diventato parte del business della televisione”.