Legge di Stabilità

Canoni frequenze tv, salta la norma del Governo. Si torna allo schema Agcom

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La Commissione Bilancio del Senato ha respinto l’emendamento del Governo sui canoni delle frequenze tv. Si riapre il confronto sulla Delibera Agcom.

Nessun ‘congelamento’ del canone per le frequenze televisive. La Commissione Bilancio del Senato ha dichiarato ‘inammissibile’ l’emendamento del Governo alla Legge di Stabilità che è quindi stato ritirato.

La motivazione sarebbe legata all’impossibilità di rispettare con questo emendamento la delibera predisposta dall’Agcom.

Per calcolare i contributi annuali per l’utilizzo delle frequenze tv del digitale terrestre bisognerà far riferimento allo schema predisposto dalla Delibera Agcom, approvata a settembre.

Un provvedimento controverso quello dell’Autorità che ha sollevato diverse obiezioni anche all’interno della stessa Agcom: il commissario Antonio Nicita si era infatti astenuto dal voto mentre il presidente Angelo Cardani aveva votato contro.

Il nodo cruciale di questa delibera è stato illustrato da Nicita in una lunga intervista a Key4biz nella quale spiegava i motivi della sua astensione, dovuta a quattro ragioni di carattere tecnico ed economico: “La metodologia economica di calcolo del valore d’uso, la mancata asimmetria di trattamento tra i due operatori verticalmente integrati, eredi della posizione dominante congiunta nel mondo analogico; la soluzione coerente del tema dell’invarianza di gettito richiamato dalla legge e infine l’applicazione di un meccanismo di progressività o glide path applicato indistintamente a tutti, equivocando il senso del principio di non discriminazione che va sempre sposato con il principio del pluralismo”.

Sulla questione si era prontamente mosso il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, che aveva lavorato all’emendamento, spiegando che bisognava “trovare una modalità per rinviare di un anno le determinazioni dell’Agcom” con un regime provvisorio che prorogasse le disposizioni precedenti per avviare in seguito un processo per ridisegnare l’intero schema.

Giacomelli aveva spiegato nell’audizione in Vigilanza che “…il quadro normativo su cui ha lavorato l’Agcom per la definizione dei nuovi criteri non ha mai compiutamente preso atto del passaggio dal sistema analogico e quello digitale, nel quale emergono due categorie distinte, quella degli operatori di rete e dei fornitori di contenuti”.

Vi è infine da considerare la procedura di infrazione che pende sul sistema televisivo italiano a Bruxelles: la delibera Agcom così com’è non aiuterebbe a superare la procedura d’infrazione sul settore televisivo.

Molti hanno criticato il provvedimento dell’Autorità perché garantirebbe un consistente sconto a Rai Mediaset sui canoni, il che non sarebbe benvisto in Europa in ottica di superamento della procedura di infrazione in essere nei confronti dell’Italia.

Secondo Giacomelli, infine, “vi è il rischio che sia spostato sull’emittenza locale un rischio e un onere da rendere impraticabile quel mercato per qualsiasi operatore”.

 

Il sistema deliberato prevede, infatti, non solo meno introiti per lo Stato, in un momento di grave crisi, ma soprattutto un alleggerimento per gli incumbent e un aumento dei canoni d’affitto per chi è solo operatore di rete oltre che per le tv locali.

Secondo alcune stime, i due principali operatori tv pagherebbero, per il 2014, 13 milioni ciascuno, anziché 50 in totale, come avveniva quando il canone era calcolato sulla base del fatturato. Altre stime parlano di un risparmio per i due incumbent ancora maggiore: 23 milioni per la Rai e 17 per Mediaset nel 2014, con minori entrate per l’Erario di oltre 39 milioni rispetto al 2013, a causa del maggior esborso per altri operatori nazionali.

Ieri però la Commissione Bilancio del Senato ha dichiarato ‘inammissibile’ l’emendamento predisposto dal Governo che di fatto congelava il vecchio sistema per il canone delle frequenze tv.

Adesso per i pagamenti bisognerà seguire lo schema predisposto dall’Agcom che per la delibera si è conformata al dettato dell’art. 3-quinquies del decreto- legge n. 16 del 2012, assumendo come valore di riferimento il prezzo di aggiudicazione delle frequenze Tv nell’asta conclusasi nel mese di giugno.

La delibera prevede un incremento del contributo per ogni multiplex addizionale in funzione anti-concentrativa; un incentivo per l’utilizzazione di tecnologie innovative; un trattamento differenziato per gli operatori locali in ragione della peculiarità del settore.

Quanto al criterio dell’applicazione progressiva del nuovo sistema di contributi di cui al comma 4 del citato art. 3-quinquies, l’Autorità ha suggerito la definizione di un glide path volto a garantire la progressività dell’imposizione e la parità di condizioni tra operatori.