Dibattito

Canone Rai e servizio pubblico, botta e risposta fra Calenda e Gacomelli

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Secondo il ministro del Mise Calenda il sistema del canone per il servizio pubblico non funziona più. La pensa diversamente il sottosegretario alle Comunicazioni Giacomelli, secondo cui il ruolo della Rai è irrinunciabile.

Visioni diverse al Mise sul futuro del servizio pubblico, sul canone e sul ruolo della Rai. Il botta e risposta fra il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il sottosegretario del Mise con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli è andato in scena, a distanza, ieri sera. A lanciare per primo il tema del canone è stato il ministro Calenda, “E’ un sistema vecchio che non funziona più. Il mio pensiero personale è che la Rai va privatizzata e va dato il canone a chiunque fa progetti che hanno un valore di servizio pubblico”. Così il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda durante il “Faccia a faccia” di Giovanni Minoli ieri su La7. “La gente che guarda la televisione interessa avere il prodotto non chi lo offre”, ha aggiunto il ministro, precisando che si tratta di una sua idea e che non si realizzerà mai.

 

La replica di Giacomelli

La replica all’interno del governo Gentiloni è arrivata a stretto giro dal sottosegretario Antonello Giacomelli, che a margine della Leopolda si è dissociato dal pensiero del ministro: “E’ una idea personale di Calenda, come ha detto lui stesso. Io penso ci sia ancora più bisogno del servizio pubblico e complessivamente del ruolo che la Rai e solo la Rai garantisce. E più in generale non condivido le privatizzazioni di asset strategici del paese altrimenti, come la storia dimostra e come Calenda sa bene, bisogna poi ricorrere al golden power per limitare i danni”.

Fra le righe il non troppo velato riferimento del sottosegretario alla vicenda Tim-Vivendi, dopo l’intervento del Governo con l’esercizio dei poteri speciali per la tutela degli asset strategici dell’azienda controllata di fatto (secondo la Consob) dal gruppo francese. Privatizzare la Rai sarebbe quindi un rischio secondo Giacomelli, che ha colto l’occasione per sottolineare il successo del canone in bolletta: “Con il canone in bolletta ed il conseguente recupero dell’evasione abbiamo posto la base per dare dal 2019 alla Rai totale autonomia finanziaria e certezza di risorse e per lasciare di più agli editori privati di tv e carta stampata le risorse proprie del mercato. Questa è la strada da percorrere se si vogliono sostenere la Rai e tutti gli editori italiani e se si vuole fortificare il sistema paese”.

Nessuna controreplica di Calenda, che peraltro aveva già detto che la sua è un’idea al momento irrealizzabile.

Calenda: Bollorè in Italia come un raider

Durante la puntata è tornato a parlare anche degli investimenti fatti da Vivendi in Italia in Mediaset e in Tim. Il presidente di Vivendi Vincent Bollorè, secondo Calenda, “è un grande imprenditore che si è comportato in questa situazione come un raider e poi, forse, ha capito”, ha ribadito Calenda, aggiungendo poi: “non vieni e fai un’operazione su un’azienda come Mediaset, senza dire cosa ci vuoi fare, senza spiegarlo al Paese, mentre il Paese sta votando il nuovo Governo. Se l’avessimo fatto noi in Francia, ci avrebbero preso a calci nel sedere. Mi è parso giusto dare un contributo affinché questo si verificasse per una volta a parti inverse”.

Calenda ha quindi chiuso precisando che, a difesa degli interessi italiani, “in Tim per la prima volta abbiamo usato una norma che si chiama golden power che dà una serie di prescrizioni durissime, tra le quali il fatto che noi dobbiamo avere il gradimento di una persona in cda, e ci deve essere un organo dedicato alla sicurezza e che loro non possono spostare gli investimenti sulla rete”.