il file con i 353 nomi

Caduto Renzi, Diego Piacentini dovrà decidere cosa fare: il top manager o il funzionario della PA?

di Francesca Cederna |

Matteo Renzi ha creato un esercito di 353 consulenti di Palazzo Chigi (in allegato nomi e retribuzioni) per accontentare tutti e sul filo di lana, prima delle dimissioni, ha avuto anche il tempo di nominare i sei della struttura di Piacentini

Poco prima di andar via, il governo Renzi, che nel corso di 2 anni ha gonfiato a dismisura la lista dei consulenti di Palazzo Chigi, ha trovato anche il tempo di nominare proprio sul filo di lana (qualche attimo prima delle dimissioni) i 6 consulenti scelti da Diego Piacentini, Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale, attraverso una chiassosa quanto inutile selezione (costruita con finalità puramente mobilitative e di campaign dal momento che i nomi erano tutti ben noti e vicini alla struttura di selezione).

I 6 consulenti fanno parte di un ben più ampio elenco con numeri che forse mai prima Palazzo Chigi aveva raggiunto: 353 incarichi di consulenza fino ad un massimo di importo annuo di 160.000 euro all’anno (Vai all’elenco completo dei consulenti di Palazzo Chigi nominati da Renzi).

Certo, si dirà, le nomine dell’ultimo minuto, prima di uscire da Palazzo, sono una consuetudine della politica.

Spesso sono un vezzo di riconoscenza o servono a fare da ponte per posizioni future.

Nel caso dei 6 consulenti di Piacentini, ci si chiede perché procedere con nomine che fanno capo a una struttura che forse non resisterà all’assenza di Renzi.

Ma la domanda è anche mal posta.

L’uscita di Renzi, già prevista da Palazzo Chigi (i sondaggi quotidiani che arrivavano a Palazzo non davano adito ad equivoci), avrebbe dovuto dar luogo ad un governo di transizione, con passaggi repentini tali da consentire l’andata alle urne e la ricandidatura di Renzi al nuovo governo attraverso la legittimazione del voto popolare.

Così non è stato.

Il nuovo governo che ha giurato qualche giorno fa è andato lì per rimanere anche fino alla fine naturale della legislatura e a questo punto non si capisce cosa ci farà lì Piacentini in tutti questi mesi (e cosa ci faranno lì i 6 consulenti).

Pensare che il vicepresidente di Amazon venga a fare il Commissario Straordinario in base a un accordo con il presidente del Consiglio che lo ha voluto lì è un conto. Discutibile, controverso, ma ci può stare.

Pensare che Piacentini si mette a fare il commis di Stato, con un presidente del consiglio diverso da quello che lo ha scelto, fa semplicemente sorridere. Vederlo partecipare, lui vice presidente di Amazon in aspettativa, con quasi 90 milioni di dollari di stock option, al convegnino di Reggio Calabria sulla PA digitale che cambia, sembra una scena da Scherzi a parte.

Appena realizzato il mutato clima, ovvero nei prossimi giorni, Piacentini dovrà forse decidere cosa fare e prendere atto che la sua presenza difficilmente potrà muoversi come avrebbe voluto a causa del mutato clima.

Ce ne faremo una ragione.