L'intervento

BreakingDigital. Dall’India un freno all’algoritmo: stop al ‘web gratis’ di Facebook

di Michele Mezza, (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) - mediasenzamediatori.org |

L’India per la prima volta apre la stagione della negoziazione dei sistemi digitali e blocca i servizi di connessione gratuiti di Facebook, che così chiudeva gli utenti nel recinto dei suoi servizi

BreakingDigital, rubrica a cura di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) –mediasenzamediatori.org. Ultimo libro pubblicato Giornalismi nella rete, per non essere sudditi di Facebook e Google,Donzelli editore. Analista dei processi digitali e in particolare delle contaminazioni social del mondo delle news. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Come si fa a negoziare con i mastodontici poteri dell’algoritmo? Lo ha spiegato la TRAI, l’ente di sorveglianza delle telecomunicazioni del governo indiano come si fa. Si bloccano i servizi più remunerativi dei grandi net provider se violano l’autonomia e sovranità nazionale.

Da oggi la TRAI ha bannato  Frebasics, il servizio di connessione gratuito di  Facebook  in India, ingiungendo al social di Mark Zeckerberg di liberalizzare gli accessi alla rete garantiti dal suo network di connessione.

Infatti, il sistema di Facebook che permetteva a milioni di indiani – l’India con 1 miliardo e 100 milioni è il paese con il maggior numero di utenti della rete – di navigare senza costi con il proprio smartphone.

Con il piccolo dettaglio che gli utenti potevano accedere solo all’universo Facebook e dintorni, escludendo tutti i principali concorrenti come Twitter, Google e Amazon, oltre a molti siti indiani.

Ovviamente la decisione si presta a molteplici interpretazioni. Per alcuni si tratta di una reazione, sollecitata dai potenti service provider locali che si erano visti sottratti una numerosissima clientela, passata armi e bagagli a Facebook.

Ma il dato che appare evidente, oltre al gioco di lobbies incrociato, riguarda il fatto che l’India         per la prima volta apre la stagione della negoziazione dei sistemi digitali.

Non si tratta di interferire con la libertà di esercizio di un sistema di comunicazione, come avevano fatto i cinesi con Google.

Qui il tema è la discrezionalità del comportamento dei monopoli digitali, che si espandono sulla spinta della propria potenza economica che gli permette di offrire gratuitamente servizi pregiati.

A fronte di questo offerta gli OTT ottengono di poter manovrare a loro piacimento utenti e comunità, gestendo a propria discrezione dati e algoritmi.

Tanto più il quadro diventa allarmante con la virata verso l’intelligenza artificiale che vede i grandi fornitori di servizi trasformare le proprie infrastrutture in sistema di sofisticata automatizzazione del pensiero.

L’obiettivo è la sostituzione dell’economia delle app con sistemi ancorati ad agenti intelligenti che in cambio di un accesso friendly ad ogni servizio pretenderanno di condizionare e guidare i comportamenti sociali di milioni di utenti.

In questo contesto poter animare una negoziazione, una contrattazione dei modi e delle forme di questo scambio diventa essenziale.

L’esempio del governo indiano mostra alla stessa Europa come si possa e si debba andare oltre la pur legittima rivendicazione fiscale, ponendo il tema di una trasparenza dell’algoritmo come garanzia dei diritti di cittadinanza in una rete sempre più intelligente.