L'annuncio

Bolloré non rinuncia all’Italia, investimenti in Tim e Mediaset confermati

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Vivendi non ha intenzione di abbandonare l’Italia, nonostante le notevoli difficoltà incontrate con la doppia partecipazione in Tim (23,9%) e Mediaset (29,9% ma congelati sotto il 10%).

Vivendi non ha intenzione di abbandonare l’Italia, nonostante le diverse difficoltà incontrate con la doppia partecipazione in Tim (23,9%) e Mediaset (29,9% ma congelati sotto il 10%). Il gruppo francese, che all’assemblea generale del 5 maggio ha perso la maggioranza del Cda di Telecom, dopo lo scontro con il fondo attivista Elliott, che ha conquistato 10 posti in Cda lasciandone 5 al gruppo francese. Lo ha detto oggi in assemblea Vincent Bolloré, che in passato ha anche minacciato di convocare una nuova assemblea per cambiare l’attuale nuovo managament, ma che per il momento aspetta l’evolvere della situazione.

“Per il momento non sono colpito da quello che stanno facendo”, ha sottolineato Bolloré riferendosi alle ultime mosse di Elliott in Tim. “Finché non smantellano, lasceremo le cose come stanno”. Vivendi, riporta la Reuters, ha investito 4 miliardi di euro in Telecom, una cifra che secondo gli analisti difficilmente riuscirebbe a riprendere qualora vendesse la partecipazione in Telecom oggi, secondo quanto riportano alcuni analisti. “Sono solo interessato al prezzo del titolo (Telecom)”, ha sottolineato Bolloré che esclude quindi di vendere la partecipazioni in perdita.

Primi ostacoli per Elliott

La nuova Tim a trazione Elliott è impegnata in una difficile trattativa con i sindacati sul piano di esuberi, mentre l’Agcom dovrà a breve (forse già la settimana prossima) esaminare il piano di separazione della rete e nel contempo fissare i nuovi prezzi di accesso wholesale alla rete.

Vivendi è anche il secondo socio di Mediaset con il 29,9% dei diritti di voto, congelati a sotto il 10% proprio a causa della doppia presenza in Telecom e in Mediaset. Bolloré ha sempre sognato un’alleanza fra i due poli della pay tv, anche se ormai da mesi è in causa con il Biscione (che insieme a Fininvest chiede un risarcimento di 3 miliardi) dopo il dietrofront sull’acquisizione di Premium di quasi due anni fa. “L’Italia non è un affare concluso”, ha detto nel corso dell’assemblea degli azionisti di Vivendi.“E’ un affare che alla fine darà i suoi frutti – ha aggiunto – Continuo a credere che quello che sta avvenendo li è interessante”.

Vivendi, niente lista per rinnovo Cda Mediaset

Nel frattempo, secondo il Messaggero di oggi,Vivendi non presenterà una lista per il rinnovo del cda di Mediaset in programma il prossimo 27 giugno. A sostegno della decisione ci sarebbe il timore che una sua contemporanea presenza nei board di Mediaset e Tim – dove ha cinque consiglieri – potrebbe portare le autorità a riscontrare nuovamente la sussistenza di una forma di “influenza notevole” e, quindi, a intervenire nuovamente dopo quanto stabilito ad aprile 2017 in applicazione del Tusmar.

L’Agcom ha sancito che Vivendi, in base ai tetti fissati dalla legge Gasparri, non possa essere contemporaneamente collegata ad entrambe le società, considerato che detiene oltre il 20% di Tim e oltre il 10% di Mediaset. Per ottemperare alla delibera, Vivendi ha intestato il 19,95% della propria quota votante (pari al 29,9%, ovvero il 28,8% del capitale sociale) al trust Simon Fiduciaria.

In attesa dell’udienza al Tar del Lazio, del prossimo 4 luglio, su ricorso della stessa Vivendi, Parigi avrebbe quindi preferito non esporsi con una lista per quanto di minoranza e in grado potenzialmente, dati i numeri in gioco, di assicurare un solo consigliere.

Secondo i legali francesi, il Tusmar non avrebbe più ragione di applicarsi in quanto Vivendi non avrebbe più né il controllo né la direzione e coordinamento su Tim. Di diverso avviso la linea dell’Agcom. La scadenza per la presentazione delle liste è fissata per sabato 2 giugno.

Resta da capire se, dopo la nomina del nuovo Governo giallo-verde, cambieranno gli equilibri e se Vincent Bollorè riprenderà le trattative con Silvio Berlusconi in cerca di una tregua.