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Bitcoin, ogni transazione consuma 16 mila litri di acqua. Lo studio

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Bitcoin e criptovalute, nuovi strumenti finanziari

Una valuta paritaria, basata su un algoritmo, decentralizzata e digitale, la cui implementazione è determinata sui principi della crittografia e la generazione di valore senza alcune emittente. Così è stato presentato al mondo il sistema di pagamento Bitcoin da Satoshi Nakamoto nel 2008 (uno pseudonimo per nascondere la vera identità di chi è considerato il padre di questa criptovaluta).

Paritaria perché alla stregua di altre monete aventi corso legale (come il dollaro o l’euro), basata su un algoritmo che permette di renderlo uno strumento matematico di calcolo, decentralizzata dal sistema bancario vigente e da qualsivoglia forma di governo che possa controllarne la distribuzione o la creazione.

Basata su principi di crittografia per renderla più sicura e per tutelare la privacy di chi la utilizza, ma anche su principi di “generazione di moneta in se”, cioè senza alcun emittente dal momento che la generazione di bitcoin è predeterminata e non può essere ne aumentata ne diminuita.

Tutte le transazioni sono pubblicate online in un libro mastro, chiamato blockchain, che consente a chiunque e in qualsiasi momento di aggiornarsi sul flusso di bitcoin.

L’obiettivo del sistema bitcoin è creare una moneta che sia libera dal potere centralizzato di emissione delle banche centrali e dal controllo oligopolistico delle banche commerciali sui sistemi di pagamento, offrendo la possibilità di custodire e trasferire denaro in forma sicura e anonima in qualunque parte del mondo.

In sintesi, uno strumento finanziario considerato rivoluzionario rispetto a tutti gli altri esistenti e in grado di trasformare in profondità il modo in cui avvengono le transazioni economiche in tutto il mondo.

Elevati livelli di consumo energetico ed idrico per il mining

Ma a quale costo in termini di consumo di risorse energetiche ed idriche?
Un recente studio delle Nazioni Unite, condotto su 76 Paesi di tutto il mondo, il mining di Bitcoin durante il biennio 2020-2021 ha consumato 173,42 TWh di energia elettrica.

L’incremento di prezzo di questa criptovaluta del +400% nel periodo di tempo considerato ha determinato un aumento dei consumi energetici del 140% su scala mondiale.

Un nuovo studio condotto da Alex de Vries, ricercatore presso la Vrije Universiteit Amsterdam, ha invece calcolato che per ogni transazione di Bitcoin nel 2021 si sono consumati mediamente 16 mila litri di acqua (6,6 milioni di volte in più rispetto ad ogni passaggio di carta di credito).
Nel 2020 si sono effettuate 113 milioni di transazioni di questa criptovaluta, circa 98 milioni nel 2021.

Nel 2021 complessivamente il mining di Bitcoin ha richiesto 1.600 gigalitri di acqua (+166% in un anno), necessaria a raffreddare le apparecchiature informatiche ed elettroniche necessarie a quest’attività e centrali di generazione dell’energia elettrica che alimentano tali sistemi.

Fino al 20% di questi consumi sono considerati diretti (cioè acqua per il raffreddamento delle apparecchiature), il resto sono indiretti e relativi all’intera catena di approvvigionamento.

Per il 2023 lo studioso ha calcolato che tra estrazione ed utilizzo dei Bitcoin (quindi mining + transazioni) a livello mondiale arriveremo a consumare più di 2.237 gigalitri di acqua sul pianeta.

1 gigalitro equivale a 1.000.000.000 di litri di acqua.

L’impatto positivo delle rinnovabili sul Bitcoin

La transizione energetica ed ecologica sta comunque cambiando rapidamente questa situazione, perché sempre più energia elettrica è generata da impianti di fonti energetiche rinnovabili, come eolico, solare e idroelettrico, e nel complesso cresce l’efficienza energetica.

Il passaggio dal sistema di mining “Proof-of-Work” ad uno “Proof-of-Stake per la criptovaluta Ethereum, ad esempio, ha consentito di ridurre sensibilmente il consumo energetico, semplicemente modificando il software e ricorrendo ad alimentazione da fonti rinnovabili.

I combustibili fossili costituivano circa il 62% del mix energetico di Bitcoin nel gennaio 2022, rispetto al 65% dell’anno precedente, secondo la ricerca del Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index (CBECI).

Mentre il livello del carbone è sceso al 37% dal 47%, bitcoin è diventato più dipendente dal gas, che a gennaio rappresentava un quarto del suo mix energetico contro il 16% dell’anno precedente.

Il ruolo delle fonti energetiche rinnovabili e del nucleare nel mix è leggermente aumentato, toccando circa il 38% dal 35% dell’anno prima. L’idrogeno è sceso al 15% da circa il 20%.

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