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Big Tech, le filiali italiane generano 4,6 miliardi euro l’anno di ricavi. Ma pagano solo 80 milioni di tasse

Il fatturato aggregato delle filiali italiane delle Big tech company nel 2020 ha raggiunto i 4,6 miliardi di euro occupando oltre 13mila lavoratori. Il dato, relativo al 2020, emerge dall’indagine annuale sulle maggiori Software & Web companies mondiali redatto dall’area Studi Mediobanca, che ha rilevato come rispetto al 2019 si calcolano quasi tremila dipendenti in più, in massima parte assunti dalle società del Gruppo Amazon che vanta il maggior numero di occupati in Italia (8.193 unità nel 2020).

E il fisco italiano? Nel 2020 le filiali dei giganti del web, spiega l’indagine, hanno versato al fisco italiano quasi 80 milioni di euro per un tax rate effettivo del 31,4%. Considerando anche l’accantonamento per il pagamento della Digital Service Tax, il tax rate salirebbe al 40%.

Per quanto riguarda invece la fiscalità negli altri Paesi, continua l’indagine, nel 2020 circa il 40% dell’utile ante imposte delle 25 multinazionali del web è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale di 10,7 miliardi di euro nel 2020 e di 24,5 miliardi di euro nel triennio 2018-2020. L’aliquota media è pari al 12,8% nel 2020, inferiore a quella media teorica del 22,4%. Nel periodo 2018-2020 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Tencent, Microsoft e Alphabet un risparmio fiscale rispettivamente di €7,7, €5,4 e €4,5 miliardi di euro,

Le big tech continuano ad accelerare nel primo semestre 2021

A livello globale invece, nel primo semestre 2021 il fatturato aggregato dei maggiori operatori mondiali, segna una crescita a doppia cifra del +31,1% sull’1H 2020, uniforme a livello geografico con Asia & Pacifico, America Latina ed Europa in accelerazione del + 37% e Nord America, già ampiamente presidiata dalle big tech, in crescita del +28%. L’allentamento delle misure di distanziamento sociale e il cambiamento delle abitudini dei consumatori, spiega il report, hanno avuto un impatto positivo su tutti i settori in cui operano i giganti del web, in particolare: food delivery +85,6%, advertising +48,2%, vendite online di viaggi +43,7% e fintech +43,6%.

Non si ferma la crescita della redditività operativa (+49,6% il MON sull’1H2020) e volano gli utili netti (+80,2%) che sfiorano mediamente i 27 milioni di euro di profitti netti al giorno, quasi il triplo rispetto al 2018.

Nei primi sei mesi del 2021 aumenta anche la liquidità, con un ritmo medio di +5,5 miliardi di euro al mese, raggiungendo 639 miliardi di euro a fine giugno 2021 (+6% sul dicembre 2020). Parte di queste risorse (346 miliardi di euro), il 16% del totale attivo, è investita in titoli a breve termine, quota quasi quattro volte superiore a quella di una multinazionale manifatturiera (4,5%). Un’altra parte è stata utilizzata per crescere, sia per linee interne (+33% gli investimenti nell’1H 2021/2020) che per linee esterne, tramite operazioni di M&A (+15% il goodwill).

A livello di singoli gruppi , nel primo semestre 2021 si registra l’impennata dei ricavi delle giovani asiatiche Meituan (+94,8%, operante in particolare nel food delivery) e Coupang (+72,8%, attiva nell’e-commerce), entrambe costituite nel 2010, davanti alla quasi maggiorenne Facebook (+51,7%). Seguono Alphabet (+47,5%), Vipshop (+35,2%) e Amazon (+34,8%). Segno negativo per la sola SAP (-1,9%). Per quanto riguarda la redditività industriale nei primi sei mesi del 2021, Facebook guida la classifica per ebit margin (43,0%), davanti a Microsoft (41,1%) e Oracle (40,5%). A fine giugno 2021, Nintendo, senza debiti finanziari, brilla per solidità patrimoniale, seguita da Facebook (capitale netto pari a 11,5 volte i debiti finanziari) e dalla cinese Vipshop (9,1).

Big tech: guadagno di Usa e Cina

Nel 2020 il fatturato aggregato dei 25 giganti tecnologici, ciascuno con un giro d’affari superiore ai 9 miliardi di euro, ha toccato quota 1.153 miliardi di euro, pari al 70% del prodotto interno lordo 2020 dell’Italia. Stati Uniti e Cina si sono spartite la fetta maggiore dei ricavi: il 65% del fatturato WebSoft è stato generato dai colossi statunitensi, il 27% da quelli cinesi e solo l’8% dai gruppi di altri paesi.

La pandemia ha ulteriormente evidenziato il divario di velocità di crescita tra le WebSoft e le multinazionali manifatturiere: mentre le prime hanno accelerato (+45,5% i ricavi 2018-2020), le seconde hanno tirato il freno (-4,1%). Il mercato è sempre più concentrato: i primi tre player, Amazon, Alphabet e Microsoft, rappresentano la metà dei ricavi aggregati WebSoft nel 2020 e Amazon (314,6 miliardi di euro), in prima posizione dal 2014, ne concentra da sola oltre un quarto.

Le WebSoft primeggiano per redditività industriale. Con un ebit margin al 16,1% nel 2020 sono seconde solo alle multinazionali farmaceutiche (19,6%) e davanti alle Telco (14,8%). Se però ci si focalizza esclusivamente sull’anima digitale (escludendo l’e-commerce), il loro margine operativo vola al 25,8% distanziando di gran lunga tutti gli altri settori industriali.

A fine 2020 la forza lavoro delle WebSoft contava tre milioni di persone in tutto il mondo, in aumento di un milione di unità rispetto al 2018, di cui +650 mila dalla sola Amazon, regina indiscussa per numero di occupati: 1.298 mila a fine 2020.

Le WebSoft e la Borsa

I giganti del WebSoft sono tutti quotati con l’eccezione del gruppo tedesco Otto, a controllo familiare. L’incremento del loro valore in Borsa è stato del +87,8% nel 2018-2020 e del +20,7% dal dicembre 2020 al 15 ottobre 2021. A fine 2020 la loro capitalizzazione aggregata valeva quasi dieci volte l’intera Borsa italiana. Al 15 ottobre 2021 il podio della Borsa è occupato da Microsoft (1.969 miliardi di euro), Amazon (1.488 miliardi di euro) e Alphabet (733 miliardi di euro).

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