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Big data, l’UE vuole sfruttare Facebook per individuare i flussi migratori

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Per elaborare politiche migratorie efficaci si devono superare i censimenti obsoleti, affidandosi ai big data. E mentre Facebook ha affrontato una seconda audizione a Bruxelles, l’Ue lancia la “Big data for migration alliance”, tesa a sfruttare proprio la piattaforma di Zuckerberg per studiare i flussi migratori attuali.

Lunedì scorso a Bruxelles è stata presentata la Big data for migration alliance (BD4M), iniziativa globale finalizzata a sfruttare il potenziale delle fonti di megadati e fornire informazioni utili sui flussi migratori a livello mondiale.

Sostenuto dalla Commissione europea e coordinato dal Centro comune di ricerca per la scienza e la conoscenza nell’Unione europea, il progetto ha già presentato una prima ricerca che aveva l’obiettivo di sviluppar un modello efficace per la raccolta e l’interpretazione dei dati relativi ai migranti a livello mondiale a partire dal social network per eccellenza, Facebook.

Riguardo alla rete sociale con sede nella baia di San Francisco, proprio ad inizio settimana c’è stata la sua seconda audizione a Bruxelles sui gravi fatti di Cambridge Analytica. Un nuovo incontro tra le Istituzioni europee e la piattaforma social di Mark Zuckerberg, dopo quello storico del 22 maggio, che a quanto pare non è andato benissimo, visto che le quattro commissioni Ue coinvolte (Civil Liberties, Industry, Constitutional Affairs and Legal Affairs committees)  avevano richiesto specificatamente la presenza di alcuni dirigenti chiave, ma Facebook ne ha mandato uno solo, Joel Kaplan, vicepresidente per le politiche globali (già noto per il ruolo di vice capo gabinetto alla Casa Bianca per tre anni sotto George W. Bush), accompagnato da Steve Satterfield, direttore privacy e pubblicità, e Richard Allan, vicepresidente per le soluzioni.

Proprio Satterfield ha dichiarato davanti alle commissioni: “Le migliori informazioni che abbiamo oggi suggeriscono che non sono stati condivisi dati di utenti europei“.

Un’affermazione che, in aggiunta all’irritante comportamento della società americana, che non ha esaudito le richieste delle commissioni, certamente ha lasciato l’amaro in bocca e reso la faccenda ancora più torbida, anche perché il direttore ha aggiunto che sostanzialmente Facebook “non sarà in grado di confermare definitivamente questo dato, fino a quando non si condurrà una ‘verifica giudiziaria’ su Cambridge Analytica”.

Una classica mossa per prendere tempo, o per farlo passare, senza arrivare a risultati concreti.

Se da una parte l’Ue porta avanti la sua battaglia sulla privacy (rafforzata ulteriormente con l’entrata in vigore il 25 maggio del GDPR) contro la più grande rete sociale del mondo, dall’altra è intenzionata a sfruttarla per studiare i fenomeni migratori internazionali a partire dai big data, soprattutto quelli che hanno come traguardo le frontiere europee orientali e meridionali.

Questo perché una delle principali difficoltà, riscontrate nell’elaborazione di politiche migratorie efficaci, è rappresentata dal fatto che i responsabili decisionali spesso devono lavorare con statistiche tradizionali e dati derivati da censimenti obsoleti.

I social media come Facebook e altre fonti nuove e innovative possono migliorare i dati con informazioni aggiornate e dinamiche sulle tendenze migratorie e le relative statistiche e possono aiutare i responsabili politici a restare al passo con l’evoluzione dei fenomeni.

Ovviamente, vista la centralità della tutela dei dati personali delle persone coinvolte, non solo per una questione di privacy (come la possiamo intendere noi), ma di anonimato necessario per non mettere in pericolo le vite di chi spesso fugge da guerre e persecuzioni di varia natura, L’alleanza Big Data per la migrazione ha assicurato che “il trattamento dei dati avviene e avverrà in piena conformità ai più elevati standard etici, di riservatezza e sicurezza”.

Il progetto utilizzerà esclusivamente dati resi anonimi e valuterà i dati e le tendenze in modo analogo a come si fa con le normali statistiche. Una “rete di amministratori dei dati“, si legge in una nota pubblicata sul sito del Parlamento europeo, sarà “parte integrante dell’alleanza e sarà istituita negli enti sia pubblici che privati per promuovere l’uso efficiente e responsabile dei dati”.

Periodicamente, BD4M potrà essere convocata congiuntamente dal Centro di conoscenze sulla migrazione e la demografia della Commissione europea e dal Centro di analisi dei dati sulla migrazione globale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite.

Man mano che i lavori della piattaforma avanzeranno, si identificheranno partner idonei della comunità scientifica, politica e imprenditoriale per svolgere attività specifiche.