Lo scenario

Big data, in Europa varranno il 2% del PIL nel 2024 e 3,5 milioni di posti di lavoro

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Il mondo è fatto di dati e i dati sono il motore economico delle imprese e delle nazioni: nel 2024 si parla di un mercato mondiale da 200 miliardi. Eppure solo il 19% delle organizzazioni li sfrutta per interagire con i propri clienti e migliorare così la sicurezza del servizio.

I dati, i grandi dati, rappresentano ormai un fattore di crescita imprescindibile per le imprese di ogni ordine e grandezza. A dire il vero anche per la Pubblica Amministrazione, principalmente in chiave di miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi offerti al cittadino.

Tra i social, solo Twitter genera 7 terabyte al giorno, mentre Facebook viaggia oltre i 10 terabyte.

Gli investimenti in ricerca e sviluppo sui big data e le piattaforme analytics a livello mondiale supereranno i 500 miliardi di dollari entro il 2024. Soprattutto i giganti del settore, tra cui IBM, HP, Google, SAP, Cloudera e Oracle, stanno spendendo grosse somme per sviluppare soluzioni finalizzate all’analisi avanzata e una più efficace gestione integrata dei dati.

Un recente studio, Goldstein Research (“Global Big Data Market Outlook 2024”) ha stimato il mercato dei big data, nel suo complesso e a livello mondiale, attorno ai 200 miliardi di dollari di valore entro il 2024. Il tasso di crescita annuo (Carg 2016-2024) è atteso oltre il 22%.

I mercati più dinamici, in termini di investimenti e ricavi, saranno quelli del Nord America e dell’Asia, con focus su Cina e Giappone.

Eppure, si legge in una nuova indagine Forrester Consulting, condotta tra Europa, Medio Oriente e Asia, su seicento C-Level del settore bancario, finanziario e retailers, solo il 19% delle organizzazioni sfrutta tutti i dati disponibili per consolidare le interazioni con i propri clienti e migliorare così la sicurezza del servizio offerto.

Questo nonostante che per il 77% delle imprese una maggiore comprensione dei bisogni dei propri clienti è una priorità fondamentale, insieme alla fidelizzazione, aspetto critico soprattutto in Italia, dove solo il 18% degli intervistati ha registrato un incremento negli ultimi 12 mesi.

Un altro elemento non sottovalutabile, in chiave big data, è la cybersecurity e l’80% del campione italiano ha affermato che migliorare le capacità di prevenzione delle frodi informatiche è una delle priorità aziendali nei prossimi mesi.

Secondo Eurostat, solo un’azienda europea su dieci sfrutta il potenziale dei big data (in Italia anche meno).

Sempre uno studio appositamente dedicato di GR (“Europe Big Data Market Analysis Outlook”), ha valutato i ricavi del settore big data – data economy in Europa attorno ai 6,8 miliardi di dollari nel 2016, pari al 35% del totale a livello globale.

I Paesi leader saranno la Germania col 28% delle quote di mercato europeo e la Gran Bretagna.

Già dal 2020, inoltre, lo studio si aspetta che i big data incrementeranno il PIL europeo del 2% circa, con la possibilità di creare oltre 3,5 milioni di posti di lavoro.

Cosa fare allora per sfruttare al meglio le potenzialità di business dei dati, per fidelizzare il cliente e superare i limiti attualmente esistenti? Le imprese, ci spiega ancora Forrester Consulting, dovrebbero seguire tre strategie:

  • migliorare le proprie capacità analitiche per riuscire a prevenire le situazioni problematiche e permettere di utilizzare in maniera più strutturata tutti i dati a disposizione della propria clientela;
  • optare per un approccio olistico ed una maggiore condivisione dei dati con le strutture specializzate nella loro analisi per una maggiore efficacia nella prevenzione delle frodi;
  • migliorare il livello di analisi dei dati dei clienti, soprattutto quando provengono da fonti differenti e non sono omogenei.