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Biden raddoppia: -50% emissioni CO2 entro il 2030. Al summit virtuale sul clima anche Draghi e Papa Francesco

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Prende il via a Washington il summit globale sul clima voluto dal Presidente USA. Presenti in video oltre 40 capi di Stato e altre grandi personalità dell’economia, della finanza, dell’innovazione tecnologica, di istituzioni sovranazionali e del mondo associazionista.

Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato un nuovo importante obiettivo per il suo Paese nel contenere il cambiamento del clima: ridurre le emissioni di CO2 fino al 52% entro il 2030 (rispetto al livello del 2005).

Si tratta di fatto di un raddoppio del target rispetto al -25% di CO2 da raggiungere entro il 2030 stabilità dall’amministrazione guidata da Barack Obama a seguito dalla COP21 di Parigi del 2015.

È quanto anticipato dal New York Times in occasione della giornata inaugurale del summit sul clima di Washington (22-23 aprile) a cui prendono parte 40 capi di Stato provenienti da ogni parte del mondo, tra cui anche il nostro Mario Draghi e Papa Francesco, e di fatto i rappresentanti dei 17 Paesi responsabili dell’80% di tutte le emissioni nocive.

Il nostro Premier partecipa al summit forte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che a quanto si legge nella scheda di sintesi dovrebbe destinare alla transizione ecologica e alla rivoluzione verde ben 57 miliardi di euro.

La voce di Francesco

Il Pontefice che, secondo l’agenda dei lavori diffusa dal Dipartimento di Stato americano, dovrebbe intervenire nella seconda parte della giornata, dirà probabilmente la sua in particolare sul mercato degli investimenti green, sul come questi soldi potrebbero essere spesi al meglio.

Ad esempio, si discuterà su come spostare oltre 3.000 miliardi di dollari di investimenti privati a favore della transizione ecologica di quella parte di mondo che altrimenti non riuscirebbe mai a prendere parte a questa lotta contro le anomalie climatiche e anche contro il tempo.

Il clima che cambia è molto più pericoloso per le popolazioni più povere del mondo, con effetti drastici sulle disuguaglianze sociali ed economiche, di genere e di accesso alle risorse energetiche. Il clima che cambia genera quindi non solo catastrofi ambientali, ma anche migrazioni epocali, carestie, rinforzando vecchie povertà e creandone di nuove. Tutti argomenti che preoccupano il Papa e che sono alla base di molti dei suoi discorsi e delle sue encicliche.

Confronto Usa-Cina sul clima e le ambizioni globali dell’America

L’uscita di scena (non si sa quanto temporanea o definitiva) di Donald Trump ha consentito agli Stati Uniti di rientrare nell’accordo sul clima di Parigi e allo stesso tempo di riprendere il cammino per la riduzione delle emissioni climalteranti, per arrivare alle zero emissioni del settore energetico nel 2035 e soprattutto, davvero notevole come sfida, diventare un Paese a neutralità climatica entro la metà del secolo.

Sfide davvero notevoli per tutti i Governi del mondo, ma necessarie da affrontare e superare se vogliamo evitare gli annunciati disastri climatici, atmosferici e ambientali che da anni ci anticipano studiosi ed esperti di diverse discipline scientifiche.

Già il primo giorno di summit, che cade non ca caso con la Giornata mondiale della Terra (#EarthDay2021), ha visto il tanto atteso incontro (anche se in video streaming) di Biden con il Presidente cinese, Xi Jinping, il qualche ha confermato l’obiettivo del grande Paese asiatico delle zero emissioni entro il 2060.

Un momento anticipato già qualche giorno fa con lo storico accordo di cooperazione a sul clima portato a casa dall’Inviato speciale per il clima del Presidente americano, John Kerry, assieme al suo omologo cinese, Xie Zhenhua, a Shanghai.

Gli Stati Uniti vogliono tornare a contare sullo scenario mondiale dopo la Presidenza Trump, che di fatto si è concentrata più sulla politica interna, che su quella internazionale, e il tema del clima e dell’inquinamento è uno strumento molto forte nelle mani dell’amministrazione Biden.

Usa ed Europa si considerano dal lato dei giusti, mentre tutti gli altri sono dal lato di chi sbaglia, in questo caso di chi inquina. Ma non è proprio così, numeri alla mano, perché a livello procapite chi inquina di più al mondo sono proprio i cittadini americani.

L’Europa tra grandi dichiarazioni e il coraggio di proporsi come modello per il mondo

Grande attesa anche su quanto dirà l’Europa, che ci arriva frammentata a livello di nazioni e non di Unione, che dovrebbe approfittare di questa occasione storica per prendere una posizione più netta e chiara in tema di decarbonizzazione e green economy, cercando una maggiore autonomia ed indipendenza di scelta, proponendosi magari come modello per il resto del mondo.

L’Unione europea ha rivisto i propri obiettivi fissando la riduzione di CO2 almeno al -55/-57% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990). Si tratta del risultato di una lunga negoziazione tra gli Stati membri, volto a rafforzare la posizione europea riguardo agli obiettivi di sostenibilità al 2030.

Sempre in Europa, mettendo a confronto i dati del 2019 con quelli del 2020, si è registrata una riduzione dell’11,2 % delle emissioni prodotte dagli impianti fissi e una riduzione straordinaria del 64,1 % delle emissioni del trasporto aereo.

Il settore dell’energia elettrica, invece, ha registrato un calo delle emissioni del 14,9 %, che riflette sia la riduzione del consumo di elettricità dovuta alla pandemia e alla transizione dal carbone alla produzione di gas naturale, sia la sostituzione dei combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili.