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Batterie, la resa europea, Northvolt diventa americana

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L’acquisizione dell’impianto polacco Northvolt Dwa da parte della startup americana Lyten mette in luce le vulnerabilità industriali dell’Europa in un settore cruciale come quello delle batterie. Una rinascita produttiva, sì, ma sotto una bandiera straniera.

La Silicon Valley torna a mettere piede in Europa, e lo fa in grande stile. Stavolta è Lyten, startup americana all’avanguardia nelle tecnologie energetiche, a guidare l’incursione: l’azienda ha annunciato l’acquisizione completa di Northvolt Dwa ESS, la più grande fabbrica europea di sistemi di accumulo energetico, il cui fallimento era stato ufficializzato lo scorso marzo.

L’operazione segna sì un nuovo inizio per uno stabilimento strategico situato nel cuore industriale della Polonia, ma getta anche una luce impietosa sulla fragilità industriale dell’Europa in un settore chiave per la transizione ecologica, quello delle batterie e dei sistemi di accumulo.

Se da un lato l’ingresso di Lyten garantisce la riattivazione della produzione e la salvaguardia degli investimenti, dall’altro la rinascita avviene sotto una nuova bandiera, a stelle e strisce. È l’ennesima conferma che, nonostante le ambizioni di autonomia strategica, l’Unione Europea resta esposta e vulnerabile di fronte all’influenza crescente dei colossi extraeuropei nei settori tecnologici più critici.

In un momento in cui l’indipendenza energetica è diventata un obiettivo politico oltre che industriale, l’acquisizione americana rappresenta una sconfitta per l’Europa.

Dalle ceneri di Northvolt

Northvolt Dwa, situata a Danzica, era stata inaugurata nel 2023 ma ha vissuto un tracollo clamoroso: a marzo 2025 la casa madre Northvolt ha dichiarato bancarotta, ponendo fine al sogno europeo di creare un’alternativa credibile ai colossi cinesi delle batterie. L’impianto era stato chiuso già nel novembre precedente.

Ora Lyten è pronta a farlo ripartire. “Riavvieremo immediatamente le operazioni in Polonia per soddisfare gli ordini esistenti e acquisirne di nuovi”, ha dichiarato il CEO e co-fondatore Dan Cook, annunciando l’intenzione di rilanciare il polo produttivo e di ricerca, che copre una superficie di 25.000 metri quadrati.

La fabbrica ha una capacità produttiva di 6 GWh, espandibile fino a 10 GWh, e secondo Lyten sono già stati firmati contratti fino al 2026, segno di una domanda solida e in crescita per sistemi avanzati di accumulo energetico. L’operazione, il cui valore non è stato reso noto, dovrebbe concludersi entro il terzo trimestre del 2025.

Europa, occasione mancata?

Se per Lyten si tratta di un’opportunità industriale strategica, per l’Europa si apre una riflessione amara. Il fallimento di Northvolt rappresenta una brusca frenata per le ambizioni dell’UE di creare una filiera energetica autonoma e competitiva. Con la cessione a un attore statunitense, l’Europa perde un tassello cruciale nella corsa globale all’energia pulita, proprio mentre aumenta la pressione per uscire dalla crisi energetica.

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