Nuovo rinvio

Banda ultralarga, nuovo slittamento in CDM per il Dl Comunicazioni

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Salta nuovamente in CDM la discussione sul Dl Comunicazioni. Sempre più concreto il rischio che il provvedimento slitti a dopo l’estate, ritardando l’avvio del Piano nazionale per la banda ultralarga.

Slitta nuovamente in CDM il Dl Comunicazioni che deve formalizzare la Strategia nazionale per la banda ultralarga con il dettaglio degli incentivi per gli operatori che decidono di investire e i voucher per spingere la diffusione delle connessioni ultraveloci da parte di imprese e cittadini.

Se dovesse saltare anche al prossimo CDM, in programma venerdì, è possibile che si vada direttamente a settembre.

C’è infatti da considerare il concreto rischio di ingorgo parlamentare, vista la presenza di diversi dossier scottanti e urgenti (Scuola e Riforma Rai su tutti) che già affollano l’agenda parlamentare e che il premier Renzi vorrebbe chiudere prima dell’estate. Ma è anche vero che il Dl Comunicazioni è atteso da tempo e che il settore conta sullo sblocco dei fondi pubblici per partire al più presto con le gare e assicurare nuovi posti di lavoro, quantificati in 9 mila unità.

Ieri, infatti, il decreto non è sbarcato in Consiglio dei Ministri, nonostante in giornata ci fossero stati diversi confronti tecnici, e si intuiscono i problemi che permangono alla base del Piano ultrabroadband e che riguardano in primo luogo il ruolo delle telco e le risorse disponibili. Un passaggio delicato che coinvolge anche la Commissione Ue che dovrà dare il proprio via libera al Piano BUL.

La strategia del Governo è infatti sotto la lente di Bruxelles, che sta analizzando la solidità dell’impianto specie per scongiurare il rischio di eventuali aiuti di stato e il rispetto della neutralità tecnologica.

L’ok della Ue è condizione necessaria per avviare la fase operativa del Piano, che prevede entro il 2020 la copertura a 30 Mbps del 100% della popolazione e a 100 Mbps del 50%.

Secondo IlSole24Ore, tra le novità del Governo ci dovrebbe essere una riformulazione della misura sui voucher agli utenti, con cui Renzi “spera di dribblare le possibili obiezioni Ue sollecitate anche dalle proteste preventive già arrivate da Telecom Italia e Fastweb. In sostanza, scompare la clausola che limitava i voucher a una “connessione simmetrica superiore a 100 Mbps garantita”, sostituita da una formula che fa riferimento a connessioni a banda ultralarga in coerenza con gli articoli 82 e seguenti degli Orientamenti della Commissione sugli aiuti di Stato per la banda larga”.

Sempre per IlSole24Ore, è stato invece confermato il comma che, nell’ambito delle gare per beneficiare degli incentivi riservati agli operatori, assegna un punteggio aggiuntivo ai “soggetti non verticalmente integrati, con caratteristica di offerta solo all’ingrosso”, profilo che in pratica si potrebbe ricondurre a Metroweb ma non a Telecom Italia.

A pesare sul Piano BUL ci sono anche questioni strettamente interne, come il cambio ai vertici di Cassa depositi e prestiti che, secondo alcuni, potrebbe avere ripercussioni sulla strategia del governo nelle tlc e in particolare su Telecom Italia che sta premendo perché il dl Comunicazioni venga approvato.

Pare inoltre che ieri ci sia stato un nuovo incontro tra alcuni rappresentanti del Governo e della Commissione Ue per discutere delle misure in arrivo.

Secondo indiscrezioni si sarebbe raggiunta un’intesa che prevedrebbe una procedura di ‘prenotifica’, anche in anticipo rispetto al provvedimento d’urgenza, con l’obiettivo di ottenere il via libera entro l’anno.

Prima però dovrebbe essere assegnata la dote finanziaria del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica).

Già Renzi aveva detto che è al vaglio del Governo la possibilità di ricorrere eventualmente solo alle misure del CIPE.

“Occorre capire se facciamo un decreto o no, se possono bastare le misure del CIPE o se c’è necessità di un decreto legge”, ha osservato il premier.

La bozza del decreto indica 5 miliardi fino al 2020 nell’ambito del Fondo sviluppo e coesione (Fsc). Ma la disponibilità per il primo periodo del piano, fino al 2017, sarebbe inferiore al miliardo e, ad ogni modo, è probabile che prima dello sblocco delle risorse da parte del CIPE debba arrivare un DPCM che dovrà ripartire le competenze sull’Fsc.