Rapporto I-Com

Banda larga, Italia in recupero ma sblocco degli investimenti per colmare il gap

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L’Italia recupera terreno nella banda larga ma resta ancora in fondo alla classifica. Secondo I-Com, che stamani ha presentato a Roma il Rapporto su Reti e Servizi di Nuova Generazioni, per colmare il gap serve cultura digitale e lo sblocco degli investimenti.

Sviluppo della banda larga, mercato delle tv connesse, priorità per le imprese del settore raffrontando le diverse performance dei Paesi europei. Sono queste le tre sezioni in cui si divide il nuovo Rapporto I-Com, l’Istituto per la Competitività, su Reti e Servizi di Nuova Generazione presentato oggi a Roma.

Il Rapporto, curato da Silvia Compagnucci e Bruno Zambardino, fornisce l’I-Com Broadband Index (IBI) 2014, la classifica dello sviluppo della banda larga in Europa.

Secondo I-Com a livello europeo stiamo assistendo a una sostanziale convergenza: escluse le 6 nazioni in testa alla classifica, i 15 paesi successivi sono collocati in un range di soli 16 punti. I primi tre posti della classifica sono occupati da Svezia, Finlandia e Olanda, che si distinguono in particolare per velocità delle connessioni e penetrazione della banda larga mobile.

Banda larga, Italia in ripresa

L’Italia, pur rimanendo ancorata alla coda della classifica (in terz’ultima posizione, prima di Grecia e Cipro), registra un forte progresso rispetto al 2012, passando da un valore IBI di 42,4 al 49,1 del 2013. Alla base di questo miglioramento è la crescita del numero di abitazioni connesse alla broadband, passate dal 55% del 2012 al 68% del 2013. Si è trattato della performance relativa migliore a livello europeo.

Per Stefano da Empoli, Presidente I-Com, “Questa nuova edizione del nostro indice fotografa l’impegno profuso dal nostro Paese nello sviluppo delle infrastrutture digitali, incluse la copertura 4G e la banda larga mobile. Il gap che ci separa dal resto dell’Europa può e deve essere colmato a partire dalla creazione di una vera cultura digitale e informatica, penalizzata in Italia anche dalla composizione anagrafica matura e dal basso livello di istruzione”.

“Dal punto di vista della politica– ha aggiunto da Empoli – è evidente che la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale sia subordinata allo sblocco degli investimenti sulle reti (pubblici e soprattutto privati) e ad un sostegno efficace alla domanda, diretto (incentivi ai consumatori) e indiretto (eGovernment). È in questa direzione che è urgente muoversi”.

Tra le Regioni italiane, l’Emilia Romagna ha la percentuale più alta (75%) di abitazioni connesse alla broadband, seguita da Provincia di Bolzano e Veneto (74%) e dall’Umbria (73%). In fondo alla classifica le regioni del Sud: dal 60% di Campania e Puglia al 58% della Sicilia.

La Basilicata ha registrato il maggiore tasso di crescita a livello nazionale, passando dal 43% di case connesse nel 2012 al 65% nel 2013.

Il 50% delle tv è smart

 

Approfondimento anche sulle tv connesse e smart, che ormai rappresentato quasi la metà di quelle vendute nel mondo.

Nel 2014, per I-Com, arriveranno al 44% del totale degli apparecchi distribuiti a livello globale. Nel 2013 la loro quota di mercato è aumentata del 55% rispetto all’anno precedente;

Nel mondo, oltre 300 milioni di abitazioni possono accedere oggi a servizi online tramite le cosiddette TV connesse e nel 2020 saranno circa 1 miliardo.

La maggior parte dei nuovi dispositivi sarà installato in Cina (160 milioni), USA (92 milioni) e India (75 milioni). In Europa, il Regno Unito registrerà un tasso di penetrazione tra i più elevati al mondo, con il 50,6%, facendo meglio di Giappone (48,6%) e Usa (47%);

In Italia 5,9 milioni di tv connesse nel 2014

In Italia, nel 2013, sono state vendute 1,2 milioni di TV connesse (Assinform). Il Politecnico di Milano stima che alla fine del 2014 si arriverà a quota 5,9 milioni e a un volume di ricavi pari a 35 milioni di euro, con una crescita del 40% rispetto al 2013. Solo il 35% di tali dispositivi sarà effettivamente connesso ad Internet.

Secondo l’Agcom, le smart tv sono diffuse tra il 17% del pubblico, ma solo l’8% le usa come piattaforme per accedere al web.

Questo è un fenomeno diffuso anche a livello internazionale: negli USA, è collegato al web solo il 37,8% delle Tv con acceso alla rete (a fronte di un tasso di penetrazione del 63%). In altre parole, il consumatore acquista Tv ‘connettibili’, di cui però non comprende/utilizza appieno le potenzialità.

Nel 2014, i ricavi globali degli operatori OTT video, tra cui Netflix, Amazon e iTunes, si attesteranno poco sotto i 20 miliardi di dollari, ma sono destinati a raddoppiare entro il  2020.

Secondo Bruno Zambardino, Direttore Osservatorio sui Media I-Com, “Il driver internazionale di crescita delle Tv connesse è legato – accanto alle nuove abitudini di consumo – ai contenuti e, dunque, allo sviluppo dell’offerta di servizi video on-demand e OTT”.

Zambardino evidenzia che “Il mercato italiano, pur presentando buoni margini di crescita, ha visto debuttare solo di recente i primi operatori OTT e deve fare i conti con la forte concorrenza di digitale terrestre e satellite”.

Zambardino precisa che, in un comparto così complesso, “è importante la definizione di regole comuni, che stimolino gli investimenti in contenuti e favoriscano il rafforzamento dell’offerta, riducendo la frammentazione a tutto vantaggio degli utenti finali”.