la storia

Come avviene su Facebook e Skype il ‘grooming’ (l’adescamento col ricatto a luci rosse)

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Alla Polizia di Stato una persona ha raccontato di essere stata vittima del ‘grooming’: ‘Dopo una videochat su Skype con una bella e sconosciuta ragazza sono stato ricattato con un video, montato ad arte, con il mio volto associato a immagini scabrose’. E' seguita minaccia: o paghi € 500 o il filmato va in Rete.

Il consiglio è semplice: non accettare su Facebook l’amicizia da sconosciuti, in particolare da profili con foto di donne stupende e dai nomi improbabili. Altrimenti potreste essere vittime del grooming, l’adescamento online con il ricatto a luci rosse, come è successo alla persona, che ha raccontato la storia alla Polizia di Stato.

“Mi trovavo in un centro commerciale quando nella chat privata di Facebook mi ha contattato una ragazza, una certa ‘Catalina’ che mi aveva chiesto l’amicizia il giorno prima. La ragazza si è presentata con qualche battuta cordiale, mostrando peraltro nella propria pagina di essere molto carina e piuttosto sexy”.

Da Facebook la conversazione è passata su Skype

 “A dialogo avviato”, ha spiegato il ragazzo, “la tipa mi ha chiesto se avevo un profilo Skype. Le ho lasciato il mio nickname e la conversazione si è spostata lì. Senza mezzi termini, questa ragazza mi ha quindi chiesto del ‘sesso virtuale’. Nel frattempo si era avviata una videoconversazione: lei non era nuda, ma aveva messo in bella mostra il proprio corpo ed era rimasta in reggiseno. Con fare quasi isterico è quindi passata alle richieste più esplicite, pretendendo che io mi spogliassi. A quel punto, senza far polemica, ho salutato gentilmente e ho spento tutto”.

La “vendetta” di Catalina è arrivata in pochi attimi: nella stessa chat, la ragazza ha caricato un link che rimandava ad un video postato su Youtube. Il filmato, visibile solamente all’autore del video e alla stessa vittima, mostrava chiaramente il volto del ragazzo qualche attimo prima su Skype, e quindi trasferiva l’obiettivo su quello che pareva un organo sessuale maschile nell’atto della masturbazione. Il video aveva questo titolo: “Sao ……. è testa pedofilo è mastube prima di una ragazza di 08 anni in cam”.

Potete immaginare la reazione della vittima, che poi ha aggiunto: “La ragazza mi ha invitato a pagare 500 euro, altrimenti il video sarebbe stato reso visibile a tutti. Ha quindi cominciato ad elencare i nomi dei miei familiari, evidentemente raccolti su Facebook, promettendo di postare quelle immagini anche nei loro profili”.

Il grooming funziona così. Si presenta con una richiesta di amicizia su Facebook, qualche foto provocante nel profilo, due o tre battute affabili e gentili, poi viene chiesto il contatto Skype e si avvia una videochat. Qualche immagine dall’alto tasso erotico e quindi il ricatto con un video confezionato ad hoc in cui l’ignaro utente ritrova il suo volto associato a immagini scabrose. Segue minaccia: o si paga o il filmato viene messo in Rete.

Consapevole di essere stato vittima di una truffa, il ragazzo ha quindi pubblicato il video sul proprio profilo Facebook, per mostrare a tutti l’accaduto. “Il video è stato poi rimosso e la ragazza non si è più fatta viva”, ha concluso il protagonista della vicenda.

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