Lo studio

Automotive, il filone 4.0 vale 3,5 miliardi per le Pmi italiane

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La qualità e l’eccellenza raggiunta nel settore della componentistica elettronica sono un vantaggio per le imprese nazionali, si deve partire da qui per superare le criticità e aumentare la competitività nei settori della mobilità elettrica e della guida autonoma, secondo studio Cdp e AlixPartners.

Il manifatturiero continua a cambiare pelle sotto la spinta della trasformazione digitale e l’industria automobilistica e dei trasporti è coinvolta a pieno in questo processo di innovazione. Secondo i dati di uno studio AlixPartners, entro il 2023, solo per la componentistica dell’automotive made in Italy, ci potrebbero essere ricadute positive per le Pmi valutate attorno ai 2,3 miliardi di euro.

L’automotive italiano vale oggi il 10% del settore manifatturiero e il 14% degli investimenti, con una spesa in ricerca e sviluppo pari a 1,7 miliardi di euro, cioè il 13,2% del totale.

Nonostante le dimensioni piuttosto contenute, le Pmi del nostro Paese si affermano sul mercato della componentistica, passando dal semplice indotto nazionale al mercato globale, grazie alle esportazioni che ormai raggiungono il 56%.

L’Italia inoltre ha consolidato nel tempo una buona posizione proprio nel settore della componentistica elettronica, eccellendo nella progettazione e nel design industriale, anche se la stragrande maggioranza degli investitori internazionali, soprattutto in mobilità elettrica e guida autonoma, rivolgono le loro attenzioni a Francia e Germania in questo momento.

Lo studio, che è riportato dal Sole 24 Ore, è parte integrante del documento che sarà presentato domani in un convegno a Milano, organizzato da Cassa depositi e prestiti (Cdp) e Sace Sismet, e in collaborazione proprio con AlixPartners e Anfia, secondo cui, oltre alle grandi opportunità di business legate alla trasformazione digitale del settore manifatturiero dell’automotive, ci sono diverse criticità piuttosto evidenti da affrontare sul breve termine, tra cui la necessità di aumentare l’appeal delle nostre imprese per attrarre nuovi investitori.

Sicuramente, come criticità da supearare, c’è la dimensione mediamente piccola delle imprese italiane, ma anche il momento difficile dell’intero mercato nazionale dell’auto (che perde punti trimestre dopo trimestre, trainato perà dal boom delle auto elettriche), l’indebitamente troppo alto rispetto alle altre imprese del settore a livello globale.

Cdp ha già annunciato la volontà di supportare il settore manifatturiero nazionale e delle Pmi con interventi di finanziamento a medio e lungo termine e l’introduzione di nuovi strumenti per la crescita.

Ulteriore sfida da affrontare, oltre l’innovazione, è quella della sostenibilità ambientale e delle nuove competenze.

Un ruolo importante, infine, per l’innovazione delle Pmi del manifatturiero nazionale, potrebbero giocarlo i robot collaborativi o cobot, più facili da gestire e meno costosi dei più grandi macchinari dell’industry 4.0.