La tendenza

Automazione, il 94% delle aziende italiane manterrà o aumenterà la forza lavoro entro il 2020

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Nuovo Report ManpowerGroup: l’87% delle aziende in tutto il mondo manterrà o aumenterà il proprio personale, il 94% in Italia. Entro i prossimi due anni, inoltre, l’84% dei datori di lavoro nel mondo e il 78% in Italia prevede di aumentare le competenze dei propri dipendenti.

La trasformazione digitale del mondo del lavoro è ormai una realtà. Il processo di digitalizzazione nelle aziende è in corso e con le nuove tecnologie per l’automazione dei sistemi è sorto un nuovo problema: che fine faranno i lavoratori sostituiti dalle macchine?

Il tema della disoccupazione tecnologica occuperà sicuramente molto spazio di discussione tra addetti ai lavori, esperti, ricercatori, imprenditori stessi e rappresentanze sindacali, con le istituzioni nel mezzo impegnate a trovare una soluzione che accontenti tutti.

Diversi gli studi già effettuati e ogni pubblicazione ha dato un suo resoconto della situazione attuale e soprattutto di quella a venire. Sono i prossimi anni quelli che preoccupano di più.

In una recente indagine del Centre for London, in 20 anni i robot potrebbero occupare un terzo dei posti di lavoro nella Capitale britannica.

Secondo un Report Mercer e Oliver Wyman del 2018, entro il 2020 più di 7 milioni di posti di lavoro potrebbero scomparire nel mondo a causa dell’automazione industriale (2 milioni invece i nuovi posti di lavoro attesi).

La stessa ricerca evidenziava che in Italia al momento il 58% dei posti di lavoro è a rischio automatizzazione.

Negli Stati Uniti, il 47% dei lavoratori è a rischio disoccupazione, per via dell’integrazione crescente di robot e software nel processo lavorativo degli impianti (Frey and Osborne (2015).

Entro 20 anni in Asia, secondo uno studio Chang and Phu (2016), accadrà la stessa cosa per il 56% dei lavoratori.

In uno studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, pubblicato nel 2016, tra il 50 ed il 70% dei lavoratori di tutto il mondo potrebbe veder automatizzata una larga parte delle proprie mansioni.

La Banca Mondiale ha fissato in quasi due terzi la forza lavoro mondiale che potrebbe essere completamente sostituita dalle macchine, mentre per il Forum economico mondiale (WEF) il 50% delle imprese più grandi ha messo in conto una riduzione delle mansioni umane entro il 2022.

La spesa in robotica industriale, a livello mondiale, è stata calcolata lo scorso anno da Statista in 16,4 miliardi di dollari, con proiezioni per il 2025 a 25 miliardi di dollari.

L’International Federation of Robotics (IFR) ha stimato che entro il 2025 le spedizioni di robot industriali supereranno le 434 mila unità in tutto il mondo, per un valore di mercato complessivo di oltre 33 miliardi di dollari.

Poli ci sono gli studi relativi ai piani aziendali di investimento sia in automazione, sia in formazione del personale. Per quanto le macchine, i robot, l’intelligenza artificiale e l’automazione nel suo complesso ad oggi rappresentano se non una minaccia concreta, almeno una preoccupazione fondata, i dati continuano a dirci che almeno nella fase iniziale dell’industria 4.0 le persone non solo servono, ma sono insostituibili.

Ciò che manca ai lavoratori di tutto il mondo è un adeguato livello di competenze digitali e tecnologiche per “lavorare accanto alle macchine”.

Dell’argomento si è anche occupato il nuovo Rapporto “Lavorare per un futuro migliore” dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), dove nelle conclusioni si invitavano tutti ad un maggiore impegno in termini di investimenti economici in innovazione tecnologica, ma soprattutto in termini di formazione, competenze e diritti.

La nuova ricerca di ManpowerGroup “Humans Wanted: Robots Need You” (Si cercano umani: I robot hanno bisogno di voi), presentata a Davos nell’ambito del World Economic Forum, ha riscontrato che “l’87% delle aziende nel mondo e il 94% in Italia hanno pianificato di aumentare o mantenere la sua forza lavoro per il terzo anno consecutivo come effetto dei processi di automazione adottati all’interno”.

Su 19.000 datori di lavoro, in 44 Paesi coinvolti dall’indagine, risulta che sono sempre più numerose le aziende che decidono di costruirsi internamente le competenze necessarie, una tendenza che non mostra segni di rallentamento: “l’84% dei datori di lavoro nel mondo e il 78% in Italia prevede di aumentare le competenze dei propri dipendenti per il 2020”.

Altro dato molto interessante è che, secondo lo studio, la domanda per competenze informatiche sta crescendo in tutto il mondo in modo significativo e veloce: “il 16% delle aziende prevede di incrementare il personale nelle mansioni IT, una percentuale cinque volte maggiore di quella delle aziende dello stesso settore che si aspettano una diminuzione”.

Sono soprattutto le aziende industriali e manifatturiere a prevedere i maggiori scostamenti: “il 25% dichiara di voler assumere personale nel prossimo anno, mentre solo il 20% prevede minori assunzioni”.

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