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Auto, gli italiani tornano a comprare elettrico e Pichetto Fratin insiste sui biocarburanti

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C’è un ritrovato ottimismo attorno al mercato nazionale dell’automobile, i dati di marzo 2023 sono ottimi e nello specifico c’è la ripresa delle vendite di nuove auto a batteria, che crescono dell’80% rispetto all’anno passato. Bene anche le auto con la spina e le ibride, ma bisogna superare le posizioni ideologiche che generano incertezza e rallentano la transizione energetica del settore.

Il mercato auto nazionale fa un balzo in avanti a marzo e si porta dietro anche le elettriche

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (Unrae), il mercato italiano dell’automobile ha preso una grande boccata d’ossigeno a marzo 2023, con un aumento delle nuove immatricolazioni del 40,8%. All’interno di questa crescita ci sono i motori elettrici, sia a batteria, sia alla spina, sia ibridi.

Dopo diversi mesi di attesa, gli italiani tornano ad acquistare nuove auto e continuano a scegliere l’elettrico. Prendiamo le auto a batteria (Bev), le nuove immatricolazioni sono state 8.195 a marzo 2023, l’81% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno passato (quando superarono di poco le 4.500 unità), con una quota di mercato del 4,8%.

Bene anche il dato sul primo trimestre 2023, che complessivamente ha registrato 16.455 nuove immatricolazioni, che valgono il 3,8% del mercato complessivo.

Le ibride al 35% del mercato

Buono anche il dato delle auto elettriche ibride con la spina (Phev), che hanno registrato 7,337 nuove immatricolazioni a marzo (con una quota di mercato del 4,3%), in crescita del 20% sul dato dell’anno passato.

Anche qui, il dato trimestrale è incrementato a 19.000 nuove immatricolazioni, che valgono oggi il 4,4% del mercato auto complessivo (inferiore al 5% dell’anno passato).

Le nuove immatricolazioni di auto ibride (Hev) invece sono aumentate a marzo del 50% circa su base annua, con 58.673 nuove unità e una quota di mercato del 34,5%.

Ottimo anche il dato trimestrale, che segna 154.735 nuove immatricolazioni e il 35,8% del mercato nazionale.

Basta incertezze e ambiguità, accelerare sulla transizione green dell’industria dell’auto

Come si augura il Presidente dell’Unrae, Michele Crisci, è il momento di porre fine al lungo periodo di confusione e incertezza indotto anche dal Governo in carica. La decisione di porre fine alle vendite di nuove auto a benzina e diesel dal 2035, con l’unica eccezione delle auto che andranno a e-fuel (come chiesto, voluto e ottenuto dalla Germania), non lascia più spazio e tempo a ulteriori tentennamenti, la strada è sostanzialmente segnata e bisogna spingere sulle auto elettriche, sulle reti di ricarica, sulle fonti energetiche rinnovabili che dovranno alimentarle e sulle semplificazioni burocratiche necessarie a snellire i processi autorizzativi.

Sulla transizione energetica del settore – ha spiegato Crisci – pensiamo che ci sia bisogno di chiarezza e che ritardi, indecisioni e messaggi allarmistici non aiutino gli investimenti delle imprese e i consumatori a fare le loro scelte nel percorso avviato. La riduzione delle emissioni è una precisa indicazione europea e la transizione energetica è un dovere sociale, oltre che una imperdibile opportunità economica verso un grande progresso tecnologico sostenibile”.

 “Ora – ha aggiunto il Presidente dell’Associazione – c’è bisogno di lavorare in modo coordinato, con una strategia pragmatica, per raggiungere gli obiettivi di un processo che è già in atto e va governato: l’industria automobilistica è pronta a fare la sua parte e a supportare le istituzioni per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni al 2035; ma nel frattempo continua a diventare sempre più ampio il gap che ci separa dagli altri Major Markets europei in termini di diffusione di auto con la spina e, se non ci impegniamo a recuperare velocemente, la nostra industria rischia moltissimo e il nostro mercato il declassamento”.

Biocarburanti, Pichetto Fratin non esce dalla trincea

Al contrario, si registra ancora una visione ideologica e politica della faccenda da parte del Governo e in particolar modo del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Gratin, di tutt’altro segno.

Nel confronto in Europa ci stava a cuore dimostrare che si può procedere a un percorso di decarbonizzazione evitando esagerazioni ideologiche e senza perdere segmenti di mercato. Con l’e-fuel si è infranto il dogma del solo elettrico”, ha spiegato il ministro, intervenendo al convegno “Decarbonizzazione e industria europea dell’automotive: quali scelte? Quali politiche pubbliche?”, organizzato da Fondazione Astrid.

Pichetto Fratin riduce tutto alla questione della “neutralità tecnologica”, che il Governo Meloni ha subito rivendicato, fin dal suo insediamento a Palazzo Chigi: “Ora dobbiamo dimostrare per i biocarburanti un bilanciamento di emissioni, se la valutazione è la neutralità sul ciclo di vita. Bisogna poi accompagnare il cambiamento – ha aggiunto il Ministro – visto che abbiamo quaranta milioni di veicoli in Italia, con due milioni di Euro 1 e 2 che inquinano ventotto volte in più di una Euro 6”.

L’UE tira dritto sul 2035, nessun ripensamento

Quasi dimenticandosi di due fattori di grande rilevanza politica e storica: la Germania ha imposto l’e-fuel a danno dei biofuel (cioè la posizione italiana) e la Commissione europea ha ribadito, tramite il portavoce della commissaria all’Energia, Kadri Simson, che non c’è stata nessuna apertura sul tema.

La commissaria UE all’Energia Kadri Simson non ha detto in modo specifico che i biocarburanti avranno un ruolo nella futura attuazione del regolamento Ue sullo stop ai motori termici, ma ha parlato in generale, e ha detto che i biocarburanti fanno parte di diverse parti di legislazioni UE legate all’energia”, ha spiegato in seconda battuta il portavoce della Commissione UE per l’Energia, Tim McPhie.

Come dire: ci sono diverse sensibilità in Europa sui biofuel, molti Governi cercano strade alternative e fanno scelte diverse, ma l’Europa non le appoggerà.