Il mercato

Auto elettriche, senza un’adeguata rete di punti ricarica si esaurisce la spinta degli incentivi

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Si riprende (+5%) il mercato italiano dell’auto a settembre, ma brutta frenata per le elettriche. Ancora irrisolti i problemi legati alla scarsità dei punti ricarica, al rincaro dei prezzi dell’energia elettrica e delle materie prime che incidono sui costi generali. Lo scenario attuale.

Mercato auto nazionale in ripresa, ma vanno a picco le elettriche

A settembre 2022 le nuove immatricolazioni di auto elettriche a batterie sono state pari a 5.088 unità, quasi il 40% in meno rispetto ad un anno fa (8.496). Le nuove immatricolazioni di auto elettriche ibride plug-in sono state 4.452, il 20% in mano rispetto allo stesso periodo del 2021 (5.552 nuove immatricolazioni).

Sono questi i numeri aggiornati dall’Unrae e relativi al mercato dell’auto in Italia nel mese di settembre 2022, nello specifico i segmenti electric. Nel complesso un settore in ripresa, ancora debole, ma confermata anche dai dati del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, secondo cui sono state immatricolate 110.976 nuove automobili, in aumento del 5,37% su base annua.

Per le auto a basse emissioni, l’unica voce positiva arriva dal comparto ibride, sia “full”, sia “mild”, che rappresenta oggi una quota del mercato auto totale pari al 35,7%, passando da 33.306 nuove unità del settembre 2021 alle attuali 40.231, per un aumento del 20,7%.

Paradossalmente, nonostante la crisi energetica e il rincaro dei prezzi del carburante alla stazione di servizio, a crescere sono le nuove immatricolazioni di auto a benzina (+2,2%) e a diesel addirittura (+6,6%), segno che la spinta degli incentivi all’acquisto di nuove vetture a zero/basse emissioni sta finendo.

Confrontando il cumulato gennaio-settembre del 2022 con quello del 2021 si trova un netto calo delle vendite di nuove auto elettriche (batteria e plug-in), di oltre il 15%.

Troppi decreti, pochi punti ricarica e costi troppo elevati

Come mai? La risposta non è semplice, ma si può cercare sia nell’aumento del prezzo dell’energia elettrica, sia soprattutto nella scarsa disponibilità per l’automobilista di punti di ricarica facili da raggiungere e non troppo lontani dall’ufficio o da casa.

A riguardo, il Parlamento europeo ha proposto che entro il 2026 siano installati punti ricarica ogni 60 km lungo le principali strade e autostrade degli Stati dell’Unione, quindi anche in Italia.

Poi c’è anche il fatto che dal Governo è vero che sono arrivati gli incentivi all’acquisto di auto a zero/basse emissioni, ma con troppe “uscite”, forse, come l’ultimo decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che lasciano sempre interdetti i cittadini consumatori, magari pronti a comprare un auto elettrica finalmente. Bisogna pianificare misure a lungo termine che per qualche anno diano certezze a chi acquista.

Anche per gli operatori non è semplice procedere ad ampliare la rete di stazioni di ricarica, perché ci sono ancora molte incertezze nelle disposizioni ministeriali relativa ai tempi, ai luoghi, alle tipologie di colonnine e ai sistemi di ricarica, soprattutto lungo le autostrade italiane.

All’estero sono diversi anni che gli incentivi per le auto elettriche sono programmati e non si cambiano, rimangono ben strutturati e questo convince il consumatore della bontà della scelta. Non ci sono cambi di regola in corsa e gli incentivi sono validi anche per le auto a noleggio e le flotte aziendali. 

Rimane poi il costo dell’auto, che di per sé è alto, a causa del rincaro delle materie prime e delle incertezze legate alle catene di approvvigionamento e alle tensioni geopolitiche, più o meno armate. Senza contare il timore, più o meno confermato dai fatti, di un costo di ricarica in crescita a causa dell’instabilità generale.

Fondi utilizzati male e parzialmente?

Altro problema, non da poco, secondo l’Unrae, è che a due mesi di distanza dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto 4 agosto, che ha consentito lo sblocco dei fondi destinati agli incentivi per le auto a zero o bassissime emissioni anche per le aziende di noleggio a lungo termine, sembra emergere una interpretazione estremamente restrittiva del provvedimento.

“I fondi destinati al noleggio non sarebbero altri che quelli precedentemente stanziati per il car sharing, e ad oggi largamente inutilizzati, che però ammontano a soli 20 milioni di euro, appena il 5% del totale per un canale che normalmente assorbe il 20% dei volumi di vetture che beneficiano degli incentivi”, si legge in un comunicato.

Questa interpretazione svilisce enormemente la portata del provvedimento – ha dichiarato il Presidente dell’Unrae Michele Crisci – e non corrisponde affatto alle aspettative del settore, lasciando del tutto irrisolto il problema del pieno utilizzo dei fondi”.