L'indagine

Auto elettriche: l’Arera esamina 225 dispositivi di ricarica, costo medio per famiglia 700 euro

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I risultati della prima ricognizione sui sistemi di ricarica delle auto elettriche, che spaziano dai 700 euro dei dispositivi ideati per le famiglie agli oltre 80 mila euro per le ricariche ultra-veloci ad uso professionale. A via le adesioni alla sperimentazione dell’Autorità per aumento di potenza gratuito.

Spesso quando si parla di mobilità elettrica ci si sofferma più sul costo dell’automobile che su quello delle tecnologie e degli accessori legati ad essa, come il sistema di ricarica. Per questo motivo l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) ha passato al vaglio 225 modelli di dispositivi per auto elettrica, forniti da 24 aziende, valutandone proprietà e prezzi.

Quanto costa una colonnina di ricarica?

In Italia il costo medio di un punto ricarica di nuova generazione (wallbox inetlligente) è di 1.200 euro, secondo quanto stimato dall’Autorità, ma si parte dai 700 euro per quelli domestici destinati alle famiglie agli oltre 80 mila euro per le ricarica ultra veloci dedicata ad aziende e professionisti.

I dispositivi censiti coprono un ampio range di potenze di ricarica, da un minimo di 2 kW fino a un massimo di 350 kW; sulla base del valore di potenza massima si è soliti classificare i punti di ricarica in 4 segmenti di mercato ben distinti tra loro:

  • lenta o “Slow”, per ricariche fino a 7,4 kW;
  • accelerata o “Quick”, per ricariche fino a 22 kW;
  • veloce o “Fast”, per ricariche fino a 50 kW;
  • ultra-veloce o “Ultra-fast”, per ricariche oltre i 50 kW

Il prezzo unitario per kW installato va da 36 a 580 euro a seconda della velocità di ricarica, quindi dalle colonnine low e quick (l’86% degli apparati) a quelle fast e ultra-fast.

L’indagine dell’Arera

Si tratta dei dati raccolti nella prima ricognizione “Mercato e caratteristiche dei dispositivi di ricarica per veicoli elettrici” pubblicata dall’Arera, frutto delle attività dei Focus group sulla mobilità elettrica, istituiti sempre dall’Autorità a inizio 2020.

Il monitoraggio ha riguardato le colonnine di ricarica prodotte dalle seguenti aziende: A2A, Abb, Alfazero, Alpitronic, Bticino, Circontrol, Detas, Efacec, Enel X, Engie/Fca, Ensto, Evbox, Evmeter, Gewiss, Ingeteam, Mennekes, Orbisitalia, S&H, Scame, Schneider Electric, Silla Industries, Tesla, Tritium, Wallbox.

Focus group che hanno anche contribuito anche ad individuare i termini della sperimentazione definita dall’Autorità, al via dal 1° luglio, con adesioni aperte già dal 3 maggio scorso, per favorire la ricarica domestica in fasce orarie notturne e festive, con aumento di potenza gratuito.

Nel rapporto dell’Autorità sono state analizzate anche le capacità dei dispositivi di interagire per via telematica con un soggetto esterno, per trasmettere i dati relativi alla quantità di energia scambiata col veicolo e di attuare comandi impartiti per modulare la corrente durante la ricarica e poter quindi offrire servizi di tipo V2G (Vehicle-to-Grid).

Nel 2020 soltanto un terzo dei dispositivi censiti risulta possedere queste caratteristiche smart, ma la situazione è in rapido miglioramento.

La sperimentazione

Per questo è stata indetta una sperimentazione per favorire la ricarica in luoghi privati che permetterà, dal prossimo 1° luglio, l’aumento gratuito di potenza fino a 6 kW nelle fasce orarie notturne/festive.

Potrà aderire volontariamente chi utilizzerà wallbox che rispettino particolari requisiti tecnici definiti dall’Autorità. I dispositivi di ricarica con potenze di ricarica medie e basse saranno utilizzati per la larghissima maggioranza nei prossimi dieci anni.