Spettro radio

Asta 5G, rilievi Agcom al Governo e modello ‘wholesale only’ anche per le Tv

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In vista dell’imminente gara frequenze, l’Autorità invia i suoi rilievi sull’impianto del refarming della banda 700 contenuti nella Legge di Bilancio mentre l’Opa di Mediaset-F2i (Cdp) su Ei Towers propone il modello ‘wholesale only’ di capacità trasmissiva anche nel mondo dei broadcaster.

I rilievi dell’Agcom al Governo sull’asta 5G, con particolare attenzione al delicato percorso di migrazione dei broadcaster che dovranno liberare i 700 Mhz alle telco entro il 2022, e l’ipotesi di un nuovo modello di operatore ‘wholesale only’ di capacità trasmissiva anche per le Tv, implicito nell’Opa di Meidaset-F2i (Cdp) a Ei Towers (qui la comunicazione in Pdf), con cui il Biscione dà il via ad un auspicato consolidamento nel mercato delle torri di trasmissione che potrebbe coinvolgere anche RaiWay.

Sono queste le novità, non di poco conto, sul fronte delle frequenze radio che si intrecciano nel nostro paese degli ultimi giorni, alla vigilia del lancio da parte del Mise del bando da 2,5 miliardi di euro per la banda 3.6-3.8 Ghz, 26,5-27,5 Ghz e 700 Mhz per le quali gli operatori Tlc dovranno fare domanda entro il 2 agosto.

‘Tv locali’ e ‘capacità trasmissiva’ nodi da sciogliere

Nella sua segnalazione al Governo, (pubblicata in Pdf sul sito dell’Autorità), Agcom ha richiamato il Mise su due punti che riguardano la riorganizzazione del sistema radiotelevisivo digitale terrestre a seguito appunto del passaggio della banda 700 Mhz (694-790 Mhz) ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga senza fili per lo sviluppo del 5G. “In tale contesto di refarming, acquista rinnovata rilevanza il tema di riserva di destinazione di un terzo della capacità trasmissiva complessivamente pianificata (e alla luce dell’evoluzione tecnologica e dell’upgrade qualitativo richiesto dalla Legge alle Reti nazionali) a favore dell’emittenza locale”, si legge nel documento, aggiungendo che “L’Autorità ha più volte evidenziato la necessità” di una “rimodulazione della riserva in nome del principio di uso efficiente delle risorse frequenziali”. Secondo il commissario Antonio Nicita, la riserva di un terzo delle frequenze alle tv locali è “un vincolo normativo che non e’ il risultato di un’analisi di effettivo fabbisogno e che potrebbe quindi inficiare l’allocazione efficiente dello spettro nel nuovo contesto di refarming”.

Il secondo rilievo dell’Autorità riguarda la definizione dei criteri di conversione dei diritti d’uso delle frequenze (parametro vigente) in diritti d’uso di capacità trasmissiva (nuovo parametro) in reti nazionali DVB-T2 (il nuovo standard tecnologico del digitale terrestre) per gli operatori di rete nazionale. Criteri di conversione, in capo all’Agcom, che lamenta la mancanza di un quadro normativo e regolamentare preciso di riferimento per gestire la conversione e l’assegnazione dei diritti d’uso di capacità trasmissiva ai broadcaster con il passaggio da 20 a 10 mux nazionali.

C’è da dire che Mediaset, Cairo e ReteCapri hanno già fatto ricorso al Tar del Lazio, chiedendo l’annullamento della delibera dell’Agcom, la numero 137 del 2018, che avvia la definizione di un nuovo piano delle frequenze che contemplerà la liberazione della “banda 700” da parte degli editori televisivi, soprattutto nazionali.

Alcuni multiplex Mediaset, quello DFree di Prima Tv, che diffonde sempre canali Mediaset, e il Mux di Cairo Network operano su questa porzione di spettro, e i canali compresi nei Mux saranno costretti entro il 2022 a traslocare su altre frequenze.

 

Modello ‘wholesale only’ anche per le Tv

In questo contesto, con la gara 5G che apre la strada ai nuovi servizi IoT (dalle auto connesse alla sanità, passando per il turismo e Industria 4.0) alle porte e la ristrutturazione della banda 700 da realizzare in base alla roadmap concordata con l’Unione Europea, si inserisce l’Opa di Mediaset-F2i (Cdp) su Ei Towers. Una mossa con cui Mediaset si ripropone in posizione di forza nel mondo del broadcasting, puntando sulla creazione di una newco separata, specializzata nella vendita di capacità trasmissiva alle Tv in modalità wholesale.

Una newco che, se l’operazione riceverà tutti i via libera del caso dalle Autorità, sarà controllata al 60% da F2i (Cdp), garante della mano pubblica, con Mediaset che, separata verticalmente l’attività di editore televisivo, manterrebbe comunque una quota consistente del 40% del veicolo che a sua volta controlla Ei Towers.

Cdp operatore multi-rete

In questo modo, se le cose andassero davvero così, la Cdp, attraverso F2i, si posizionerebbe come grande operatore nazionale multi-rete, dopo le quote già detenute in Tim (5%) e Open Fiber (50%) nelle telecomunicazioni, dando vita ad un operatore di rete “indipendente” a controllo pubblico anche nel mercato della fornitura wholesale di capacità di rete televisiva. La nuova Ei Towers potrebbe così partecipare alla gara per trasportare i mux del digitale terrestre.

Ruolo di RaiWay

In questo scenario, resta da capire il ruolo di RaiWay, che dopo la fumata nera di tre anni fa, potrebbe rientrare in gioco confluendo nella newco costituita da Mediaset e F2i in ottica di “polo unico” delle torri di trasmissione broadcasting, come avviene già in Francia con Tdf.

Nel polo unico potrebbe eventualmente confluire anche Persidera, con le sue 5 reti che si aggiungerebbero alle 8 di Ei Towers, in posizione di forza per realizzare 13 canali nazionali (sono 10 quelli previsti dal nuovo piano nazionale frequenze).

Un altro sviluppo possibile, di segno diverso, potrebbe essere la cessione da parte di Ei Towers a RaiWay delle reti broadcasting per concentrarsi sulle torri Tlc che ha in pancia.