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Aree bianche, allarme rosso della Corte dei Conti sul Piano BUL: “Sensibile ritardo nella realizzazione delle infrastrutture”

Il Piano per la Banda Ultralarga scade tra 5 mesi ma ancora in 8,4 milioni di case mancano collegamenti Internet veloci.

L’allarme è stato lanciato oggi dal Collegio del controllo concomitante della Corte dei Conti nell’analisi, approvata con Delibera n. 4/2024/CCC, sullo stato di avanzamento del Piano Banda Ultralarga relativo alle cosiddette Aree Bianche, definite “a fallimento di mercato” per l’assenza di investimenti privati.

La magistratura contabile, con una delibera appena approvata, segnala infatti un “sensibile ritardo” nella realizzazione delle infrastrutture digitali legate al Piano Banda Ultralarga, con una dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e uno spostamento in avanti della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie.

Il Piano, specifica la Corte dei Conti, posto sotto il controllo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e finanziato prevalentemente con i fondi strutturali europei Fesr e Feasr, nonché con il fondo nazionale Fsc (in tutto 3,5 miliardi di euro, poi ridotti a 2,9) – interessa 7.413 comuni italiani, con la copertura di circa 6.300.000 unità immobiliari a tecnologia Fiber To The Home (FTTH), 2.100.000 a tecnologia Fixed Wireless Access (FWA) e 29.895 tra sedi Pa e aree industriali.

Aree bianche: cosa non torna nella copertura FTTH e FWA

“A fine 2023 – evidenzia la Corte – risultavano coperte in FTTH circa 3,4 milioni di abitazioni (il 54% del target finale) e 18.616 sedi PA e aree industriali (il 62%), oltre a 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo (7%) e più di 2,2 milioni in fase di lavorazione (36%). Meno positivi i dati emersi sugli investimenti di rete FWA che – spiegano i giudici contabili – vanno interpretati con cautela in virtù della tipologia di architettura FWA”.

Sullo stato di avanzamento della rete FWA di Open Fiber aveva già presentato una interrogazione al Governo e al Mimit lo scorso maggio Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, che in una nota ricordava che “Open Fiber avrebbe dovuto realizzare anche una rete FWA per coprire circa 2,5 milioni di UI, ma la società dichiara di averne già coperte 1,5 milioni, nonostante vanti solamente 400 clienti a fronte dei risultati di copertura annunciati; A fronte di questi risultati può solo concludersi che la rete FWA è stata completamente sbagliata nella sua progettazione e realizzazione e che quindi le connessioni dichiarate non sono reali”.

I ritardi registrati finora sono stati governati con il ricorso all’istituto delle penali che, a fine 2023, risultano applicate per un importo complessivo di 54,6 milioni di euro. Una cifra per la quale – sottolinea la magistratura contabile – emerge, su alcuni lotti, la riduzione dei margini per ricorrere a ulteriori iniziative, anche in virtù dell’attuale assetto contrattuale.

“In caso di disallineamento tra effettivo progresso dei lavori e scadenza finale del Piano (settembre 2024) – raccomanda la Corte al Mimit – andranno definiti i necessari interventi correttivi anche sul fronte della scarsità di manodopera specializzata e adottato un nuovo cronoprogramma che garantisca la chiusura dei lavori in tempi celeri, con un controllo serrato sul rispetto delle nuove scadenze da parte di tutti i soggetti coinvolti”.

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