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Apple-Shazam, perché l’Antistrust europea ha aperto un’inchiesta

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La Commissione Europea teme che Apple, acquisendo Shazam, possa ottenere accesso a dati, commercialmente sensibili, sui clienti della concorrenza.

L’Unione Europea, ha aperto una indagine per capire se l’acquisizione di Shazam (la popolare app che permette di riconoscere una canzone dopo appena un paio di note) da parte di Apple possa in qualche modo avere impatti negativi sulla concorrenza all’interno dei paesi dell’Unione. L’indagine si concluderà il 4 di settembre, ed è stata sollecitata da diversi paesi come (ovvero Austria, Francia, Islanda, Italia, Norvegia, Spagna e Svezia), che hanno chiesto all’esecutivo Ue di esaminare l’operazione.

L’acquisizione

Per la modica cifra di 400 milioni di dollari, Apple lo scorso dicembre ha acquistato Shazam, il servizio che permette di individuare canzoni, film, programmi TV e pubblicità a partire dall’ascolto di brevi clip audio.

Nata nel 2002, dall’idea di quattro studenti della Barkley University, la svolta giunge solo nel 2008, quando Shazam entra a far parte prima di Apple Store e poi anche del Play Store di Android. Nel corso dei 18 mesi successivi l’app viene scaricata 10 milioni di volte in 150 paesi del mondo e le stime dicono che l’8% degli utenti acquista il brano da iTunes dopo il riconoscimento.

Il motivo 

Il motivo di questa mossa strategica va forse ricercato nella possibile maggiore integrazione con Apple Music, dove Shazam potrebbe contribuire a migliorare l’esperienza del servizio.

Shazam è stata già integrata con Siri da Apple iOS 8 e, con l’operazione di acquisto, il rapporto tra le due piattaforme diventerà inevitabilmente più stretto, così da rafforzare il servizio in prospettiva della serrata competizione con Spotify. Ma l’interesse di Apple per Shazam va oltre la musica: da quest’anno l’azienda si è spinta sempre di più nel mondo della AR, vicino alle features che Apple sta sperimentando per attrarre più utenti sulla piattaforma Apple Music.

Ma l’acquisizione è da considerarsi di sicuro anche anche in un’ottica di risparmio: Apple pagava una commissione a Shazam ogni volta che l’utente, riconosciuta una canzone, veniva trasferito a Tunes Store e Apple Music.

Secondo il Wall Street Journal, questo passaggio influenzerebbe il 10% di tutti gli acquisti digitali e costituirebbe la maggiore fonte di guadagno di Shazam. Ma soprattutto acquisizione dati, sì perché Shazam è un’ottima banca dati di gusti personali raccolti in dieci anni. Elementi che possono aiutare Apple in maniera scorretta nella personalizzazione del servizio, e soprattutto nella battaglia con il competitor più importante, Spotify.

L’inchiesta

In questa fase la Commissione teme che Apple, acquisendo Shazam, possa ottenere accesso a dati, commercialmente sensibili, sui clienti della concorrenza: l’accesso a tali dati potrebbe permettere alla casa di Cupertino di prendere di mira i clienti dei concorrenti, incoraggiandoli a passare ad Apple Music. Pertanto, i servizi concorrenti potrebbero trovarsi in svantaggio competitivo.

La Commissione verificherà anche se i concorrenti di Apple potrebbero essere danneggiati, nel caso in cui la casa di Cupertino dovesse decidere, una volta acquisita Shazam, che questa app non debba più indirizzare i suoi clienti verso di loro.

Margrethe Vestager, il commissario europeo per la libera ha dichiarato che “L’indagine nasce per assicurarsi che i consumatori europei possano continuare a godere della musica in streaming nel modo in cui hanno sempre fatto negli ultimo anni, evitando che una acquisizione possa in qualche modo danneggiare e ridurre le possibilità degli utenti”.