IL RICORSO

Apple Music, l’UNC ricorre all’Antitrust: modalità di pagamento poco chiare

di R.N. |

L’app di Apple per ascoltare musica poco chiara sui costi addebitati ai consumatori. L’Unione Nazionale Consumatori deposita una denuncia all’Antitrust.

L’Unione Nazionale Consumatori ricorre all’Antitrust contro Apple. Nel mirino il nuovo servizio Music, lanciato il 30 giugno.

Il motivo? Poca chiarezza sui costi che saranno addebitati ai consumatori.

Le modalità di pagamento di quest’app non piacciano all’UNC e il Segretario generale Massimiliano Dona spiega perché: “Un’applicazione per ascoltare musica diffusa con modalità che sembrano poco chiare nello spiegare i costi che saranno addebitati ai consumatori: per questo è necessario che sia l’Antitrust a fare chiarezza“.

Questi i motivi della denuncia depositata dall’associazione all’Autorità Garante per la Concorrenza e per il Mercato per il servizio “Apple Music“, disponibile su smartphone in seguito all’aggiornamento del sistema operativo IOS.

Tra l’altro la Ue sta già indagando sugli accordi stretti da Apple con le etichette discografiche perché teme possibili risolviti in funzione anti-competitiva.

Emanuela Dona, che ha seguito per l’UNC la denuncia in Antitrust, ha precisato che “gli utilizzatori dei prodotti Apple erano abituati ad avere sul telefonino la propria musica scaricata da iTunes attraverso la tradizionale app ‘Musica’; adesso, dopo aver scaricato l’aggiornamento, viene proposto di testare il servizio,  tuttavia, cliccando sull’icona ‘Inizia la prova gratuita di 3 mesi’, si accede ad una schermata nella quale l’utente è invitato a scegliere un abbonamento che può costare da 9,99 euro fino a 14,99 euro al mese.”

Secondo l’avvocato Emanuela Dona, “il consumatore non riesce a capire immediatamente che si trova davanti ad un’offerta commerciale nella quale, dopo i tre mesi di prova, l’abbonamento sarà automaticamente rinnovato finché non sarà l’utente a disattivarlo: insomma ad un primo sguardo sembrerebbe che Apple faccia ricorso ad un meccanismo di opt-out che ci si sembra incoerente rispetto al concetto di prova gratuita”.

Per queste ragioni, ha concluso Emanuele Dona, “abbiamo chiesto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato di fare chiarezza sul caso e, qualora rilevasse l’irregolarità dell’offerta, decida di bloccare immediatamente la pratica nel rispetto dei consumatori”.