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Antitrust, la Ue allarga l’indagine su Google: due nuove comunicazioni di addebiti

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Il Commissario Ue Vestager: ‘Google non può arrogarsi il diritto di negare ad altre imprese la possibilità di competere e di innovare’.

La Commissione Ue mette Google all’angolo. Dopo le indiscrezioni rilanciate da Key4biz a fine giugno, oggi arriva la conferma ufficiale: l’Antitrust Ue ha inviato al gruppo americano altre due Comunicazioni di addebiti per pratiche pubblicitarie e acquisto comparativo che vanno ad aggiungersi a quella riguardante la ricerca online del 2014 (si parla di una multa da 3 miliardi di euro che dovrebbe essere comunicata molto presto) e a quella su Android dello scorso aprile (Scheda informativa).

il Commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, è stato molto chiaro: “Google non può arrogarsi il diritto di negare ad altre imprese la possibilità di competere e di innovare”.

Google e Alphabet hanno otto settimane per reagire agli addebiti della prima comunicazione e dieci settimane di tempo per rispondere alla seconda.

Le repliche dovranno quindi giungere a Bruxelles da metà e fine settembre.

Un portavoce di Google ha subito commentato: “Crediamo che le nostre innovazioni e i miglioramenti che abbiamo apportato ai prodotti abbiano incrementato le opportunità di scelta per i consumatori Europei e favorito la concorrenza. Esamineremo le nuove evidenze sollevate dalla Commissione e forniremo una risposta dettagliata nelle prossime settimane”.

La notizia arriva dopo che la Ue ha deciso di accordare maggior tempo a Google per rispondere alle accuse mosse dall’esecutivo europeo per il sistema operativo mobile, fissato la nuova data al 7 settembre, e dopo che ieri il Commissario Vestager ha incontrato a Bruxelles il Segretario americano al Tesoro, Jacob Lew, impegnato in un tour europeo.

Questo è un periodo di forti tensioni tra Stati Uniti e Commissione Ue: a più riprese Washington si è lamentato con Bruxelles per le indagini riguardanti le pratiche fiscali delle multinazionali, arrivando ad accusare la Ue di ‘protezionismo digitale’.

Questo sarebbe il secondo incontro tra i due nel giro di poche settimane.

Vestager e Lew si sono infatti incontrati anche il 22 giugno e in quell’occasione il Segretario americano aveva ribadito ‘la propria preoccupazione’, pur sottolineando al Commissario Ue i grandi progressi della Commissione, degli USA e della comunità internazionale in materia di lotta all’evasione fiscale.

Stando ad alcuni rumors, entro fine luglio Vestager dovrebbe decidere in merito agli accordi fiscali tra Apple e l’Irlanda.

Il gruppo di Cupertino è, infatti, sotto la lente della Ue che l’accusa di beneficiare di una fiscalità preferenziale. L’inchiesta è stata aperta nel 2014 e riguarda proprio gli accordi fiscali tra il gruppo americano e l’Irlanda nel periodo 1991-2007 che potrebbero essere considerati come aiuti di Stato illegali.

Per quanto riguarda le comunicazioni di oggi, la Commissione informa che:

  1. Con una comunicazione degli addebiti supplementare corrobora la conclusione preliminare secondo cui Google abusa di posizione dominante favorendo sistematicamente i propri servizi di acquisto comparativo nelle pagine dei risultati delle ricerche;
  2. Con una comunicazione degli addebiti separata esprime la posizione preliminare secondo cui la società abusa di posizione dominante limitando artificialmente la possibilità per i siti internet di terzi di visualizzare i messaggi pubblicitari dei suoi concorrenti.

Per Vestager, “Google ha favorito in modo indebito il proprio servizio di acquisti comparativi nelle sue pagine di ricerche generiche. Ciò implica praticamente che i consumatori rischiano di non visualizzare i risultati più pertinenti per le loro ricerche. Pensiamo poi che Google ostacoli la concorrenza limitando la capacità dei concorrenti di inserire pubblicità sui siti internet di terzi, pratica che soffoca la scelta del consumatore e l’innovazione”.

Google – ha indicato il Commissario Ue – adesso ha la possibilità di rispondere alle nostre obiezioni. Ne esaminerò attentamente le argomentazioni e poi deciderò come procedere nei due casi. Se tuttavia le indagini concluderanno che Google ha violato le norme antitrust dell’Ue, la Commissione avrà il dovere di agire per tutelare i consumatori e la concorrenza leale sui mercati europei.”

Google favorisce i propri prodotti di acquisto comparativo nei risultati di ricerca

Dopo la comunicazione degli addebiti dell’aprile 2015 e la risposta di Google del settembre 2015 la Commissione ha proseguito le indagini e con la comunicazione supplementare di oggi espone tutta una serie di nuove prove e dati che ne corroborano la conclusione preliminare secondo cui Google abusa di posizione dominante in quanto favorisce sistematicamente i propri prodotti di acquisto comparativo nei risultati delle ricerche generiche.

Le nuove prove riguardano in particolare come Google:

  1. Favorisce i propri prodotti rispetto ai servizi concorrenti;
  2. Che impatto ha la visibilità di un sito nei risultati di ricerca Google sul suo traffico;
  3. Come evolve il traffico verso il prodotto di acquisti comparativi di Google rispetto ai concorrenti.

Per la Ue, “la condotta di Google ha indebolito o addirittura marginalizzato la competitività dei suoi concorrenti più diretti”.

Google ha limitato la concorrenza sul mercato dell’eAdvertising

La Commissione ha inviato inoltre a Google una comunicazione degli addebiti sulle limitazioni imposte alla possibilità di alcuni siti internet di terzi di visualizzare la pubblicità dei concorrenti.

Secondo quanto espresso nella comunicazione degli addebiti odierna, la Ue ritiene che queste pratiche abbiano consentito a Google di tutelare la propria posizione dominante nella pubblicità nei motori di ricerca e che abbiano impedito ai concorrenti attuali e potenziali, compresi altri motori di ricerca e piattaforme pubblicitarie, di inserirsi e svilupparsi in un settore di importanza commerciale.

Google inserisce le pubblicità collegate alle ricerche direttamente nel sito di ricerca Google, ma lo fa anche come intermediario in siti terzi attraverso la piattaforma AdSense for Search. I siti internet mettono a disposizione degli utenti una funzionalità di ricerca, tipicamente una casella da cui l’utente lancia la ricerca; oltre ai risultati, però, riceve anche le pubblicità collegate alle ricerche. Se poi l’utente clicca su un messaggio pubblicitario, tanto Google che la società terza percepiscono una commissione.

In questa fase la Commissione ritiene che Google domini il mercato dell’intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca, con quote che negli ultimi dieci anni hanno sfiorato l’80% del mercato.

Per la Ue, “Gran parte delle entrate che Google ricava dall’intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca proviene da accordi con un manipolo di terzi, i cosiddetti “partner diretti””. La Commissione ritiene che con questi accordi Google violi le norme antitrust dell’Unione imponendo le seguenti condizioni:

  1. Esclusiva: obbliga i terzi a non procacciarsi pubblicità collegate alle ricerche dai sui concorrenti;
  2. Posizionamento privilegiato di una quantità minima di pubblicità Google: vincola i terzi a un numero minimo di sue pubblicità collegate alle ricerche, con obbligo di riservare lo spazio più favorevole nelle pagine dei risultati. I terzi non possono per giunta collocare pubblicità dei concorrenti né sopra né accanto alle inserzioni di Google;
  3. Diritto di autorizzare pubblicità concorrenti: i terzi devono ottenere l’approvazione di Google prima di modificare la visualizzazione delle pubblicità concorrenti collegate alle ricerche.

La Commissione ritiene in via preliminare che questa pratica ormai decennale ostacoli la concorrenza in un settore importante sul piano commerciale. La comunicazione degli addebiti contesta la pratica dell’esclusiva a partire dal 2006, cui sono andati subentrando nella maggior parte dei contratti conclusi dal 2009 il requisito del posizionamento privilegiato/della pubblicità minima e il diritto di Google di autorizzare le pubblicità concorrenti. La Commissione teme che le pratiche in questione abbiano artificialmente ridotto la scelta e soffocato l’innovazione nel mercato per tutto il periodo riducendo sempre artificialmente le opportunità dei concorrenti.

La Commissione prende atto che, nell’ambito della procedura antitrust, Google ha recentemente deciso di modificare le condizioni nei contratti AdSense con partner diretti per dare loro maggiore libertà di visualizzare le pubblicità concorrenti collegate alle ricerche.