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Antitrust, Google verso multa record da 3 miliardi

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La Ue starebbe per multare Google per abuso di posizione dominante sul mercato della ricerca online. Comunicazione attesa entro giugno.

Google potrebbe essere condannata a una multa record da 3 miliardi di euro per abuso di posizione dominante sul mercato europeo della ricerca online.

Stando a quanto riporta il Daily Telegraph, la Commissione Ue è pronta a sanzionare il colosso di Mountain View, chiudendo così il dossier aperto sette anni fa.

Secondo fonti Ue, sentite dal quotidiano britannico, i funzionari dell’Antitrust starebbero limando gli ultimi dettagli ed entro giugno dovrebbe essere annunciato il provvedimento. In ogni caso prima della pausa estiva.

Si tratterebbe della multa più alta mai comminata dalla Ue in un caso antitrust. Supererebbe infatti anche quella a Intel da 1,1 miliardo di euro.

Una multa così salata ha come scopo evidente quello di persuadere Google dal continuare a manipolare i risultati di ricerca per favorire, a danno dei competitor, i propri servizi.

Il mese scorso Google è stata accusata dalla Ue anche di sospetto abuso di posizione dominante sul mercato dei sistemi operativi mobili.

Il 20 aprile è stata infatti inviata al gruppo una Comunicazione di Addebiti per chiudere il dossier su Android aperto il 15 aprile 2015 in parallelo con la spedizione alla compagnia americana dello Statement of Objections riguardante l’indagine antitrust sul mercato della ricerca online.

Così, dopo aver ricevuto lo scorso agosto le risposte di Google alle accuse formulate nella Comunicazione di addebiti (concedendo anche un lasso di tempo maggiore), la Ue si prepara adesso a multare il gruppo.

Il Commissario Ue alla concorrenza Margrethe Vestager, in occasione dell’invio dello Statement of Objections, aveva dichiarato: “Sono preoccupata che l’impresa abbia accordato un vantaggio sleale al proprio servizio di acquisti comparativi in violazione delle norme antitrust europee…Se l’indagine dovesse confermare i nostri timori, Google dovrebbe affrontare le conseguenze giuridiche e cambiare il suo modo di operare in Europa.”

Commentando le risposte inviate dal gruppo alla Ue, Kent Walker, Senior Vice President & General Counsel Google, aveva indicato: “Queste accuse sono ingiustificate perché riteniamo che Google contribuisca a far crescere la scelta dei consumatori europei e offra opportunità ad altre società di tutte le dimensioni”.

Secondo Google, le accuse della Commissione Ue sostengono che “mostrando gli annunci a pagamento dei commercianti, Google devii il traffico da altri servizi di shopping comparativo. Ma la comunicazione non supporta tale affermazione, non tiene in considerazione i significativi vantaggi per consumatori e inserzionisti e non indica una chiara base giuridica per collegare tali affermazioni alla soluzione proposta”.

“La nostra risposta – precisava Walker – fornisce prove e dati che dimostrano l’infondatezza delle questioni sollevate nella Comunicazione”.

La difesa di Google, almeno un centinaio di pagine, si basa su tre argomentazioni.

Intanto i fatti: il traffico generato dai servizi di eCommerce, secondo Google, è aumentato di molto (227%) rispetto al periodo considerato dell’atto di accusa (2010-2014).

Inoltre, sempre nell’eCommerce, una fonte vicina al gruppo indica che “sono stati fatti molti investimenti. In quattro grandi Paesi della Ue si osserva la nascita di 300 nuove aziende” sempre negli anni presi in esame dalla Commissione.

Una prova, secondo Google, che non ha contribuito a frenare la concorrenza nonostante la sua enorme quota di mercato nella ricerca online che in Europa arriva al 90%.

Nei mesi scorsi, consapevole dei grossi rischi ai quali andava incontro, Google ha pure avviato una riorganizzazione interna dell’azienda con la nascita di Alphabet, holding che controlla tutte le divisioni della società.

Secondo alcuni osservatori, un tentativo di andare incontro alle richieste del Parlamento Ue che a marzo 2015 aveva chiesto a gran voce lo smembramento delle attività della compagnia per risolvere i problemi antitrust.

La mossa non ha però convinto la Ue.