L'accusa

Amazon verso il 50% del mercato ecommerce USA, ma arriva nuova causa antitrust

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Dopo la straordinaria crescita del 2020, anche per quest’anno Amazon si appresta a segnare nuovi record nel settore ecommerce americano, ma da Washington parte una nuova causa contro il gigante di Seattle per abuso di posizione dominante a danno di consumatori, concorrenza e innovazione.

La grave emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19 ha fatto schizzare verso l’alto le vendite online e il mercato mondiale dell’ecommerce ha registrato un aumento del +27,6% durante il 2020 a 23,8 trilioni di dollari. Grandi aziende come Amazon, Alibaba, JD.com, eBay, BestBuy, Apple, Walmart, hanno di conseguenza visto crescere le proprie quote di mercato e i profitti, anche a doppia cifra.

L’impero di Amazon

Negli Stati Uniti il player dominante è Amazon. Dopo un incremento straordinario delle vendite sulla piattaforma ecommerce di Jeff Bezos attorno al +44% nel 2020, anche per quest’anno si attende un +16%, per un giro di affari di 367 miliardi di dollari circa, secondo dati eMarketer.

Una posizione di assoluto dominio, attorno al 50% dell’intero settore nazionale, che rende il confronto improponibile anche con la seconda in classifica, Walmart, che possiede una quota del 7%, mentre eBay al terzo posto supera di poco il 4%, seguita dalla Apple al 3,7% e quindi BestBuy a chiudere la Top Five con il 2,2%.

Abuso di posizione dominante, l’accusa di Washington

Un dominio di cui però Amazon avrebbe abusato. L’ufficio del procuratore generale di Washington D.C., Karl Racine, avrebbe intentato una causa antitrust contro il gigante del web, secondo quanto riportato in diversi articoli online, tra cui quelli pubblicati da Reuters e Washington Post, appunto per abuso di posizione dominante nelle vendite online a svantaggio diretto dei consumatori.

Secondo l’accusa, Amazon prenderebbe accordi vincolanti con le aziende che vogliono vendere sulla sua piattaforma, obbligandole a non abbassare mai il prezzo sotto quello concordato. In pratica, attraverso contratti capestro, come si dice (contratto nettamente a vantaggio di una parte e a discapito dell’altra), la Big Tech vince sempre, perché non solo controlla il mercato, ma ne definisce il livello dei prezzi, assicurandosi un vantaggio reale su tutti.

Prezzi gonfiati artificialmente

Lungi dal consentire ai consumatori di ottenere i migliori prodotti ai prezzi più bassi, Amazon fa invece gonfiare artificialmente tali prezzi in tutto il mercato delle vendite al dettaglio online, sia per i prodotti venduti sulla piattaforma proprietaria, sia sulle piattaforme dei suoi concorrenti”, ha spiegato Racine

Nei contratti la società fondata da Bezos impone restrizioni e vincoli che decretano un aumento dei prezzi al consumatore finale, secondo la tesi della procura, a causa di commissioni che arrivano fino al 40% del prezzo imposto dal commerciante. Commercianti che per contratto non possono neanche rivolgersi alla concorrenza.

Da Seattle hanno respinto le accuse al mittente, affermando invece in un comunicato ufficiale che “Amazon si impegna da tempo ad offrire solo prodotti ai migliori prezzi sul mercato e come tutti i negozi pubblicizza solo offerte competitive”. Riguardo i prezzi infine: “Sono i venditori a stabilire quanto costa ciò che vendono sulla nostra piattaforma, non noi”.