La Commissione Ue vuole ridurre i partecipanti, 76 candidature per le AI Gigafactory sono un numero esorbitante e sicuramente inatteso, a fronte di 4 o 5 Gigafactory che potranno partire.
E’ per questo che la Commissione Ue sta parlando con gli alti rappresentanti degli Stati membri per tagliare il numero di pretendenti interessati a realizzare e costruire i grandi data center AI europei, fortemente voluti per dare all’Europa gli strumenti autonomi di addestramento AI necessari per competere a livello globale. Le AI Gigafactory sono la risposta europea al mega progetto americano da 500 miliardi di dollari Stargate, annunciato in pompa magna da Trump.
Il piano europeo da 20 miliardi di euro sarà finanziato dalla Commissione (17%), dai paesi dell’UE (17%) e dall’industria (66%) per potenziare la capacità di calcolo degli sviluppatori europei.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Una possibile soluzione potrebbe essere quella di unire insieme diverse candidature a livello nazionale, scrive Euractiv. Tuttavia, in Germania un tentativo di mettere a fattor comune le candidature di diverse singole aziende non è andato a buon fine. Per questo, alcune aziende hanno comunque presentato la loro proposta in solitaria e al momento tutte le proposte tedesche sono al vaglio.
Henna Virkkunen, vice presidente della Commissione Ue e commissaria alla Sovranità digitale, ha detto che sono 76 le proposte arrivate sul suo tavolo, da 16 paesi diversi, per il lancio di 60 AI Gigafatory in Europa a fronte di investimenti complessivi per 230 miliardi di euro.
Una corsa all’oro dell’AI, ben superiore alle attese di Bruxelles che in origine si sarebbe aspettata appena sei o sette candidature. L’obiettivo finale resta sempre 4 o 5. Per questo, la maggior parte dei progetti adesso devono essere fusi fra loro o cancellati.
In Italia si sta ragionando su come promuovere al meglio la candidatura nazionale, in pole position sembra esserci Genova ma in lizza potrebbe esserci anche Bologna.
La Polonia vuole unire le forze con gli Stati baltici: Baltic AI
Finora, la mancanza di coordinamento tra le candidature è stata un problema, insieme alle forti ambizioni individuali: alcuni governi Ue non erano nemmeno a conoscenza delle candidature dei propri paesi. Tuttavia, alcuni membri stanno ora mostrando la volontà di collaborare. La Polonia, ad esempio, prevede di costruire una gigafactory insieme agli Stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania).
Fra gli altri, anche Vienna e la Repubblica ceca saranno, separatamente, in corsa.
Quali paesi hanno le migliori possibilità di ospitare le Gigafactory?
La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha recentemente lasciato intendere che le AI Factory già esistenti, istituite nell’ambito di una precedente iniziativa UE, potrebbero essere ampliate nell’ambito del progetto.
L’approccio proposto dalla Presidente della Commissione potrebbe favorire le parti interessate come l’operatore del supercomputer finlandese Lumi, che gestisce già una Gigafactory. Il governo finlandese ha presentato domanda per l’ampliamento della struttura tramite un consorzio guidato da Nokia.
Negoziati in corso in Germania
In Germania, inizialmente si era tentato di presentare una domanda congiunta. Tuttavia, un’iniziativa di aziende tecnologiche tedesche come SAP, Deutsche Telekom, Siemens, Ionos e Schwarz Group è fallita perché i partecipanti non sono riusciti a concordare un concept. Alla fine, diversi consorzi hanno presentato domande concorrenti in risposta al bando.
Deutsche Telekom si è affrettata ad annunciare che, insieme a Nvidia, sarebbe stato costruito un data center per l’intelligenza artificiale con una capacità di almeno 10.000 GPU (unità di elaborazione grafica) entro i successivi nove mesi. Tuttavia, ha spiegato che questo impegno dovrebbe essere visto parallelamente alla presentazione di una domanda per l’iniziativa dell’UE.
• Deutsche Telekom, insieme a Nvidia, sta promuovendo un progetto di punta.
• Ionos, partner di 1&1, sta collaborando con il gigante delle costruzioni Hochtief.
• Il colosso della vendita al dettaglio Schwarz Group si è lanciato nella mischia.
• La Baviera sta negoziando con lo sviluppatore Investa.
• E, a sorpresa, la piccola startup berlinese Lyceum, con soli 11 dipendenti, vuole costruire un centro in Danimarca, attratta dall’energia più economica.
Questo mosaico evidenzia la mancanza di una strategia nazionale unitaria, un aspetto che potrebbe compromettere le possibilità della Germania di ottenere il sostegno dell’Ue, soprattutto se l’Ue darà priorità alla cooperazione transfrontaliera rispetto agli sforzi nazionali frammentati.
La Spagna unisce le forze
Al contrario, la Spagna è diventata un modello di coordinamento. Madrid è riuscita a riunire rivali agguerriti come Telefónica e MasOrange allo stesso tavolo, insieme a Nvidia e altri partner tecnologici. Il progetto avrà sede in Catalogna, sede di un affermato centro di ricerca sul supercalcolo.
Altri paesi stanno seguendo percorsi simili:
• Repubblica Ceca e Austria stanno collaborando con operatori di telecomunicazioni nazionali.
• La Finlandia ha collaborato con Nokia, progettando di sviluppare il supercomputer LUMI esistente.
Ciò che distingue questi progetti è l’attenzione alla collaborazione, al coinvolgimento statale e all’integrazione delle infrastrutture esistenti, tutti fattori che ne rafforzano la credibilità agli occhi della Commissione.
Le ambizioni del Mar Nero
Nel frattempo, l’“IA del Mar Nero” della Romania mira a connettersi non solo con le risorse nazionali, ma anche con Moldavia, Ucraina e Turchia. La sua prospettiva geopolitica – che collega lo sviluppo digitale alla ricostruzione dell’Ucraina e alla resilienza regionale del Mar Nero – si inserisce perfettamente nella più ampia strategia dell’UE di estendere l’influenza digitale verso est.
Gigafactory è sinonimo di indipendenza digitale?
La visione dell’UE di cinque hub di intelligenza artificiale alimentati da oltre 100mila chip sembra un passo avanti verso la sovranità digitale. Ma ci sono motivi per essere cauti:
• Dipendenza da Nvidia: con Nvidia che fornisce la maggior parte dei componenti critici, l’indipendenza dell’Europa rimane limitata. L’industria europea dei semiconduttori è ancora molto indietro rispetto a Stati Uniti e Asia.
• Infrastruttura non è sinonimo di Competitività: l’hardware da solo non renderà l’Europa leader. Senza forti investimenti in formazione, dati aperti, standard di interoperabilitàe quadri etici, questi centri rischiano di diventare delle cattedrali nel deserto.
Il quadro generale: l’Europa a un bivio
Il dibattito sulla gigafactory dell’IA non riguarda solo le infrastrutture. Riguarda la scelta di civiltà dell’Europa:
• L’UE vuole continuare a utilizzare solo i modelli di IA statunitensi e cinesi o costruirne uno proprio?
• L’Europa dovrebbe puntare su un ecosistema di IA aperto e collaborativo o semplicemente cercare di copiare l’approccio della Silicon Valley?