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‘Abortion Reversal’, Facebook e Google accusate di fare soldi con pubblicità pericolose. Il report

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Gli annunci in questione promuovono una procedura che non solo non è stata ancora dimostrata in campo medico, ma che è definita pericolosa e non etica. I dati emersi da un rapporto del Center for Countering Digital Hate (CCDH).

Fare soldi con le fake news mettendo in pericolo migliaia di adolescenti. E’ questa in estrema sintesi la ricerca pubblicata dal Center for Countering Digital Hate (CCDH), organizzazione no profit che si occupa di monitorare i contenuti d’odio online.

Secondo l’organizzazione dall’inizio del 2020 Facebook ha pubblicato oltre 18,4 milioni di annunci di “Abortion Reversal”, una procedura che non solo non è stata ancora dimostrata in campo medico, ma che è definita pericolosa e non etica. Sempre dalla stessa ricerca è emerso come anche Google abbia mostrato gli annunci a oltre il 75% delle persone che effettuavano ricerche relative all’aborto, negli USA. Un annuncio che saltava fuori in maniera estremamente mirata, puntando a termini di ricerca come “gravidanza indesiderata” e “pillola abortiva”.

Il Center for Countering Digital Hate ha segnalato contenuti che si occupano del tema su Facebook. “La maggior parte arriva dalla pagina Live Action (un’organizzazione no-profi e prolife) che ha investito una cifra importante per la sponsorizzazione dei contenuti sull’inversione d’aborto. Tra il 1° gennaio 2020 e l’8 settembre 2021, Facebook ha autorizzato 92 annunci di questo tipo da Live Action News, Live Action e Heartbeat International per un totale di 110-140mila dollari per sponsorizzare questi post”.

Perché Facebook ammette sponsorizzazioni su post che parlano di «inversione d’aborto»? La pratica che non trova un riscontro medico, non è stata approvata dalla FDA (la Federal and Drug Administration negli Stati Uniti), si basa sull’assunzione dell’ormone progesterone immediatamente successiva a quella della pillola del giorno dopo. In passato, ricerche sul tema sono state interrotte per gravi emorragie che si sono verificate nei pazienti.

Scarica il report del Center for Countering Digital Hate (CCDH)

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