Turchia inquieta tra ‘califfati’ e ‘Smart city’: ad Istanbul due summit su ‘Knowledge & Intelligent cities’

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Un Paese diviso da due idee di futuro e da due anime: quella progressista e quella conservatrice, quella europea e quella orientale. Due gli appuntamenti internazionali con l’innovazione tecnologica e lo sviluppo sostenibile: il KCWS 2013 e il WICS 2013.

Turchia


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Sono giorni difficili per la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che vede le sue principali città, tra cui ovviamente Istanbul e Ankara, al centro di aspri scontri tra forze dell’ordine e manifestanti, con il risultato che ad oggi sono stati registrati 3 decessi, 1500 feriti e 2000 arresti, secondo diversi fonti. Da una parte l’idea di una Turchia moderna, più europea, costellata di smart city e in grado di guidare il Medio Oriente verso una nuova fase di crescita, pace e prosperità. Dall’altra la visione di una Turchia retta da califfati filo islamici e conservatori, un Parlamento indebolito e una forte ingerenza degli uomini di religione negli affari dello Stato e nella società civile (vedi le leggi sul velo per le donne, contro l’alcol e i baci in pubblico).

 

Un Paese enorme, abitato da quasi 75 milioni di persone e con un’economia che si caratterizza per aree urbane in forte crescita e aree rurali ancora arretrate e depresse. All’inizio di quest’anno il Governo di Ankara aveva dichiarato di voler dare il via ad una serie di progetti per la realizzazione di smart grid entro il 2015 per una spesa complessiva di 5 miliardi di dollari. A Istanbul sono state presentate, nello scorso anno, numerose idee per la trasformazione dell’antica città in una smart city globale, mentre si moltiplicano le proposte di partnership tra aziende locali e internazionali per l’innovazione tecnologica dei centri urbani e la migrazione dell’economica nazionale verso paradigmi digitali.

 

Così, mentre scorrono le immagini di Istanbul ed Ankara in fiamme, teatri di violentissimi scontri tra giovani turchi e polizia in assetto antisommossa, altre iniziative di tutt’altra natura si apprestano ad essere annunciate. Ancora una volta da una parte una vecchia e sterile idea di società, legata alla tradizione, ai precetti religiosi e alla politiche conservatrici di Erdogan, dall’altra la voglia di innovare tipica dei più giovani, con l’obiettivo di trasformare per sempre il volto del Paese.

In attesa che l’Europa dica la sua su quanto sta accadendo e che magari riesca a mediare tra le due storiche anime turche, quella occidentale e quella orientale, favorendo un nuovo processo di democratizzazione della Turchia, due grandi eventi si terranno a Istanbul: il VI Knowledge Cities World Summit (KCWS-2013) e la II World Intelligent Cities Summit and Exhibition (WICS 2013).

 

Due eventi di grande rilievo internazionale per contribuire al rilancio delle città come centri culturali, di crescita civile, di sviluppo economico e di innovazione sociale. Il KCWS di quest’anno sarà dedicato alla sostenibilità energetica delle aree metropolitane di tutto il mondo, alla loro continua crescita e alla domanda straordinaria di risorse. Obiettivo principale è riunire le amministrazioni delle principali metropoli-megalopoli globali per scambiarsi best practice, esperienze e strumenti tali da assicurare una crescita più consona alle capacità reali del pianeta di sostenere la domanda di risorse in forte aumento.

 

Più orientato all’innovazione tecnologica, alle applicazioni dell’ICT in nuovi settori e agli aspetti regolatori delle smart city è il secondo appuntamento, il WICS di dicembre 2013, a cui parteciperanno i sindaci delle città di tutto il mondo, rappresentanti dei Governi, esperti di urbanistica, architetti, regolatori, accademici e innovatori.

 

Le città si evolvono grazie alle infrastrutture e alle grandi innovazioni tecnologiche, ma non c’è progresso materiale senza crescita culturale. La Turchia, in questo momento, deve più di qualunque altro Paese investire nei suoi giovani, nelle nuove idee e nelle tecnologie pulite, ma allo stesso tempo sforzarsi di garantire i diritti democratici e civili fondamentali. Senza di questo non c’è progresso e senza progresso non ci può essere futuro.

(f.f.)