#Boston bombs: la Smart city alla prova del terrorismo, basta la videosorveglianza?

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L’FBI ha usato le immagini della videosorveglianza per catturare i due sospettati dell’attacco terroristico. Boston ha sviluppato una rete di video controllo estesa ed efficace. Basterà per impedire un evento simile in futuro? Quali conseguenze per la pri

Stati Uniti


Boston Attack

L’attentato alla maratona di Boston del 15 aprile scorso ha riportato tutti, americani e non, alla tragica realtà del terrorismo internazionale. Spesso ci dimentichiamo di cosa significa vivere sotto la minaccia costante di bombe ed esplosioni, come purtroppo accade regolarmente in città come Kabul, Baghdad e Damasco, solo per citarne alcune, ed episodi come questo ci consentono di riflettere seriamente sull’importanza di avere sistemi di sicurezza all’altezza di tali eventi distruttivi.

 

La capitale del Massachusetts ha pagato a duro prezzo questo attacco ai cittadini, come sempre gli obiettivi di questa assurda strategia del terrore, con tre morti e decine di feriti gravi. Un evento drammatico che, nella caccia ai due principali sospettati, uno morto durante un conflitto a fuoco nei giardini del MIT e l’altro da poco nelle mani dell’FBI,  ha messo alla prova il sistema di sicurezza cittadino ed in particolare il sistema di videosorveglianza, più sviluppato in alcune aree del centro. Già 24 ore dopo le esplosioni, che hanno letteralmente terrorizzato le migliaia di partecipanti alla maratona bostoniana (una delle più antiche al mondo) e la gran parte dei cittadini, si è subito visto sui media il moltiplicarsi istantaneo di immagini prese dal circuito di videosorveglianza attivo nell’area interessata dall’attacco.

 

Oltre le tante telecamere presenti per la manifestazione sportiva e gli immancabili smartphone subito utilizzati per fare foto e video amatoriali, ad occupare la scena sono state le tante immagini prodotto dal sistema preposto al video controllo. È da qui che sono arrivati al vaglio degli investigatori i tantissimi volti di altrettanti possibili sospetti, fino agli identikit ufficiali dei due fratelli ceceni tutt’ora considerati i principali artefici dell’atto terroristico.

Proprio la mattina del 15 aprile l’IBM aveva montato, a seguito dell’accordo con l’ufficio per le Arti, il turismo e gli eventi speciali della Città di Boston, una nuova piattaforma per l’aggregazione dei dati visuali relativi ad una vasta area comprendente anche il percorso finale della maratona. Un sistema che ha cominciato a rendersi utile alla Polizia non il giorno stesso, ma da quello successivo.

 

È dal 2010 che la città di Boston ha attive telecamere sparse in tutte le aree considerate sensibili e il piano per la trasformazione in Smart city lanciato qualche tempo fa ha consentito all’amministrazione pubblica di potenziare ulteriormente la rete di controllo della city, con una vasto apparato di sensori in grado di cogliere dati relativi al traffico, agli spostamenti di persone e mezzi, alle condizioni climatiche, all’inquinamento, all’intensità della luce e molto altro. Anche in questo caso, il network di sensori e videocamere ha permesso alle forze dell’ordine di intercettare, a distanza di poche ore, gli spostamenti dei due sospetti terroristi, localizzandoli e neutralizzandoli.

 

Un impiego di tecnologie che è simile anche per le città di Dallas, Chicago, Baltimora, New York e San Francisco, dove le principali vie di accesso al centro cittadino, i grandi mall, i ponti e gli incroci sono costantemente sorvegliati da telecamere ad alta definizione, spesso finanziate da fondi federali. Si tratta di decine di migliaia di telecamere a circuito chiuso, affiancate da più numerosi sensori ottici a completamento del monitoraggio urbano di ogni spostamento o fatto anomalo. Se uno lascia uno zainetto in strada il sistema elabora l’informazione in maniera tale che venga considerato un gesto quanto meno sospetto, allertando subito la Polizia.

 

Piattaforme di Smarter Public Safety, di cui IBM è leader nel mercato nordamericano, che permettono ad esempio il riconoscimento facciale e, tramite alcune applicazioni di intelligenza artificiale (AI, Artificial Intelligence), di riconoscere come pericolosi alcuni comportamenti ‘anomali’ tenuti in strada. L’FBI ha di recente annunciato di voler investire 1 miliardo di dollari in tale area di ricerca (Generation Identification program).

 

Ciò che deve far riflettere, infine, in relazione agli attentati di Boston, è la tenuta o meno dei sistemi di sicurezza in occasioni di minaccia terroristica, l’efficacia reale dell’innovazione tecnologica applicata alla sicurezza pubblica e le problematiche inerenti alla privacy. A parte la gravità del caso specifico e le se conseguenze che a breve sarà possibile valutare a più ampio raggio, che fine fanno i miliardi di dati che vengono aggregati, elaborati e conservati di continuo dalle aziende incaricate della gestione delle reti di videosorveglianza? Basterà tale apparato tecnologico per evitare che simili eventi si ripetano? In che modo sono trattati i dati relativi a milioni di cittadini, spesso non adeguatamente informati di cosa significa attraversare luoghi soggetti a video controllo? Dalle risposte a queste domande dipenderà l futuro delle nostre città, in termini di smart city e soprattutto di smart community.

(f.f.)