PRIVACY: dottori americani ‘googlano i pazienti’

di Flavio Fabbri |

VINTI

I medici americani non si fidano di quanto affermano i propri pazienti e per verificare il loro effettivo stile di vita li controllano sfruttando la rete. Secondo quanto dichiarato al New York Times da Javed Warraich, medico del Beth Israel Deaconess di Boston, molti dottori usano ‘googlare i pazienti‘ per scoprire quanti di loro hanno detto la verità rispetto alla propria salute e quanti hanno effettivamente seguito le indicazioni date durante le visite.

 

I motori di ricerca cominciano a pescare sempre più notizie relative agli utenti di rete (blog, social media, forum) e allo stesso tempo nuove cure e soluzioni a difficili casi clinici. Warraich stesso ha ammesso che, grazie a Google, è riuscito a studiare e capire casi molto complessi.

 

Ad esempio, persone anziane che negano qualsiasi uso di stupefacenti al proprio medico e che invece, cercando con Google, sono state arrestate e denunciate per detenzione di cocaina nei mesi precedenti la visita. Oppure, persone che malate di tumore affermano di non avere persone in famiglia con la stessa malattia, quando invece su Facebook, ad esempio, hanno postato negli anni passati messaggi di addio a famigliari colpiti da cancro.

 

Sulla rete c’è molta della nostra vita, ormai. I cosiddetti nativi digitali, praticamente, ci sono dentro fin dall’inizio. Chiunque può ottenere informazioni sulla nostra vita a partire dal web e dai motori di ricerca (basta fare una prova per rendersene conto).

 

La storia raccontata dal medico di Boston da un lato mostra il progresso del sapere scientifico grazie a internet, dall’altro ripropone l’annoso problema della tutela dei dati personali. Quanta privacy siamo disposti a sacrificare online per il nostro bene?