BP: petrolio nel Golfo del Messico, perso laptop contenente dati di 13 mila richieste di risarcimento

di Flavio Fabbri |

VINTI

Quando si abbassa il livello di attenzione dei media su un avvenimento, bello o brutto che sia, il pubblico a casa subito se ne dimentica quasi subito. Succede ogni volta, come nel caso del disastro causato dalla BP, (fino a pochi anni fa denominata British Petroleum), nel Golfo del Messico la scorsa primavera, quando 760 milioni di litri di petrolio sono stati riversati in mare causando uno dei più gravi disastri ambientali della storia.

Secondo studi recenti, il petrolio fuoriuscito dalla rottura degli impianti di trivellazione della piattaforma oceanica Deepwater Horizon, di proprietà BP, ha ricoperto più di 270 chilometri quadrati di fondale marino, mentre la ‘marea nera’ che ne è scaturita ha investito circa 1800 chilometri di spiaggia della Louisiana. Per l’esplosione della piattaforma in questione, che aveva determinato la morte di 11 lavoratori e provocato la peggiore fuoriuscita di petrolio di tutti i tempi, i manager BP responsabili delle operazioni nel Golfo potrebbero anche rischiare di essere accusati di omicidio colposo, secondo fonti non ufficiali.

Dati impressionanti che alimentarono proteste a livello globale e spinsero cittadini, enti locali e associazioni ambientaliste e per i diritti civili ad intentare causa contro la BP. Proprio i dati personali di oltre 13.000 cittadini, che hanno aderito fin da subito all’azione legale contro la multinazionale del greggio, sembra però siano scomparsi nel nulla, o meglio la BP ha denunciato lo smarrimento del laptop che li conteneva.

I primi di marzo, si legge in un comunicato aziendale sulla vicenda, un impiegato non meglio identificato ha inavvertitamente lasciato incustodito il dispositivo elettronico da qualche parte durante un viaggio di lavoro. I dati in memoria nel laptop erano relativi ai nomi, gli indirizzi, i numeri di telefono, di previdenza sociale, al luogo e data di nascita di migliaia di persone che richiedevano giustizia e risarcimento.

Tutte le informazioni in questione erano memorizzate in un foglio Excel dell’azienda, ai fini di un pratico monitoraggio dei conti da pagare. Sta di fatto che la multinazionale britannica ha atteso quasi un mese prima di rendere pubblico l’incidente e di avvertire le autorità, con la scusa ufficiale di avere portato avanti delle indagini preliminari per conto suo, purtroppo del tutto infruttuose.

BP ha inoltre spiegato la sua reticenza a fornire notizie e dettagli sull’accaduto con la volontà di non mettere a repentaglio l’esito delle ricerche e ha assicurato, in un comunicato, che: “Il dispositivo disperso è fornito di sistemi di difesa informatici molto avanzati, perfino in grado di disattivare l’accesso ai dati da remoto, in determinate circostanze.

Un fatto che va aggiunto a molti altri strani accadimenti, tutti relativi alla perdita di Pc e device portatili e che, guarda un po’, contenevano dati sensibili e personali di individui coinvolti in cause giudiziarie che vedevano la BP sul banco degli imputati. In questi giorni il Governo del Massachusetts, per impedire il perpetrarsi di ulteriori problemi di natura informatica e concernenti la privacy e la riservatezza dei dati personali, a riguardo, ha di recente presentato una legge che obbliga le aziende come la BP ha proteggere i dati custoditi sui device mobili e portatili con sistemi crittografici di ultima generazione.