ESPRESSO: Apruzzese (PolPost) smentisce accordi segreti con Facebook, ‘Noi non spiamo nessuno, combattiamo solo i reati dentro e fuori la rete’

di Flavio Fabbri |

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Secondo il settimanale Espresso, oggi in edicola, la Polizia Postale avrebbe stretto accordi segreti con Facebook per accedere ai profili di milioni di utenti e quindi ottenere, senza consenso, informazioni e dati da considerare come personali e riservati. Una schedatura di massa, insomma, come ai tempi degli ‘anni di piombo‘. Secca la smentita del direttore centrale della PolPost, Antonio Apruzzese: “Noi non spiamo nessuno sui social network, nostro compito è quello di combattere i reati su Internet e ovunque essi vengano commessi“.

Una polemica che ha preso spunto dal recente accordo, questo si firmato ai primi di ottobre, tra la rete sociale più frequentata al mondo e la Polizia italiana per la stesura delle linee guida standard contro il cybercrimine, che ultimamente sta dilagando su Facebook e altri siti di social networking. Apruzzese però specifica: “In quel caso si è trattato di fissare dei punti chiave per intervenire in rete per prevenire i reati o le situazioni potenzialmente pericolose per la vita e l’incolumità delle persone. Sempre però con il supporto e l’autorizzazione della magistratura, altrimenti incorreremmo in un reato penale“.

Certo, sapere che circa 400 agenti di polizia ogni giorno controllano quello che succede su Facebook e altri social media più popolari, qualche dubbio lo pone. Anche perché nessuno sa in che modo questi cyberpoliziotti operano e con quali strumenti. Combattere la pedopornografia, le frodi, il phishing e più in generale qualsiasi tipo di reato sul web è sacrosanto e doveroso, ma forse un minimo di trasparenza non guasterebbe. Facebook, dal canto suo, assicura che la privacy dei suoi iscritti non è in discussione, anche se in più di un’occasione proprio il social network ne ha fatto ciò che voleva del concetto di riservatezza, in barba a ‘termini e condizioni‘ degli accordi presi con i propri membri.